Cercasi laureati Stem ma anche saldatori,
meccanici, falegnami … come azzerare il
“mismatch”? Risponde l’esperto
Claudio Gagliardi, Vice Segretario Generale di Unioncamere, risponde al
portale Skuola.net sulle questioni più importanti circa l’occupazione
giovanile, che non potrà non essere toccata dalla crisi internazionale in
corso
Tempi duri per le nostre imprese, costrette a fronteggiare una tempesta
perfetta fatta di carenza di materie prime, che si associa alla cronica
mancanza di risorse umane. Sebbene, infatti, gli ultimi dati ufficiali vedano un
lieve calo della disoccupazione, compresa quella giovanile, le statistiche
potrebbero risultare “falsate” dal fatto che sempre più persone finiscono nella
rete degli “inattivi”, smettendo di cercarlo il lavoro.
Eppure le opportunità non mancano. Il problema è che il tipo di profilo degli
“occupabili” oggi risponde sempre meno alle esigenze del mercato. Secondo i
dati annuali Excelsior del 2021, ben 1 figura professionale su 3 è ritenuta di
difficile reperimento dalle imprese, con un incremento di quasi 6 punti
percentuale rispetto alla situazione pre-pandemia del 2019.
Per capirne di più e per aiutare chi è in cerca di lavoro a intercettare questa
domanda, specie se si tratta del primo impiego, il portale Skuola.net ha
raccolto il punto di vista Claudio Gagliardi, Vice Segretario Generale di
Unioncamere, proprio l’ente che predispone il Rapporto Excelsior e che da
sempre si adopera per combattere il cosiddetto mismatch tra domanda e
offerta di lavoro, per riavvicinare il mondo dei datori di lavoro e quello dei
lavoratori o aspiranti tali.
Qual è il quadro attuale, c’è più spazio per l’ottimismo o per il
pessimismo?
“Le difficoltà che le imprese dichiarano dipendono in particolare dalla
mancanza di candidati per i profili professionali ricercati e, in secondo luogo,
dalla preparazione non adeguata dei candidati che si propongono per
l’assunzione (mancanza delle specifiche competenze richieste e di
esperienza). Questa tendenza continua a crescere anche nel 2022 segnato
dalle tensioni della guerra in Ucraina, dal rincaro delle materie prime e
dall’aumento dell’inflazione. Tutti fattori che rendono gli scenari economici
incerti con inevitabili conseguenze anche nelle dinamiche del mercato del
lavoro”.
Ma quali sono le professioni in cui la non corrispondenza tra domanda e
offerta di lavoro raggiunge i livelli più elevati?
“I problemi di reperimento maggiori sono in capo ai laureati, riguardando il
40% dei posti di lavoro che richiedono questo livello di formazione. In
particolare per le professioni delle aree cosiddette STEM (scientifiche,
telematiche, ingegneristiche e matematiche), in cui sono presenti molte di
quelle ritenute “introvabili” dalle imprese: ingegneri elettrotecnici, tecnici
programmatori, ingegneri elettronici, ingegneri energetici e meccanici, analisti
e progettisti di software, tecnici della produzione manifatturiera, tutte con una
difficoltà di reperimento che riguarda almeno il 50% delle ricerche in corso.
Anche per le professioni sanitarie (medici, infermieri, fisioterapisti ecc.), però,
le imprese registrano simili livelli di difficoltà nella ricerca di personale”.
“Parlando di mestieri bisogna poi sapere che sono difficilissime da trovare
molte figure di addetti specializzati nelle attività di produzione, installazione e
manutenzione: saldatori, fabbri, costruttori di utensili, meccanici, riparatori e
manutentori di macchinari, installatori e manutentori di attrezzature elettriche e
elettroniche, falegnami”.
“A livello settoriale, il mismatch domanda-offerta di lavoro più elevato si
registra nei settori dell’informatica e delle comunicazioni, in molti settori
industriali tipici del Made in Italy e in quelli più aperti ai mercati internazionali
(metalmeccanica, elettronica, metallurgia, moda, e industria del legno e
dell’arredamento), nelle costruzioni, nella sanità e nei servizi di trasporto e
logistica”.
Mentre a livello geografico qual è la situazione?
