GEOPOLITICA ED ECONOMIA REALE – Il pericolo delle sanzioni alla Russia: ecco quanto ci costano

Il pericolo delle sanzioni alla Russia:
ecco quanto ci costano

L’Italia potrebbe essere tra i Paesi più colpiti indirettamente dalle
sanzioni contro la Russia per la guerra in Ucraina
Il mondo condanna la Russia per l’attacco all’Ucraina. Dall’Unione Europea
all’Australia, passando ovviamente per gli Stati Uniti, la comunità
internazionale ha deciso di imporre nuove sanzioni a Mosca per punire
Vladimir Putin e cercare di porre la fine alla guerra appena iniziata, usando
strumenti diplomatici ed economici. Un intervento diretto di Paesi terzi
potrebbe infatti esacerbare il conflitto, e proiettarci verso scenari bellici simili
alla Seconda Guerra Mondiale, e forse a una vera e propria Terza Guerra
Mondiale.
Sembra però chiaro che il presidente russo non è spaventato dalle sanzioni,
considerando che la rottura degli accordi potrebbe rivelarsi un’arma a doppio
taglio per molti stati. E le sanzioni potrebbero pesare particolarmente su alcuni
alleati commerciali di Mosca, compresa l’Italia.
Sanzioni contro la Russia: le misure prese dai vari Paesi in
tutto il mondo
La Russia sta già pagando il prezzo delle aggressioni, con il rublo che ha
segnato nella giornata di giovedì 24 febbraio un record negativo storico contro
il dollaro americano e la borsa di Mosca che ha aperto a -33%. Vladimir Putin
ha avvertito tutti gli attori economici del nuovo periodo di restrizioni, chiedendo
però unità e solidarietà verso il Cremlino.
L’Ucraina ha chiesto all’Occidente di escludere la Russia dallo standard Swift,
la rete di sicurezza che permette le transazioni tra circa 11 mila istituzioni
finanziarie di 200 Paesi. Dalla Germania è arrivato poi lo stop alla
certificazione per il gasdotto Nord Stream 2.
Le sanzioni dell’Unione Europea alla Russia
Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, ed Emmanuel
Macron, presidente francese e di turno alla presidenza del Consiglio
dell’Unione europea, hanno annunciato nuove misure il 25 febbraio, che
avranno il “massimo impatto sull’economia della Russia e sulla classe
dirigente del Paese”.
Il Cremlino dovrà prendersi le sue responsabilità, come ha sottolineato Ursula
von der Leyen. Le sanzioni hanno l’obiettivo di colpire i settori finanziario,
energetico e dei trasporti russi, con controlli e divieti sulle esportazioni, e
impediranno a Mosca di accedere alla tecnologia e a equipaggiamenti bellici.
I depositi e gli asset finanziari appartenenti ai russi nei paradisi fiscali e negli
istituti bancari europei sono inoltre nel mirino dell’Europa. Gli appartenenti
“all’alta società russa non potranno più nascondere i loro soldi” nei Paesi
comunitari, come spiegato dalla presidente della Commissione Ue.
Le sanzioni del Giappone alla Russia
Il Giappone ha deciso di imporre sanzioni agli istituti finanziari, alle
organizzazioni militari e agli individui coinvolti nell’invasione dell’Ucraina. Lo
ha annunciato il primo ministro nipponico Fumio Kishida.
Tra le decisioni dello stato orientale ci sono il blocco degli asset appartenenti a
importanti personalità russe e il ban delle esportazioni verso le organizzazioni
militari di Mosca. Il premier giapponese ha sottolineato di voler inasprire
ulteriormente queste misure in “stretta cooperazione con il G7 e il resto della
comunità internazionale”.
Le sanzioni dell’Australia alla Russia
Scott Morrison, primo ministro australiano, ha dichiarato che Canberra ha
imposto sanzioni contro gli oligarchi russi che hanno una particolare influenza
e un’importanza strategica a Mosca, e agli oltre 300 membri della Duma, il
parlamento russo.
Ha poi spiegato che l’Australia sta lavorando con gli Stati Uniti d’America per
colpire anche la Bielorussia e chiunque sia ritenuto complice dell’aggressione
anche in altri Paesi. Le nuove misure si aggiungono alle sanzioni finanziarie e
alle limitazioni ai viaggi imposte a otto membri del Consiglio di sicurezza della
Federazione Russa.
Le sanzioni della Nuova Zelanda alla Russia
La Nuova Zelanda ha imposto il divieto sulle esportazioni di beni all’esercito
russo e alle forze di sicurezza di Mosca. La premier Jacinda Ardern ha
annunciato venerdì 25 febbraio tagli al commercio con la Russia e divieti agli
spostamenti degli ufficiali russi, chiedendo il ritorno a un dialogo diplomatico
per risolvere la crisi.
Le sanzioni di Taiwan alla Russia
Anche Taiwan ha annunciato sanzioni economiche contro la Russia, senza
però specificare quali azioni saranno effettivamente perseguite dal Governo. Il
ministro degli Affari esteri ha condannato fermamente l’azione militare di
