GEOPOLITICA ED ECONOMIA – Russia fuori dallo Swift, la decisione di Ue, Usa e Gran Bretagna e Canada: «Paralisi della Banca centrale russa»

Russia fuori dallo Swift, la decisione di Ue,
Usa e Gran Bretagna e Canada:
«Paralisi della Banca centrale russa»


di Danilo Taino e Claudio Del Frate

Due degli ultimi tasselli sono andati al loro posto nella mattinata di sabato, 26
febbraio. Prima Cipro, che ha confermato che non bloccherà la decisione di
escludere la Russia dal sistema Swift. Poi l’Italia, che al presidente Zelensky
— per bocca del premier Mario Draghi — ha comunicato l’intenzione di
fare lo stesso, «appoggiando in pieno la linea dell’Unione Europea sulle
sanzioni alla Russia, incluse quelle nell’ambito Swift».
E così, tassello dopo tassello, anche l’Europa è arrivata sulle posizioni
espresse nei giorni scorsi da Stati Uniti, Gran Bretagna e Canada.
Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, ha spiegato
nella serata di sabato che «proporrà» ai capi di Stato e di governo europei di
«escludere alcune banche russe» dal sistema Swift, e di «paralizzare» gli
asset della banca centrale russa.
«Faremo in modo che Putin non utilizzi più i suoi fondi di guerra.
Paralizzeremo le transazioni della Banca Banca Centrale Russa», ha
detto ancora von der Leyen, specificando anche che l’Ue e gli Usa
«proibiranno agli oligarchi russi l’uso dei nostri mercati finanziari».
Non solo: l’accordo prevede un impegno « per mettere fine alla procedura che
consente ai ricchi russi legati a Mosca di diventare cittadini dei nostri Paesi e
guadagnare accesso ai nostri sistemi finanziari» tramite i cosiddetti
«passaporti d’oro».
Due degli ultimi tasselli sono andati al loro posto nella mattinata di sabato, 26
febbraio. Prima Cipro, che ha confermato che non bloccherà la decisione di
escludere la Russia dal sistema Swift. Poi l’Italia, che al presidente Zelensky
— per bocca del premier Mario Draghi — ha comunicato l’intenzione di
fare lo stesso, «appoggiando in pieno la linea dell’Unione Europea sulle
sanzioni alla Russia, incluse quelle nell’ambito Swift».
E così, tassello dopo tassello, anche l’Europa è arrivata sulle posizioni
espresse nei giorni scorsi da Stati Uniti, Gran Bretagna e Canada.
Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, ha spiegato
nella serata di sabato che «proporrà» ai capi di Stato e di governo europei di
«escludere alcune banche russe» dal sistema Swift, e di «paralizzare» gli
asset della banca centrale russa.
«Faremo in modo che Putin non utilizzi più i suoi fondi di guerra.
Paralizzeremo le transazioni della Banca Banca Centrale Russa», ha
detto ancora von der Leyen, specificando anche che l’Ue e gli Usa
«proibiranno agli oligarchi russi l’uso dei nostri mercati finanziari».
Non solo: l’accordo prevede un impegno « per mettere fine alla procedura che
consente ai ricchi russi legati a Mosca di diventare cittadini dei nostri Paesi e
guadagnare accesso ai nostri sistemi finanziari» tramite i cosiddetti
«passaporti d’oro».
Finora, quella di espellere le banche russe dal sistema internazionale di
pagamento Swift era una decisione che sembrava in grado di spaccare
l’occidente. Da un lato Joe Biden e Boris Johnson, che si dicevano pronti ad
adottare la misura, ritenuta da molti, ma non da tutti, la più drastica ed efficace
per sanzionare l’aggressione di Vladimir Putin all’Ucraina.
Dall’altro gli europei, soprattutto Germania, Austria,Italia e Cipro, che
preferivano aspettare e prendere misure non meno dolorose per la finanza
russa, senza coinvolgere il sistema di messaggistica sul quale viaggiano circa
la metà delle informazioni sui pagamenti cross-border, e che la Francia ha
