INPS – QUOTA 41 – COSA CAMBIA CON LA RIFORMA DELLE PENSIONI

Quota 41: cosa cambia con la Riforma

Pensioni

Riforma Pensioni: regole e costi di Quota 41 a confronto con gli obiettivi

di flessibilità e uscita anticipata, come funziona oggi e come potrebbe

cambiare

Con la Legge di Bilancio 2022, il Governo dovrà mettere mano alla nuova

riforma pensioni per introdurre alternative alla Quota 100, il cui termine a

dicembre 2021 comporta la stabilizzazione dei requisiti anagrafici ordinari per

la pensione anticipata (cinque anno dopo quelli fruibili oggi con la formula

agevolata di 62 anni d’età +e 38 di contributi). Tra le proposte dei Sindacati

(considerata anche dall’INPS) c’è la Quota 41 estesa a tutti, che con 41 anni

di contributi permetterebbe di andare in pensione a qualunque età, ma la

Corte dei Conti la ritiene troppo costosa per le casse dello Stato, ancor più

della stessa Quota 100. Per ovviare al problema, si potrebbero inserire delle

penalizzazioni ed una previsione a tempo (come la sperimentazione con

scadenza triennale della Quota 100), per renderla più sostenibile da punto di

vista della copertura finanziaria necessaria.

Quota 41: come funziona

La proposta di riforma pensioni sarebbe quelle di estendere a tutti la misura

oggi prevista per alcune categorie di lavoratori, come i lavoratori precoci con

almeno 12 mesi di contributi per periodi di lavoro effettivo prestato prima dei

19 anni d’età. Il requisito contributivo di 41 anni può essere perfezionato

anche con cumulo dei periodi assicurativi e si può andare in pensione senza

l’incremento legato alle speranze di vita fino al 31 dicembre 2026. Non ci

sono neanche penalizzazioni sull’assegno pensionistico, ma per l’accesso alla

pensione vera e propria si applica una finestra mobile di tre mesi.

Se si ponessero dei vincoli o delle penalizzazioni rispetto a questa formula per

gli altri soggetti che volessero accedervi (così da contenere i costi per lo

Stato), si potrebbe estendere la Quota 41 alla totalità dei lavoratori, per

andare in pensione fino ad un anno prima rispetto all’attuale requisito per la

pensione anticipata (42 anni e un mese per gli uomini e 41 anni e un mese

per le donne).

Quota 41 per tutti: stima dei costi

La partita della Riforma Pensioni si giocherà sul campo dei costi, piuttosto che

sulla garanzia di flessibilità di uscita dal mondo del lavoro. La UE ha concesso

all’Italia 14 miliardi extra di fondi del Recovery Plan, ma la priorità è di ridurre

la spesa pensionistica. Dunque la prossima revisione delle pensioni dovrà

introdurre misure più economiche e funzionali di Quota 100.

Secondo le stime INPS, la Quota 41 costerebbe 4,3 miliardi nel 2022 e 9,2

miliardi alla fine del decennio. Eer la Corte dei Conti l’andamento della spesa

previdenziale “potrà rappresentare un rilevante elemento critico per i conti

pubblici” e Quota 41 al posto di Quota 100 potrebbe costituire un problema di

sostenibilità della spesa nel lungo periodo. Stando alla fotografia del Rapporto

2021 sul coordinamento della finanza pubblica:

● dal 2012 al 2020, periodo di tempo in cui è stata in vigore la Riforma

Pensioni Fornero, il sistema delle deroghe ha portato ad oltre 711mila

pensionamenti anticipati, comprese le salvaguardie degli esodati;

● escludendo 79.260 pensioni liquidate nello stesso periodo con l’APe

Sociale e volontario, questi trattamenti hanno pesato per il 18,7% sul

totale delle pensioni erogate, con un picco del 33,7% nel biennio

2019-2020 per via di Quota 100 che ha portato ad un risultato pari del

-12% su quello registrato fino al 2018.

Quota 102: l’alternativa a 64 anni

La proposta che sembra avanzare è quella volta a “costruire, eventualmente

con gradualità ma in un’ottica strutturale, un sistema di uscita anticipata che

converga su una età uniforme per lavoratori in regime retributivo e lavoratori in

regime contributivo puro”. Una soluzione sembra essere quella di estendere la

possibilità di andare in pensione a 64 anni anche a coloro ai quali si applica il

sistema misto e non solo a coloro che risiedono nel puro contributivo (cioè

hanno iniziato a lavorare dal 1996). Con la cosiddetta Quota 102, si

consentirebbe di andare in pensione con 64 anni anni e 38 ani di contributi

senza penalizzazione sul calcolo. Oppure introducendo un paletto in questo

senso per ridurre i costi.

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