Vladimir Putin contro l’Ucraina, specificando che si tratta di una minaccia
all’ordine internazionale.
Le misure contro Mosca, ha precisato, saranno prese per “convincere la
Russia a fermare la sua aggressione militare contro l’Ucraina e ristabilire un
dialogo pacifico tra tutte le parti coinvolte il prima possibile”. A pesare
particolarmente potrebbe essere uno stop all’esportazione di semiconduttori,
settore in cui Taiwan è leader mondiale.
Le sanzioni degli Stati Uniti d’America alla Russia
“Vladimir Putin ha scelto la guerra”. Con questa frase Joe Biden ha
annunciato le pesanti sanzioni contro la Russia, che includono il blocco delle
esportazioni del settore tecnologico, che secondo il presidente americano
dovrebbero limitare pesantemente l’abilità del Cremlino di adottare nuove
strategie militari. Le restrizioni riguardano semiconduttori, telecomunicazioni,
sicurezza informatica, sensori, tecnologie di navigazione, di aviazione e
marittime.
Joe Biden ha anche imposto sanzioni alle banche russe e a quelli che ha
descritto “miliardari corrotti” vicini al Cremlino e alle loro famiglie. Ben 13
compagnie russe possedute dallo Stato non potranno più fatturare negli Usa.
Tra questi anche i giganti dell’energia Gazprom e l’istituzione finanziaria
Sberbank.
La Casa Bianca ha inoltre previsto sanzioni verso quasi trenta tra individui
bielorussi e compagnie con sede a Minsk, tra cui due banche possedute dallo
stato, nove società di difesa e sette ufficiali e dirigenti “collegati al regime”.
Le sanzioni del Regno Unito alla Russia
Sanzioni anche nel Regno Unito a 100 individui e società della Russia,
compresi “i principali produttori che alimentano la macchina bellica di Vladimir
Putin”. Boris Johnson ha dichiarato davanti al Parlamento di voler escludere le
banche russe dal sistema finanziario inglese, iniziando con il congelamento
degli asset. Le compagnie statali e private di Mosca non potranno inoltre
recuperare fondi dai territori della Corona.
Inoltre sono state disposte sanzioni contro la compagnia di bandiera Aeroflot e
per la Bielorussia “per il suo ruolo nell’invasione dell’Ucraina”. Più avanti il
Regno Unito dovrebbe bandire anche le esportazioni di elettronica,
telecomunicazioni e del settore aerospaziali verso Mosca. Saranno inoltre
passati al setaccio gli asset appartenenti ai russi, per far emergere episodi di
evasione fiscale e corruzione.
“Continueremo con una missione senza esclusione di colpi per far isolare la
Russia rispetto all’economia globale pezzo dopo pezzo, giorno dopo giorno e
settimana dopo settimana”, ha dichiarato Boris Johnson alle Camere.
Guerra in Ucraina: quanto costano all’Italia le sanzioni contro
la Russia
Ma come si traducono queste decisioni sull’economia degli altri Paesi? Due
stati europei potrebbero subire pesanti conseguenze a causa delle sanzioni
contro la Russia. Si tratta dell’Italia e della Germania. Il fabbisogno energetico
dell’Italia dipende in larga parte, quasi il 45%, dalle importazioni di gas dalla
Russia. Con il crollo delle borse e l’aumento del prezzo della materia prima, è
ipotizzabile un ulteriore rincaro sulle bollette.
Italia e Germania sono inoltre le economie che per quanto riguarda il settore
energetico e manifatturiero esportano più beni strumentali in Russia. Un
blocco del commercio rischierebbe di mettere in difficoltà il nostro Paese,
avendo ripercussioni sul Pil e sulle industrie. La Russia potrebbe invece
rivolgersi facilmente alla Cina per importare gli stessi prodotti.
La Russia è il 14esimo mercato di destinazione per il Made in Italy. Alla
Russia vendiamo macchinari e prodotti chimico-farmaceutici, ma anche
apparecchi elettronici e abbigliamento. Da Mosca importiamo invece prodotti
minerari, metallurgici e, come già detto, petroliferi. Proprio per questo l’Italia
sta in questi giorni contrattando con il resto della Nato il peso delle sanzioni
contro Mosca, magari con l’esclusione del settore energetico.
Nel 2014, dopo la crisi della Crimea, l’export italiano ha perso in due anni ben
3,5 miliardi di euro a causa delle sanzioni dell’Europa contro la Russia e delle
“controsanzioni” decise dal Cremlino. Il successivo periodo di tregua con
l’Ucraina ha fatto tornare i volumi ai livelli precedenti, ma l’Italia non ha
imparato a rendersi indipendente dal mercato moscovita. E proprio per questo
nuovi miliardi potrebbero andare in fumo, considerando anche che le sanzioni
in questo caso potrebbero essere ancora più severe. Ma solo un’ulteriore
evoluzione della situazione potrà dare risposte chiare sul loro effettivo peso
sull’economia italiana.
fonte: QUIFINANZA

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