definito «l’arma nucleare della finanza.
Ma che cos’è, nel concreto, il sistema Swift?
Si tratta di una cooperativa fondata nel 1973 il cui nome è l’acronimo di
Society for worldwide interbank financial telecommunication. Swift ha sede in
Belgio dunque risponde al diritto comunitario. Prima di allora gli ordini di
pagamento e di trasferimento internazionale di denaro viaggiavano attraverso
telex. Swift ha introdotto un sistema di codici attraverso il quale singoli
istituti impartiscono ordini di pagamento in sicurezza.
Si tratta dunque della trasmissione di informazioni e garanzie, senza il
trasferimento fisico di valuta. In altre parole: non è che le transazioni
avvengano sul sistema; la funzione di Swift è quella di garantire che i
messaggi relativi a un pagamento passino (e siano certificati) sulla rete
per arrivare al creditore.
La transazione sarà poi saldata direttamente tra le istituzioni coinvolte, sui
conti che ognuna ha con le altre. Si tratta di un sistema sicuro ed abbastanza
efficiente.
Oggi circa 11 mila istituzioni finanziarie di oltre 200 Paesi diversi si
servono di Swift per i loro scambi per un totale di circa 24 milioni di
messaggi in un anno.
Fino a oggi un solo Paese è stato tagliato fuori da Swift: è accaduto nel 2012
con l’Iran.
La differenza di approccio — almeno fino a questo momento — tra Usa, Gran
Bretagna e gli europei non stava tanto nella durezza della risposta da dare
all’enormità dell’azione di Putin. Stava soprattutto nella diversa posizione in
cui si trovano i diversi Paesi: come si sa, Germania, Italia e Austria sono molto
dipendenti dal gas russo, a causa di errori e di sottovalutazioni strategiche del
passato. Berlino, Roma e Vienna temevano che, se pagare le forniture di gas
a Mosca diventasse difficile, il Cremlino avrebbe potuto ridurre o
addirittura cessare le forniture. È il timore espresso ad esempio da Matteo
Salvini: «Bisogna valutare tutto fino in fondo, perché se impedisci pagamenti
tra banche noi non abbiamo più il gas» ha detto il leader leghista rinnovando
comunque la sua fiducia a Draghi.
Probabilmente non succederà, ci sono altri modi per saldare le fatture:
sono però più complicati, più costosi e il loro utilizzo potrebbe poi diventare
una spinta per rafforzare le alternative all’uso dello Swift.
Gli europei, inoltre, ritenevano che gli Stati Uniti e il Regno Unito avessero altri
mezzi per colpire le banche russe, dal momento che ospitano i due centri
finanziari più potenti al mondo, New York e la City di Londra.
Ci sono alternative allo Swift? Sì: sono espedienti per regolare i pagamenti
più o meno direttamente, anche se meno sicuri, più lenti e più costosi; il
sistema di pagamenti Mir, lanciato dalla banca centrale russa nel 2017; il
Cross-Border Interbank Payment System lanciato nel 2015 dalla Cina per le
transazioni in yuan.
Al di là dello strumento utilizzato, colpire le banche russe è una delle
sanzioni probabilmente più efficaci per fare pagare un prezzo elevato a chi
ha dichiarato la guerra in Europa.
Se gli Stati Uniti decidono di impedire l’accesso al mondo del dollaro a chi fa
transazioni con le banche russe, l’effetto potrà essere devastante.
E già oggi la grande finanza internazionale sa che effettuare operazioni in
dollari a nome di clienti russi sulla piazza di Londra (dove passa due quinti
delle operazioni di cambio, 2.700 miliardi di dollari al giorno) è ad alto rischio.
La finanza russa è ormai in un angolo: pericoloso toccarla.
Anglosassoni ed europei dovranno – assieme – decidere con quali strumenti
danneggiarla al punto di fare vacillare l’avventurista Putin.