“Lo sguardo ai territori conferma, nel tempo, che è il Nord Est l’area
geografica in cui la quota di entrate difficili da reperire è più alta: da gennaio
2019 a luglio 2022 il valore è aumentato di quasi 14 punti percentuali,
attestandosi oggi al 48,3%. Seguono il Nord Ovest e il Centro (entrambi con
oltre il 40%), mentre al Sud e Isole il mismatch sul mercato del lavoro si
attesta al 35%”.
Da dove nasce questo mismatch e perché secondo lei in molti
scarterebbero i mestieri tecnico pratici?
“La cultura tecnica nel nostro Paese ha grandissime tradizioni ma appare
sempre scarsamente valorizzata nell’immaginario collettivo. Basti pensare ai
modelli della comunicazione televisiva o social: nella gerarchia delle
professioni desiderabili non si collocano ai primi posti quelle professioni che
richiedono conoscenze tecniche, attitudini operative o anche competenze
manuali e artigianali. Anche l’insegnamento delle materie scientifiche e
tecniche nelle nostre scuole, già dalle scuole primarie e poi alle scuole medie
e alle superiori, richiederebbe maggiore centralità ed uno sforzo di
rinnovamento didattico. Eppure nel mondo reale esiste una grande domanda,
spesso insoddisfatta, delle imprese per le professioni tecniche e scientifiche
così come per i mestieri tecnico pratici nei diversi settori produttivi”.
Anche una recente ricerca di Skuola.net, secondo cui il 30% degli
studenti si tiene a distanza da questi settori, lo conferma: cosa si può
fare per cambiare le cose?
“Bisogna far conoscere meglio i numeri reali del mondo del lavoro, le storie
delle persone che hanno scelto la strada delle professioni tecniche e dei
mestieri a contenuto tecnico-pratico, far apprezzare le soddisfazioni di
realizzazione personale che possono dare (anche sotto il profilo economico) e
quali sono i contesti innovativi in cui sono inseriti”.
Dovendo dare un consiglio agli studenti che hanno terminato o stanno
terminando le scuole superiori, su quali professioni o carriere
dovrebbero puntare maggiormente?
“Anzitutto consiglierei di leggere le schede e le previsioni puntuali sulle
professioni più richieste che Unioncamere mette a disposizione sul sito
dedicato al Sistema Informativo Excelsior (https://excelsior.unioncamere.net).
Vedendo i dati si capirà che già con un buon diploma, soprattutto per chi
conclude gli studi tecnici e professionali, si possono trovare numerose
opportunità: i diplomi secondari sono infatti i più richiesti dalle imprese tra tutti
i livelli di istruzione”.
“Tali sbocchi sono legati principalmente a profili tecnico-amministrativi
formatisi nell’ambito dell’indirizzo Amministrazione, finanza e marketing
(Addetti agli affari generali, Addetti a funzioni di segreteria, Contabili, ecc…),
ma dopo la pandemia è salita la richiesta di figure formate dall’indirizzo
socio-sanitario, tanto che le Professioni qualificate nei servizi sanitari e sociali
sono quelle dove si concentra la domanda più elevata. Gli altri profili
tecnico-professionali su cui si concentra una fetta importante della domanda
di diplomati sono collegati ai due indirizzi Meccanica, meccatronica ed
energia e Turismo, enogastronomia e ospitalità, fortemente legati da una parte
alla specializzazione produttiva di alcune aree del Paese e dall’altra alla
diffusa vocazione turistica di molti territori”.
Ma il diploma può davvero bastare oppure serve anche altro per
aumentare le chance occupazionali?
“Terminate le scuole superiori può essere un’ottima idea considerare la
possibilità di iscriversi ad un corso di formazione degli Istituti Tecnologici
Superiori – ITS Academy. Si tratta di percorsi biennali che consentono ai
giovani di essere assunti rapidamente dalle imprese e con ottimi livelli
contrattuali in quanto permettono di acquisire una elevata specializzazione di
stampo tecnologico di cui il tessuto produttivo ha una forte esigenza da tempo
insoddisfatta”.
