Ripresa a rischio. Mancano oltre 100mila addetti
per realizzare le grandi opere del Pnrr
Secondo un’indagine di Webuild, servono ingegneri, project manager,
contabili, ma anche operai specializzati e generici. Le aziende del settore
edile chiedono di mettere a punto appositi percorsi di formazione
L’allarme era stato lanciato dal settore dell’edilizia già qualche mese fa: in
Italia mancano le figure professionali per realizzare le grandi opere del Piano
nazionale di ripresa e resilienza. E ora a tirare le somme è il gruppo Webuild,
la ex Salini Impregilo, colosso del comparto. Secondo un’indagine della
multinazionale – scrive Il Messaggero – risultano scoperti oltre 100mila posti
nel settore delle grandi infrastrutture. Nel dettaglio: 3mila figure di staff
specializzato, 23mila operai specializzati e più di 70mila operai generici.
Necessari per accelerare le costruzioni e permettere la realizzazione delle
opere previste dal Pnrr.
Nei giorni scorsi a Roma Intesa Sanpaolo ha messo intorno a un tavolo
istituzioni, enti pubblici, imprese e mondo della finanza. «Infrastrutture
sostenibili: un bene comune», il titolo dell’incontro. E in questa occasione è
stata illustrata la lunga lista delle figure professionali di cui sono sprovviste
oggi le imprese edili italiane.
Mancano ingegneri, project manager, contabili, esperti in gestione delle
risorse umane, responsabili della gestione di cantieri, autotrasportatori,
operatori addetti alle Tbm (le tunnel boring machine o talpe meccaniche). E
poi: minatori, carpentieri, saldatori, addetti agli impianti elettrici e meccanici.
Pesano i tanti anni di stop dei lavori nel settore delle costruzioni. Ora, per
sopperire alla grave carenza di figure qualificate, le aziende del settore
chiedono di mettere a punto appositi percorsi di formazione. Il gruppo Webuild
propone per esempio di puntare su formazione, reskilling e upskilling di
giovani disoccupati e inoccupati. Non solo. Sarà necessario mettere in pista
anche percorsi di formazione dedicati al settore delle costruzioni negli istituti
professionali e nelle università, anche attraverso specifiche partnership con le
imprese. Poi andranno utilizzate nuove leve per attrarre la manodopera
specializzata dall’estero o quella presente sul territorio nazionale ma che
attualmente è impiegata in altri settori.
Per quanto riguarda i soli operai specializzati, le imprese cercano esperti di
scavi, di impianti elettrici e meccanici e delle attività di cantiere. Mancano
minatori, escavatoristi, jumbisti, lancisti, palisti, pompisti. E ancora:
canneggiatori, carpentieri, saldatori, operatori di mezzi di cantiere. Infine non
si trovano capisquadra piazzali, operatori di nastro, addetti ai cunicoli.
Gabriele Buia, presidente dell’Ance, l’associazione nazionale dei costruttori
edili, dice: «Grazie alle opportunità offerte dal Pnrr, dal Superbonus e da una
ripresa del mercato immobiliare si potrebbe tornare ai livelli occupazionali
registrati prima della crisi. Oggi però per realizzare il Pnrr e soddisfare le
richieste provenienti dal privato mancano nel complesso, secondo i nostri
calcoli, circa 265mila lavoratori, tra ingegneri, project manager, responsabili
della gestione di cantieri, autotrasportatori e operai». E aggiunge: «Per gli
operai specializzati nelle costruzioni la difficoltà di reperimento raggiunge
quasi il 60 per cento. Bisogna puntare su un pacchetto di misure per favorire
le assunzioni e la formazione dei giovani».
La carenza di manodopera, sommata alle difficoltà che derivano dal maggiore
costo delle materie prime, rischiano di trasformare una grande opportunità di
crescita in un’occasione mancata. Come avere una Ferrari, ma con il
serbatoio vuoto.
FONTE LINKIESTA