Super green pass sul lavoro: è scattato
l’obbligo per gli over 50
Da ieri, 15 febbraio, i lavoratori del pubblico e privato che hanno
almeno 50 anni devono possedere, per entrare in sede, la
certificazione verde derivante dal vaccino o dalla guarigione
di Valentina Melis e Serena Uccello
Il super green pass ha debuttato da ieri, 15 febbraio, nei luoghi di lavoro, per
chi ha almeno 50 anni o li compie entro il 15 giugno. Nonostante il graduale
superamento delle misure emergenziali, infatti, è entrata in vigore la norma
prevista dal Dl 1/2022 (ora all’esame della Camera per la conversione in
legge) che impone la certificazione verde rafforzata, da ottenere tramite il
vaccino anti-Covid o la guarigione dall’infezione, per accedere ai luoghi di
lavoro dal 15 febbraio al 15 giugno, sempreché non arrivino modifiche causate
dall’evolversi della pandemia. Stop dunque, al green pass base, ottenuto
tramite i tamponi, che resta valido solo per i lavoratori under 50.
Per chi scatta l’obbligo
I lavoratori di almeno 50 anni sono 8,8 milioni. Chi è occupato nella sanità,
nella scuola e nel comparto sicurezza, era già obbligato al vaccino anti-Covid
per poter lavorare.
Il decreto entrato in vigore l’8 gennaio, che ha introdotto l’obbligo del vaccino
per gli over 50, ha sortito qualche effetto: nella fascia di età fra 50 e 59 anni gli
italiani non vaccinati erano circa un milione all’inizio dell’anno e oggi sono
681mila.
I controlli delle aziende
Le aziende potranno effettuare le verifiche, come fatto finora con il green pass
base, tramite il sistema Greenpass50+ messo a disposizione dall’Inps (sono
9.381 quelle con oltre 50 dipendenti che lo usano), con la App Verifica C-19,
tramite controlli ai tornelli, o facendosi consegnare il green pass dai lavoratori.
Chi è esentato dal vaccino per motivi di salute potrà essere controllato con gli
stessi strumenti usati per gli altri lavoratori, perché dal 7 febbraio la
certificazione di esenzione è digitalizzata, ed è collegata a un Qr code, come il
green pass.
Le conseguenze per chi non è in regola
In linea con il mancato possesso del green pass base, richiesto nei luoghi di
lavoro dal 15 ottobre 2021, gli ultracinquantenni che non potranno esibire il
green pass rafforzato saranno considerati assenti ingiustificati, senza
conseguenze disciplinari e con diritto a conservare il posto di lavoro, fino al 15
giugno 2022. Ma non avranno la retribuzione. Potranno essere sostituiti con il
ricorso a contratti a termine della durata di 10 giorni, rinnovabili più volte.
Ma quale sarà l’impatto sulle aziende del nuovo obbligo? Secondo l’avvocato
giuslavorista Attilio Pavone, head of Italy dello studio legale Norton Rose
Fulbright, «il nuovo obbligo arriva nelle aziende in un momento nel quale
l’emergenza sanitaria è meno urgente. Peraltro, essendosi assottigliata la
platea dei non vaccinati, quelli che restano oggi sono gli irriducibili».
Adempimenti e diritto alla privacy
Un parere condiviso da Roberto Podda, partner dello studio legale K&L Gates
e responsabile del dipartimento di diritto del lavoro: «Nei mesi scorsi –
racconta – le aziende ci hanno segnalato casi di lavoratori che rifiutavano di
indossare la mascherina, o sono riusciti a entrare in azienda senza il pass,
registrando dei video, o hanno cercato di fare proselitismo tra i colleghi contro
l’obbligo vaccinale. Questi episodi devono far riflettere, perché la lesione del
vincolo fiduciario tra azienda e lavoratore, potrebbe avere ripercussioni anche
oltre la fine del periodo emergenziale».
Invita a essere in linea con tutti gli adempimenti, anche sulla tutela della
privacy, l’avvocato e data protection officer Marco Accorrà: «I lavoratori restii a
vaccinarsi – spiega – potrebbero invocare il trattamento non corretto dei dati
personali per avviare contenziosi con le aziende o fare segnalazioni al
Garante della privacy».
Lavoro domestico
Quanto ad alcune categorie che in passato hanno registrato un numero
elevato di non vaccinati, sembra che l’allarme sia rientrato. Nel lavoro
domestico, dove il 34% degli addetti è nella fascia di età tra 50 e 59 anni, «il
personale si è vaccinato e molti, purtroppo, si sono ammalati, ottenendo il
green pass rafforzato», nota Lorenzo Gasparrini, segretario generale
dell’associazione datoriale Domina.
Forze di polizia
Sugli agenti di polizia penitenziaria, obbligati al vaccino come tutte le forze
dell’ordine dal 15 dicembre 2021, il segretario generale del Sappe (sindacato
autonomo polizia penitenziaria) Donato Capece fa notare «i nostri iscritti sono
vaccinati al 99,9%. Su una ventina grava un provvedimento di sospensione e
credo che siano procedimenti pendenti al Tar, ma parliamo di pochissime
unità, che non pregiudicano l’operatività del comparto».
FONTE – SOLE 24 ORE