Start-up innovative in crescita: oltre il 75% opera nei servizi alle imprese

Start-up innovative in crescita: oltre il 75%
opera nei servizi alle imprese

di Michelle Crisantemi

Cresce il numero delle start-up innovative presenti in Italia: secondo l’analisi
realizzata da Ministero dello Sviluppo economico, Unioncamere e
InfoCamere, nel terzo trimestre del 2021 il numero di start-up innovative
iscritte alla sezione speciale del Registro delle Imprese è pari a 14.032, in
aumento di 540 unità (+3,3%) rispetto al trimestre precedente.
Il fenomeno riguarda tutto il territorio nazionale, con la Lombardia che si
conferma la regione d’Italia con una maggiore presenza di start-up innovative
(il 26,8% del totale) e il Trentino Alto Adige che si aggiudica il primato di
regione con la maggiore densità di imprese innovative.
Positivo il dato riguardante la presenza dei giovani under 35, che cresce del
4% rispetto alla precedente rilevazione (passando dal 15,1% al 18,5%),
mentre ancora inferiore la percentuale di start-up innovative dove le quote di
possesso e le cariche amministrative sono detenute in maggioranza da donne
rispetto all’incidenza osservata nelle neo-società di capitali (rispettivamente il
12,9% e il 20,9%).
Nello stesso periodo è cresciuto, di 174 unità, anche il numero di start-up
innovative destinatarie del Fondo di Garanzia (FGPMI), il fondo pubblico che
facilita l’accesso al credito delle PMI, attraverso la concessione di garanzie sui
prestiti bancari.
Start-up innovative, oltre il 75% opera nei servizi alle imprese
Dal rapporto realizzato dal Mise, Unioncamere e da InfoCamere emerge che
a termine del terzo trimestre del 2021 il numero di start-up innovative – cioè
quelle società di capitali costituite da meno di cinque anni, con fatturato annuo
inferiore a cinque milioni di euro, non quotate, e in possesso di determinati
indicatori relativi all’innovazione tecnologica previsti dalla normativa nazionale
– presenti nel nostro Paese è di 14,032 unità, con una crescita del 3,3%
rispetto al secondo trimestre.
Il rapporto evidenzia, inoltre, che tra le oltre 384 mila società di capitali
costituite in Italia negli ultimi cinque anni e ancora in stato attivo, il 3,7%
risultava registrata come start-up innovativa alla data della rilevazione.
Rispetto al primo trimestre del 2021, diminuisce il capitale sociale
sottoscritto complessivamente dalle start-up (-15,9 milioni di euro, -1,7%),
attestandosi ora a quota 913,6 milioni di euro. Il capitale medio è pari a 69,951
euro a impresa, in aumento (+9,9%) rispetto al dato del trimestre precedente.
Per quanto riguarda la distribuzione per settori di attività, il 75,2% delle
start-up innovative fornisce servizi alle
imprese: in particolare, prevalgono la produzione di software e consulenza
informatica, 37,9%, attività di R&S (14,2%) e attività dei servizi d’informazione,
(8,6%).
Inoltre, il 16,4% opera nel manifatturiero, prevalentemente nella
fabbricazione di macchinari (3,0%), nella fabbricazione di computer e prodotti
elettronici e ottici (2,3%), mentre il 3,1% opera nel commercio.
In alcuni settori economici l’incidenza delle start-up innovative sul totale delle
nuove società di capitali appare rilevante. È
una start-up innovativa il 9,8% di tutte le nuove società che operano nel
comparto dei servizi alle imprese, mentre nel manifatturiero, la percentuale
corrispondente è 6,4%.
In alcuni settori, come definiti dalla classificazione Ateco 2007, la presenza
di imprese innovative è particolarmente elevata: è una start-up innovativa il
41,2% delle nuove aziende con codice C 26 (fabbricazione di computer), il
37,9% di quelle con codice J 62 (produzione di software) e addirittura oltre il
71,7% di quelle con codice M 72 (ricerca e sviluppo).
Buono il dato sui giovani, minore la presenza di donne e
stranieri
Guardando alla composizione delle compagini sociali, le start-up innovative
con una prevalenza femminile – ossia quelle in cui le quote di possesso e le
cariche amministrative sono detenute in maggioranza da donne – sono 1,810,
cioè il 12,9% del totale.
L’incidenza, dunque, è nettamente inferiore rispetto al 20,9% osservato
prendendo in esame l’universo delle neo-società di capitali.
Le start-up innovative in cui almeno una donna è presente nella compagine
sociale sono 5,989, il 42,7% del totale: una quota anch’essa inferiore, seppur
in minor misura, a quella fatta registrare dalle altre nuove società di capitali
(45,2%).
In crescita, invece, il numero di start-up innovative a prevalenza giovanile
(under 35). Nel terzo trimestre del 2021 se ne registrano 2,600, il 18,5% del
totale. Si tratta di un dato di quattro punti percentuali superiore rispetto a
quello riscontrato tra le nuove aziende non innovative (15,1%).
Ancora maggiore è la differenza se si considerano le aziende in cui almeno un
giovane è presente nella compagine sociale: queste rappresentano il 41,8%