Sanzioni alla Russia, perché senza Swift le
banche di Mosca sarebbero paralizzate

di Giuliana Ferraino

Che cos’è e a che cosa serve Swift
Tra le sanzioni prese in considerazione dai Paesi occidentali per punire
Vladimir Putin per l’invasione dell’Ucraina, c’è l’esclusione della Russia dal
sistema Swift. L’acronimo sta per «Society for Worldwide Interbank Financial
Telecommunication», Swift infatti è il sistema che gestisce lo scambio
della gran parte delle transazioni finanziarie a livello mondiale. La
società, creata nel 1973, è basata in Belgio. Da Swift dipende quindi
l’operatività di mercati e banche a livello sistemico, perché garantisce che
l’ordine di pagamento arrivi da una banca certa. In altre parole Swift permette
di eseguire un bonifico internazionale in modo sicuro. O secondo la
definizione di Bora Italiana, «Swift è il modo in cui il mondo sposta il
valore», cioè il denaro.
Swift, network di 200 mila organizzazioni finanziarie in 200
Paesi
Swift raggruppa oltre 11 mila organizzazioni finanziarie e bancarie in oltre
200 Paesi. Nel 2021 Swift ha registrato una media di 42 milioni di
messaggi al giorno. Il traffico è cresciuto dell’11,4% rispetto allo stesso
periodo dell’anno precedente. In Italia, Swift è uno dei due gestori di
infrastrutture telematiche nell’ambito del Sistema per la trasmissione
telematica di dati (la cosiddetta Rete Nazionale Interbancaria). Sebbene Swift
non sia un sistema di pagamento o regolamento né una banca, l’operatività di
un gran numero di infrastrutture, mercati e banche a rilevanza sistemica
dipende da Swift. Per questa ragione, le banche centrali hanno adottato un
modello di sorveglianza cooperativa che assegna alla Banca nazionale del
Belgio, il ruolo di coordinamento.
Swift, il codice che trasmette le istruzioni di pagamento e Iban
Ogni conto corrente ha un codice Swift, che può essere trovato direttamente
sull’home banking del proprio conto o chiesto al proprio consulente in filiale. Il
codice è in genere composto da 8 a 11 caratteri alfanumerici. Tecnicamente
su Swift non scambia il denaro vero e proprio, ma fa viaggiare i
messaggi con le istruzione per il trasferimento dei fondi, che avviene
invece attraverso altri circuiti, ad esempio Target in Europa. Accanto al codice
Swift, ogni conto corrente ha un codice Iban (in Italia ha 27 caratteri) ,
sviluppato con l’intento di semplificare le transazioni economiche tra
persone fisiche o piccole e medie imprese e obbligatorio dal gennaio 2008
per i bonifici in Italia e per quelli diretti nell’area Sepa (Single Euro Payment
Area). Ma lo standard non è ancora ampiamente diffuso fuori dall’Europa,
dove prevale invece Swift, che perciò resta il meccanismo di elezione per i
bonifici internazionali.
Perché la Russia fuori da Swift è un’arma a doppio taglio per
l’Europa
Escludere le banche russe dal sistema Swift significa perciò tagliare fuori le
istituzioni finanziare di Mosca dalle transazioni finanziarie internazionali,
impendendo alla Russia di incassare i proventi della vendita di beni energetici,
come gas e petrolio, delle derrate alimentari, grano in primis e quant’altro. In
pratica, tagliare fuori Mosca da Swift permette di bloccare l’economia russa.
Ma i Paesi occidentali sono divisi sul ricorso a questa sanzione estrema,
perché se pda un alto paralizzerebbe l’economia russa, dall’altro può
diventare un boomerang per i Paesi occidentali, in particolare quelli più
dipendenti dalle importazioni del gas russo, come Germania e Italia. Così gli
Stati Uniti e l’Unione europea «per ora» hanno scelto di non giocarsi la carta
Swift, scegliendo di non escludere la Russia dal sistema dominante per le
transazioni finanziarie globali. Senza nascondere che possa essere usata se
la situazione dovesse precipitare.
Le divisioni europee su Swift
E’ stata l’Ucraina a chiedere l’eslcusione della Russia da Swift. Ma i Paesi
europei si sono divisi su questa sanziona giudicata come «estrema», perché il
bando potrebbe rendere più difficile il commercio internazionale e penalizzare
l’economia europea. «Un certo numero di Paesi sono esitanti poiché ha
gravi conseguenze per loro stessi», ha ammesso il primo ministro
olandese Mark Rutte, che crede che un divieto dovrebbe essere l’ultima
risorsa. Il più convinto è il primo ministro britannico, Boris Johnson, che
giovedì nel corso di una riunione virtuale d’emergenza del G7, il Gruppo dei
sette maggiori Paesi mondiali, ha spinto affinché la Russia fosse cacciata da
Swift. Ma poi ha accettato che era necessaria una maggiore discussione per
un passo del genere. A favore sono Lettonia ,Estonia e Lituania, che
hanno chiesto l’immediata esclusione della Russia dal sistema di pagamento
internazionale Swift. La Francia, che ha la presidenza di turno della Ue,
temporeggia:«E’ l’ultima opzione,ma non è un’opzione sul tavolo», ha
detto il ministro francese dell’Economia, Bruno Le Maire. Italia e
Germania ufficialmente non commentano, ma la loro contrarietà a questa
sanzione estrema è nelle cose: rischierebbero di non ricevere più il gas da
Mosca, che copre oltre il 40% del loro import di metano.
La posizione Usa su Swift
«Le sanzioni . . su tutte le loro banche hanno conseguenze uguali, forse più
conseguenze di Swift», ha affermato il presidente Usa, Joe Biden,
difendendo il pacchetto di misure approvate contro la Russia dopo l’invasione
dell’Ucraina. «È sempre un’opzione, ma in questo momento non è la
posizione che il resto dell’Europa vuole prendere», ha spiegato Biden
schierandosi al fianco di Bruxelles, riconoscendo l’importanaza di una risposta
occidentale compatta. Mentre il premier canadese Justin Trudeau ha
appoggiato il bando della Russia da Swift.
Il commissario Gentiloni lascia la porta aperta su Swift
Sanzionare la Russia escludendola dal sistema Swift «sarà oggetto di
discussione nei prossimi giorni e settimane. È molto chiaro, anche dalle
conclusioni finali del Consiglio europeo, che il pacchetto di sanzioni
approvato è molto importante, molto efficace, ma non è l’ultimo», ha
detto il commissario Ue, Paolo Gentiloni, arrivando all’Ecofin informale di
Parigi venerdì.
Il precedente dell’Iran (nel 2012) e la reazione Russa
L’Iran è stato bloccato dal sistema Swift nel 2012 a causa del suo programma
nucleare. Nel 2019, l’allora primo ministro russo Dmitry Medvedev aveva
reagito sostenendo che perdere l’accesso a Swift sarebbe stato simile a
una dichiarazione di guerra contro la Russia. La dichiarazione di
Medvedev è un segno che la Russia è consapevole che la piattaforma
rappresenta una vulnerabilità e ha sviluppato una serie di soluzioni
temporanea per limitare eventuali danni economici, intensificando ad esempio
le relazioni commerciali con la Cina.
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