COSTI ENERGIA – La Commissione Ue per un nuovo fondo europeo contro il caro-bollette? Ecco come funzionerebbe

La Commissione Ue per un nuovo fondo
europeo contro il caro-bollette? Ecco
come funzionerebbe


di Giacomo Andreoli
In un messaggio pubblico il commissario all’Economia Paolo Gentiloni e
quello per il mercato interno Thierry Breton chiedono che l’Ue crei un
nuovo fondo comune contro il caro-energia.
Un nuovo fondo comune europeo, sullo stile del Recovery Fund o più
probabilmente del fondo Sure per la cassa integrazione, utile a combattere
il caro-energia. La proposta circola da mesi tra i Paesi del Sud Europa, ma ora
la fanno propria due esponenti di peso della Commissione europea.
In una lettera pubblica, infatti, il commissario all’Economia Paolo Gentiloni e il
collega per il mercato interno Thierry Breton chiedono a tutta l’Unione europea
di mettere in campo una risposta “comune e solidale” come durante le prime
ondate di Covid-19. Una presa di posizione importante, che potrebbe
spingere Ursula von der Leyen a una proposta ufficiale da presentare a tutto il
Vecchio Continente. Per ora tuttavia, secondo il portavoce dell’esecutivo Ue
Eric Mamer, la lettera “non impegna la Commissione”.
Per farlo bisogna superare le resistenze dei falchi del Centro e Nord Europa
all’interno dello stesso esecutivo comunitario. Secondo il vicepresidente della
Commissione Ue, il lettone Valdis Dombrovskis, “la proposta richiede altre
discussioni perché ci sono punti di vista diversi attorno al tavolo”. Ma come
funzionerebbe il nuovo fondo e quanto potrebbe aiutare famiglie e imprese in
Europa?
Caro-bollette, la polemica con la Germania
Secondo Gentiloni e Breton “dobbiamo affrontare con urgenza il problema del
costo dell’energia”, continuando “a coordinare i nostri sforzi per aiutare le
imprese a preservare la loro competitività e i loro posti di lavoro”. Quindi i due
fanno riferimento in maniera provocatoria al maxi-pacchetto anti-crisi della
Germania da 200 miliardi di euro.
“Risponde alla necessità, da noi invocata – dicono – di sostenere l’economia,
ma solleva anche degli interrogativi. Come possono gli Stati membri che non
hanno gli stessi margini di bilancio sostenere le imprese e le famiglie?”. La
proposta, secondo i due commissari, eviterebbe di alterare la competizione
sul mercato interno.
“Ispirarsi al meccanismo Sure per aiutare gli europei e gli ecosistemi
industriali – concludono – potrebbe essere una delle soluzioni a breve termine
che apre la strada a un primo passo verso la fornitura di «beni pubblici
europei» nei settori dell’energia e della sicurezza, che è l’unico modo per dare
una risposta sistemica alla crisi”.
Come funzionerebbe il nuovo fondo europeo
Sure (cioè “Support to mitigate Unemployment Risks in an Emergency”) è un
fondo europeo da 100 miliardi creato nella tarda primavera del 2020 per
finanziare la cassa integrazione straordinaria in Europa dovuta al Covid-19,
prevenendo i rischi di disoccupazione.
I soldi, ottenuti tramite prestiti europei (eurobond), sono andati alle imprese
più colpite nei Paesi in difficoltà per la pandemia. Di quei 100 miliardi ben 27
sono andati all’Italia, che dovrà rimborsali nel corso dei prossimi anni a tassi
di interesse bassissimi.
Un nuovo Sure potrebbe quindi fornire sostegni diretti alle imprese contro il
caro-bollette e forse anche aiuti economici per elevare il potere d’acquisto
delle famiglie. Questo modello basato sui prestiti secondo Gentiloni “potrebbe
essere realistico”, perché sostanzialmente non prevedendo fondi perduti non
costringerebbe alcuni Paesi a versare soldi ad altri senza rientro.
Quali aiuti a famiglie e imprese in Italia?
Se quindi si arrivasse a un nuovo Sure l’Italia potrebbe beneficiare di un’altra
ventina di miliardi da prestiti agevolati, da impiegare subito per famiglie e
imprese. Ci si potrebbe finanziare il nuovo bonus da 150 euro per i redditi fino
a 20mila euro su cui sta ragionando Giorgia Meloni, in vista della formazione
del prossimo governo.
Ma soprattutto i soldi potrebbero servire per rinnovare i crediti d’imposta a
favore delle imprese (energivore e non) e varare una nuova cassa
integrazione straordinaria e scontata per i settori più in difficoltà (come:
ceramica, legno, automotive, siderurgia e agricoltura).
fonte: MONEY.IT

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