EXPORT – il Rapporto Sace 2023: “Le imprese che investono in sostenibilità e in digitalizzazione esportano di più”

Export, il Rapporto Sace 2023: “Le imprese
che investono in sostenibilità e in
digitalizzazione esportano di più”


di Franco Canna
“Le imprese che investono in sostenibilità e in digitalizzazione sono anche
quelle che esportano, di più e meglio”. Così Alessandra Ricci, Amministratore
Delegato di Sace, riassume in una battuta uno dei punti più interessanti
emersi dal Rapporto Sace sull’Export presentato il 22 giugno dalla società
controllata dal MEF specializzata nei servizi di supporto al commercio estero
delle imprese.
Transizione energetica e rivoluzione digitale “stanno emergendo sempre più
chiaramente come fenomeni destinati, con velocità diverse, a incidere
profondamente sulla capacità delle imprese di presidiare i mercati esteri”, si
legge.
Un messaggio importante, soprattutto in considerazione del fatto che l’Export
continua a crescere e si conferma un asset fondamentale della ricchezza del
Paese.
Rapporto Sace: export in crescita almeno fino al 2026
Dopo un 2022 record, con esportazioni cresciute del 20%, le esportazioni di
beni nel 2023 cresceranno ancora, se pure a un ritmo meno sostenuto. La
crescita attesa è del 6,8%, per un valore di 660 miliardi di euro.
Il triennio 2024-2026 vedrà ancora numeri in crescita: +4,6% per il 2024 e
+3,8% medio annuo nel biennio successivo.
“In un contesto sicuramente non semplice – spiega Alessandro Terzulli, Chief
Economist di Sace – la performance dell’export italiano, pur in fisiologico
rallentamento, quest’anno e il prossimo si conferma robusta. Il nostro
Rapporto Export rappresenta una bussola di riferimento per le imprese che
vogliono crescere all’estero, anche in nuove geografie e con uno sguardo
sempre attento a intercettare i segnali del mercato”.
La quota di mercato italiana a livello mondiale, in crescita nel 2022 dal 2,4% al
2,6%, nel 2023, potrebbe ulteriormente aumentare nonostante un lieve
peggioramento atteso della competitività di prezzo complessiva, in linea con
Germania e Francia.
Rapporto Sace, i mercati più promettenti
Germania, Stati Uniti, Francia e Cina si confermano i mercati di riferimento per
le vendite delle imprese italiane, ma ci sono importanti cambiamenti in atto.
Tra le aree geografiche che presentano opportunità sempre più significative
per il nostro export ci sono ora i Paesi del Golfo – tra cui Arabia Saudita
(+15,6%) ed Emirati Arabi Uniti (+10%) – Cina (+17%) e India (+10,3),
Thailandia (+ 13,5%) e Vietnam (+8,1%), insieme a Messico (+ 8,4%) e
Brasile (+7,2%), impegnati in un percorso di transizione energetica e
trasformazione digitale, senza dimenticare gli Stati Uniti (+6%) e annotando la
Croazia (+14,4%), new entry dell’Eurozona e porta d’ingresso ai mercati della
regione balcanica.
Più chance di successo per chi investe in tecnologie 4.0
Intelligenza artificiale e tecnologie digitali sono strumenti strategici per la
crescita dell’export. Chi ne sta facendo uso sta riscontrando un miglioramento
dei modelli di business e della proiezione all’export, accrescendo così la
produttività grazie a una più efficace gestione delle catene del valore e a
minori costi commerciali. Lo confermano i numeri: il 67% delle aziende che
investe nelle tecnologie digitali esporta, mentre solo il 44% di quelle che non
investono in digitale ci riesce.
Tuttavia adottare le tecnologie non è sufficiente: è infatti fondamentale anche
mettere mano al modello di business dell’azienda. Infatti le imprese che
investono nelle tecnologie abilitanti del paradigma Industria 4.0 e innovano il
proprio modello di business hanno una probabilità di esportare superiore di
circa tre volte rispetto a quelle che investono senza modificare il proprio
modello (14,5% vs. 5,2%). Inoltre il 47% delle aziende che investono nel 4.0 e
che hanno cambiato il proprio modello di business aumenteranno la loro quota
di export nel 2023, mentre tra quelle che non investono solo il 30% vedrà
aumentare il valore delle proprie esportazioni.
Le esportazioni di beni per la transizione sostenibile
Per la prima volta, il Rapporto Export di Sace analizza anche le esportazioni di
beni ambientali (EG), in cui rientrano i beni connessi alla protezione
dell’ambiente – come, ad esempio, i convertitori catalitici per veicoli – e quelli
adattati per essere più rispettosi dell’ambiente o “più puliti”, come
biocarburanti, batterie senza mercurio e auto ibride ed elettriche.
Negli ultimi venti anni, il valore del commercio internazionale di beni EG è
cresciuto a un tasso medio annuo del 7,6% (superiore al +5,8% dell’export
complessivo di beni), arrivando a superare i 1.750 miliardi di dollari. I principali
attori sono l’Europa e l’Asia, quest’ultima a più rapida crescita.
L’Italia negli ultimi decenni si è mantenuta al secondo posto nell’Ue con un
export che ammonta a 60 miliardi di dollari nel 2021 rappresentando il 3,4%
degli scambi mondiali. In particolare, i principali settori di export del nostro
Paese sono la meccanica strumentale, ma anche gli apparecchi elettrici (ad
esempio motori e generatori elettrici, quadri di distribuzione) e gli altri
investimenti (specie strumenti di misurazione e controllo).
I forti investimenti per la transizione in corso, anche alla luce delle politiche
europee di sostegno in materia, spingeranno l’export italiano di beni
ambientali. Nel 2023 la crescita attesa è del 9,3% e nel 2024 del 9,7%,
accelerando poi a circa il 14% all’anno in media nel 2025-26.

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