LAVORO – Lavorare in Naspi, è possibile? Regole e limiti di reddito da considerare

Lavorare in Naspi, è possibile? Regole e
limiti di reddito da considerare


di Anna Maria D’Andrea – LEGGI E PRASSI
È possibile lavorare in Naspi? Cosa succede a chi trova un
impiego mentre percepisce l’indennità di disoccupazione
dall’INPS? Non sempre si perde il diritto al sussidio ed è bene
soffermarsi sulle regole e sui limiti di reddito da considerare.
Chi percepisce la Naspi può lavorare o rischia di perdere il diritto all’indennità
riconosciuta dall’INPS?
Se di base il diritto al sussidio di disoccupazione scatta quando si perde il
lavoro e viene meno in caso di nuova occupazione, vi sono dei casi in cui è
possibile lavorare in Naspi senza incorrere nella revoca della prestazione
sociale.
In caso di lavori saltuari, ad esempio, l’indennità di disoccupazione continua
ad essere riconosciuta in misura integrale e non è necessario presentare
alcuna comunicazione all’INPS. Diverso il discorso in caso di occupazioni più
durature e continue, sia di lavoro dipendente che di lavoro autonomo.
Soffermiamoci quindi sulle regole previste caso per caso e sui limiti di reddito
da considerare per capire quando è possibile lavorare e percepire
contemporaneamente la Naspi.
Lavorare in Naspi, è possibile? Regole e limiti di reddito da
considerare
Il diritto alla Naspi scatta in caso di perdita involontaria del rapporto di lavoro
subordinato ed è riconosciuto anche agli apprendisti, ai soci lavoratori di
cooperative così come ai dipendenti a tempo determinato delle pubbliche
amministrazioni, come i docenti supplenti.
Aver perso il lavoro è quindi uno dei presupposti per il riconoscimento
dell’indennità di disoccupazione da parte dell’INPS, ma cosa succede a chi
trova un nuovo lavoro?
A livello generale, in caso di nuova occupazione il diritto alla Naspi viene
meno, ma non è sempre così.
Come spiegato dalla stessa INPS in una delle FAQ sulla disoccupazione,
l’indennità è compatibile con i lavori saltuari: è possibile svolgere attività di
natura occasionale in caso di lavori sporadici remunerati tramite il Libretto
Famiglia, nel limite di 5.000 euro di reddito annuo.
In questo caso non è previsto nessun adempimento per il lavoratore in Naspi,
e non sarà quindi necessario effettuare una comunicazione all’INPS sulla
variazione della propria condizione.
Lavorare in Naspi come dipendente o autonomo: cosa fare?
Comunicazione INPS e riduzione dell’importo
Regole e limiti di reddito specifici sono inoltre previsti anche per chi nel corso
del periodo di fruizione della Naspi trova lavoro come dipendente, così come
se intraprende un’attività di lavoro autonomo.
La normativa di riferimento è racchiusa nell’articolo 9 e 10 del decreto
legislativo n. 22/2015, che individua per l’appunto i casi di compatibilità tra
attività lavorativa e indennità di disoccupazione.
Nel dettaglio, è previsto che il lavoratore che durante il periodo di percezione
della Naspi trova una nuova occupazione non perde il diritto all’indennità se il
reddito ricavato non supera la soglia della no tax area, pari a 8.145 euro, e se
il contratto di lavoro non supera la durata di 6 mesi.
In questo caso però lavorare e percepire la Naspi è compatibile
“parzialmente”: la prestazione sarà ridotta di un importo pari all’80 per cento
del reddito previsto.
Stesse regole in caso di avvio di un’attività di lavoro autonomo, ma in questo
caso la soglia di reddito presunto per non decadere dalla Naspi è fissata a
4.800 euro.
In ambedue le ipotesi al percettore della Naspi è inoltre richiesto di inviare
un’apposita comunicazione telematica all’INPS.
Comunicazione INPS obbligatoria per chi trova lavoro in Naspi
Ad eccezione quindi dei lavori saltuari remunerati con il Libretto famiglia, chi
trova un lavoro e percepisce la Naspi sarà tenuto a trasmettere all’INPS una
comunicazione relativa all’assunzione o al rapporto di lavoro autonomo.
In ambedue i casi si utilizza il servizio Naspi-Com: invio comunicazione,
e la trasmissione dovrà avvenire entro 30 giorni dall’inizio dell’attività.
Nel modulo telematico bisognerà indicare il reddito annuo previsto e che il
datore di lavoro sia diverso da quello presso il quale il contribuente era in
attività prima della percezione della disoccupazione e che tra questi non vi
siano rapporti di collegamento o controllo, o assetti proprietari coincidenti.
In caso di lavoro autonomo invece la comunicazione INPS da inviare sempre
entro 30 giorni dovrà contenere il reddito presunto.
La comunicazione in caso di lavoro autonomo sarà necessaria anche in caso
di attività preesistente, e in questo caso il reddito presunto anche se pari a
zero dovrà essere indicato all’INPS sempre nel rispetto della scadenza dei 30
giorni dall’invio della domanda di Naspi.

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