Transizione 4.0, potenziato il credito d’imposta per software e formazione – Il bonus per i beni immateriali sale dal 20% al 50% mentre l’aliquota per lo sviluppo di competenze aumenta dal 50% al 70% per le piccole imprese e dal 40 al 50% per le medie……

Transizione 4.0, potenziato il credito
d’imposta per software e formazione
Il bonus per i beni immateriali sale dal 20% al 50% mentre l’aliquota
per lo sviluppo di competenze aumenta dal 50% al 70% per le
piccole imprese e dal 40 al 50% per le medie

di F. Me
Il governo rafforza il sostegno a Industria 4.0. Nel decreto energia e
investimenti si punta a rafforzare ulteriormente l’azione per contrastare glieffetti della crisi politica e militare in Ucraina, potenziando le misure per
assicurare liquidità alle imprese colpite dalla crisi ucraina, fronteggiare il
rincaro delle materie prime e dei materiali da costruzione, assicurare
produttività e attrazione degli investimenti.
Nel dettaglio vengono rafforzati i crediti d’imposta per investimenti in beni
immateriali 4.0: l’aliquota del credito d’imposta previsto dalla legge n.
178/2020 è aumentata, sino 31 dicembre 2022 o 30 giugno 2023 se è stato
effettuato un pagamento in acconto pari almeno al 20% del valore dei beni,
dal 20 al 50%.
Potenziato anche il bonus formazione 4.0: le aliquote del credito d’imposta
previsto dalla legge n. 160/2019 per le spese di formazione del personale
dipendente finalizzate all’acquisizione o al consolidamento delle competenze
tecnologiche sono aumentate dal 50 al 70% (per le piccole imprese) e dal 40
al 50% (per le medie imprese).
Sono rimasti fuori dal Dl altri cambiamenti come la riorganizzazione del piano
Transizione 4.0 per dare più spazio alla transizione energetica e l’aumento per
il 2023-2025 ai crediti d’imposta per l’acquisto di beni strumentali materiali 4.0
(ex iperammortamento).
Secondo un’elaborazione del Sole 24 Ore, sulla base dei dati del Mise e di
Assilea, emerge che tra il 2021 e l’inizio del 2022, in piena pandemia, il 70%
delle operazioni è stato destinato al rinnovo macchinari funzionali alla
digitalizzazione e il 30% a investimenti in beni strumentali tradizionali. Un
cambio di passo significativo rispetto al 2020, quando il rapporto era il 51%
contro il 49%.
La situazione delle imprese italiane
Ma le imprese italiane faticano a salire sul treno dell’innovazione. Solo una
impresa su 3 è pronta a cogliere le opportunità delle nuove risorse
espressamente dedicate al sistema produttivo dal Pnrr, come transizione 4.0
ed economia circolare. Il 16%, infatti, si è già attivato per aderire ai progetti del
Piano nazionale di ripresa e resilienza mentre un altro 13% ha in programma
di farlo. Ma più del 70% è fermo al palo, senza, al momento, interessarsi alle
molteplici occasioni di sviluppo che si stanno aprendo.E’ quanto mostra un’ indagine diffusa da Unioncamere sui dati elaborati
dal centro studi Guglielmo Tagliacarne, sono stati al centro dell’Assemblea
delle Camere di commercio.
L’80% delle imprese di minori dimensioni non ha nemmeno in programma di
avvalersi di queste risorse, contro il 50% delle aziende medio grandi.
Inoltre una indagine del centro studi Tagliacarne rivela che una riduzione di un
terzo del tempo dedicato dalle risorse umane interne alle imprese agli
adempimenti burocratici, reimpiegato nelle attività produttive, comporterebbe
un aumento della produttività aziendale tra il +0,5% e il +1,1%.
D’altro canto, sulla situazione attuale incide certamente anche il clima di
incertezza legato allo shock della guerra in Ucraina. Per quasi 9 imprese su
10 l’impatto del conflitto in corso sarà alto, soprattutto a causa dell’aumento
dei prezzi dell’energia e delle materie prime e semilavorati. Quasi una impresa
su 2 ha problemi di approvvigionamento di materie prime e una su 5 di
approvvigionamento di energia. L’aumento dell’incertezza incide sulla natalità
delle imprese: le ultime indicazioni sulle iscrizioni al Registro delle Camere di
commercio mostrano che quando il clima di fiducia si riduce di un punto, la
natalità delle imprese si contrae di mezzo punto

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