Le competenze che servono al PNRR: in
campo anche le Fondazioni
Molte Pubbliche Amministrazioni aspirano alle risorse del Piano
Nazionale di Ripresa e Resilienza, ma spesso le loro competenze
non sono sufficienti neanche per presentare correttamente i
progetti. Per questo su diversi territori le Fondazioni di origine
bancaria stanno sviluppando programmi per sostenere gli enti
locali in questa fase cruciale
di Lorenzo Bandera
Come stiamo provando a raccontare con la serie #MementoPNRR, intorno al
Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza si è creato un dibattito molto
focalizzato su procedure (traguardi, target, indicatori), tempistiche (le
scadenze imposte dall’Unione) e poteri (cabine di regia e ripartizione tra
governo centrale e locale) e poco attento su altre questioni centrali che
sarebbero da affrontare “a monte”. A questo riguardo, ad esempio, sembrano
mancare riflessioni sul senso delle azioni che si vogliono implementare (quale
idea di Paese vogliamo perseguire grazie alle risorse del PNRR?), sulle parti
che dovrebbero essere coinvolte nei processi (amministrazioni pubbliche,
Terzo Settore, comunità locali) e, non da ultimo, sulle competenze necessarie
per gestire le risorse e realizzare positivamente i progetti.
La necessità di competenze
Le competenze che servirebbero per candidare i progetti, ricevere i
finanziamenti del Piano e, potenzialmente, realizzare le progettualità
sembrano essere assenti soprattutto negli enti pubblici a causa del blocco
degli organici, e l’efficienza degli stessi, con gap anche molto significativi tra
diverse aree del Paese.
Lo Stato alle fine del 2021, tramite il Dipartimento della Funzione Pubblica che
fa capo al Ministro Renato Brunetta, si è mosso individuando 1.000 esperti
che saranno “a disposizione” delle Regioni per “supportare le amministrazioni
locali nella semplificazione delle procedure complesse nell’ambito del Piano
nazionale di ripresa e resilienza“.
Ma 1.000 super-esperti saranno sufficienti a sostenere le migliaia di PA che in
tutto il Paese proveranno a candidarsi per ricevere (e potenzialmente gestire)
le risorse del PNRR? Quasi certamente no. Non solo per una questione di
numeri, ma anche perché in molti casi non servono le competenze verticali dei
“super”, ma quelle figure trasversali che aiutino a individuare i punti di forza, le
debolezze, gli elementi di innovazione e la sostenibilità delle iniziative e, più
banalmente, a preparare correttamente le richieste formali di sostegno.
La mossa delle Fondazioni
Per questo – in maniera un po’ paradossale – molte realtà filantropiche, con in
testa la Fondazioni di origine bancaria (Fob), si sono rese disponibili a fornire
alle PA le competenze che ora mancano. Come aveva spiegato a gennaio il
Presidente di Acri Francesco Profumo, le Fob hanno percepito quasi subito
dei gap presenti in molte amministrazioni locali e si sono pertanto organizzate
per accompagnarle nello sviluppo del know how che serve loro in questa fase.
A fare da apripista era stata la Fondazione Compagnia di San Paolo,
presieduta proprio da Profumo, con il bando NextGeneration WE rivolto alle
PA territoriali di Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta impegnate nella redazione di
proposte per il PNRR. Ma sono molti i territori che ora si stanno muovendo in
questo senso. In Lombardia, ad esempio, la Fondazione Cariplo ha
sottoscritto un’intesa con Regione, Anci e Unioncamere per individuare il
Comune che fruirà di 20 milioni di euro stanziati dalla linea A del “Bando
Borghi” (ne abbiamo parlato qui); la Fondazione Friuli si è adoperata per
sostenere gli enti pubblici e privati della regione FVG “nell’ideazione e
redazione di progetti strategici e sostenibili”; la Fondazione CR Firenze ha
aperto “Sportello Europa” per fornire orientamento e, al contempo, ha
realizzato a proprie spese 4 studi di fattibilità per altrettante nuove scuole
finanziabili dal PNRR; nella provincia di Pistoia la Fondazione Caript
supporterà 18 enti locali nella programmazione tramite il bando Progetti On.
Acri – organizzazione che associa le Fob – sul proprio sito ha iniziato a
sistematizzare queste esperienze, raccontando le diverse modalità adottate
dalle Fondazioni per supportare le PA in questa delicata fase di passaggio.
L’iniziativa di Modena
L’ultima esperienza riportata sul portale di Acri riguarda il territorio modenese
dove Provincia, Fondazione di Modena, Fondazione Cassa di Risparmio di
Mirandola e Fondazione di Vignola hanno firmato il protocollo “Italia domani –
Modena”.
L’obiettivo è supportare sia finanziariamente che attraverso consulenze di
esperti, grazie a un fondo di 900 mila euro, le amministrazioni del territorio
modenese nella gestione delle procedure previste per accedere al PNRR. Al
momento sono state individuate due linee di finanziamento. La prima è quella
di “Progettazione autonoma”, in cui le richieste di contributo per l’elaborazione
di proposte progettuali finalizzate alla candidatura a bandi nell’ambito del
PNRR sono direttamente realizzate dal proponente. La seconda è sulla
“Progettazione assistita” che prevede l’affiancamento al proponente nel
percorso di elaborazione di piani e predisposizione di progetti da parte di un
advisor tecnico messo a disposizione dalle Fondazioni.
Sarà interessante monitorare come questa e le altre iniziative sopra indicate,
a cui certamente se ne uniranno ulteriori nelle prossime settimane, saranno in
grado di sopperire a quella mancanza di competenze che, ad oggi, sembra
essere il principale ostacolo per la “messa a terra” del PNRR.
fonte: PERCORSO DI SECONDO WELFARE