delle start-up (5,870 in tutto), contro il 32,3% delle altre imprese.
Le start-up innovative con una compagine sociale a prevalenza straniera
sono 501, il 3,6% del totale, una quota tuttavia inferiore a quella osservata tra
le altre nuove società di capitali (9,7%). Per contro, le start-up innovative in cui
è presente almeno un cittadino non italiano sono il 14,4% (2,017), proporzione
abbastanza più simile a quella riscontrata tra le società di capitali (15,7%).
Lombardia e Lazio guidano la classifica
Per quanto riguarda la distribuzione geografica del fenomeno, la Lombardia
rimane la regione in cui è localizzato il maggior numero di start-up innovative:
3,755, pari al 26,8% del totale nazionale. Seguono il Lazio (1,633, l’11,6% del
totale), la Campania con 1,245 start-up (8,9%), il Veneto (1,112, il 7,9% del
totale nazionale), l’Emilia Romagna, con 1,094 start-up (7,8%) e il Piemonte,
con 780 (5,6%).
In coda figurano la Basilicata con 138 (1,0%), il Molise con 79 (0,6%) e la
Valle d’Aosta con 19 (0,1%) start-up innovative.
Il Trentino-Alto Adige è la regione con la più elevata incidenza di start-up
innovative in rapporto al totale delle società di capitali con meno di cinque
anni e cinque milioni di fatturato annuo: circa il 5,9% è una start-up innovativa.
Seguono in
graduatoria il Friuli-Venezia Giulia (5,2%) e la Lombardia (5,1%). Chiudono la
classifica la Sicilia, la Campania e la Puglia (tutte con poco più del 2,5%) e la
Sardegna con il 2,4%.
La provincia dove si concentra il maggior numero di start-up innovative è
quella di Milano (18,81% del totale), seguita da Roma (10,48%), Napoli
(4,45%) e Torino (3,61%) e Bologna ( 2,6%). La top-10 è completata da Bari,
Padova, Brescia, Salerno e Bergamo.
In ciascuna delle prime 20 province in graduatoria sono localizzate più di 160
start-up. Al contrario, per contro, le ultime
nove province della classifica presentano meno di 15 start-up. Il record
negativo spetta a Vibo Valentia e Vercelli, dove sono localizzate solo 5
start-up innovative.
Se si considera il numero di start-up innovative in rapporto al numero di nuove
società di capitali attive nella provincia, al primo posto si posiziona Trento
(circa l’8,4%), seguita da Milano (6,5%), Pordenone (5,7%) e Bologna (5,6%).
Nella parte alta della graduatoria si posizionino anche Ascoli Piceno, al 5°
posto (5,6%) e Cuneo, al 6°, dove quasi il 5,5% delle società di capitali avviate
negli ultimi cinque anni e con meno di cinque milioni di fatturato è una start-up
innovativa. All’estremo opposto, la provincia con la minore incidenza di
start-up sul totale delle nuove società di capitali è Agrigento (poco meno dello
0,7%).
L’attività del Fondo di Garanzia nel terzo trimestre del 2021
Insieme al numero di start-up innovative, è cresciuta anche la platea di
aziende aventi diritto alle agevolazioni del Fondo di Garanzia (FGPMI), il
fondo istituito nel 2012 che facilita l’accesso al credito delle PMI attraverso la
concessione di garanzie sui prestiti bancari.
Il decreto legge “Liquidità” (in seguito convertito in Legge 5 giugno 2020), al
fine di rafforzare ulteriormente l’azione di sostegno per l’accesso al credito
delle imprese per far fronte alla crisi introdotta dalla pandemia, ha introdotto
delle deroghe all’ordinario funzionamento del fondo, innalzando la copertura
dall’80% al 90% e l’importo massimo garantito da 2,5 a 5 milioni di euro.
Nel terzo trimestre, il Fondo ha gestito 701 operazioni verso start-up
innovative, con il numero di start-up beneficiarie in aumento di 174 unità
rispetto al trimestre precedente.
Il totale dei finanziamenti potenzialmente mobilitati in detto trimestre si attesta
intorno ai 100 milioni di euro. La maggior parte di questo ammontare (56
milioni di euro) risulta essere già stata erogata, mentre per la restante parte
l’accordo tra l’istituto di credito e la start-up innovativa è ancora in via di
perfezionamento o l’operazione non è stata perfezionata.
L’accesso al Fondo di Garanzia per le PMI da parte delle start-up innovative
presenta evidenti squilibri sul piano della ripartizione territoriale: la
performance, infatti, varia notevolmente da regione a regione.
Questa disomogeneità, si precisa nel rapporto relativo alle attività del FGPMI,
non può essere ricondotta soltanto al numero assoluto di start-up innovative
presenti: anche il rapporto tra le imprese iscritte alla sezione speciale del
Registro e quelle, tra esse, che hanno utilizzato lo strumento, mostra
significative variazioni a livello territoriale.
Questa rappresentazione riflette un notevole gap Nord-Sud nell’accesso
allo strumento: in linea generale, le regioni più popolose del Nord superano
la media nazionale (589), mentre quelle del Centro, con l’eccezione del Lazio,
e del Mezzogiorno, e ad esclusione della Campania, sono collocate o in
prossimità o nettamente al di sotto di essa.

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