“Se consideriamo ad esempio l’area tecnologica dell’efficienza energetica, il
tecnico per l’approvvigionamento energetico o quello per il risparmio
energetico nell’edilizia sostenibile o per la gestione e verifica e costruzione di
impianti energetici sono figure non solo di grande attualità, ma anche di sicura
prospettiva. Considerazioni analoghe si possono fare per le figure tecniche
dell’area della mobilità sostenibile (ad esempio il Tecnico per la mobilità delle
persone e delle merci o quello per l’infomobilità e le infrastrutture logistiche), o
dell’area della biotecnologia e salute (Tecnico per la ricerca e lo sviluppo di
prodotti e processi a base biotecnologica) o dell’area nuove tecnologie per il
made in Italy, quali il Tecnico per l’innovazione e la qualità delle abitazioni o il
Tecnico superiore per l’automazione ed i sistemi meccatronici o anche il
tecnico per la promozione e il marketing delle filiere turistiche e delle attività
culturali. Tutti ambiti della vita, e non solo produttiva o lavorativa, che ci
vedranno sempre più coinvolti in termini di innovazione e competitività”.
E per chi continua a considerare l’università come una strada
percorribile dopo la scuola, quali sono i suggerimenti?
“Se dopo il diploma conseguito alle scuole superiori si sceglie di proseguire
con un percorso universitario, che sappiamo garantire in generale migliori
possibilità di occupazione e buone prospettive di crescita in azienda, gli
indirizzi di studio che offrono i maggiori sbocchi lavorativi sono quelli di
informatica, ingegneria, economia, matematica e fisica, medicina e professioni
sanitarie. Tuttavia anche gli studi nelle materie giuridiche ed umanistiche,
soprattutto se integrati con specializzazioni legate alle tematiche ambientali e
digitali, possono dare eccellenti opportunità”.
“Le principali professioni di sbocco di tutti questi titoli sono, però, collegate ad
alcuni dei mega trend che caratterizzeranno lo sviluppo dei prossimi anni.
Basti pensare alla digitalizzazione, che impatterà sempre più in tutte le
dimensioni del lavoro e della società ed alle connesse esigenze di sicurezza
informatica, oppure alle questioni collegate ai cambiamenti climatici e alla non
più rinviabile trasformazione produttiva nella dimensione della sostenibilità
ambientale, oppure ancora ai nuovi bisogni connessi all’invecchiamento della
popolazione. Ciascuna di queste trasformazioni richiederà nuove competenze
per le professioni “tradizionali” ma anche nuove figure professionali che oggi
neppure riusciamo ad immaginare”.
Mentre, al contrario, esistono carriere o professioni che in futuro
potrebbero andare incontro a contrazioni dei posti di lavoro disponibili?
“In genere potrebbero soffrire tutte quelle professioni che possono essere
automatizzate e che richiedono un livello di istruzione medio-basso: sarà,
pertanto, strategico investire su sé stessi attraverso attività di formazione e
aggiornamento lungo tutto il percorso lavorativo, investire nell’intelligenza
creativa, nelle idee e nell’innovazione, nella passione, elementi imprescindibili
per competere in un mercato del lavoro altamente dinamico e in continua
trasformazione. Senza tralasciare anche le soft skill che delineano, in fondo, il
modo con cui ci si approccia alla vita: saper essere flessibili, avere una
capacità di adattamento e di lavorare in team e l’attitudine al problem solving
sono considerati dalle imprese caratteristiche distintive che rendono un
candidato “ideale” a ricoprire il posto di lavoro ricercato e l’inserimento
nell’organizzazione aziendale”.
C’è però chi anziché avere l’obiettivo del posto fisso vorrebbe fare
impresa per conto suo. Dove acquisire le competenze di base per fare
questo “mestiere”?
“Le Camere di commercio offrono servizi per favorire un orientamento
consapevole all’imprenditorialità. Ci sono degli appositi sportelli (denominati a
seconda dei territori Punti Nuova impresa, Sportelli Nuova Impresa ecc) che
possono fornire all’aspirante imprenditore un supporto sia informativo che di
orientamento allo start up imprenditoriale. L’assistenza riguarda diversi aspetti
inerenti l’idea di impresa, gli adempimenti amministrativi e le normative di
settore (requisiti dell’imprenditore, necessità di specifiche comunicazioni
preventive, ecc.), le principali tipologie di impresa previste dal codice civile e
le modalità per costituirle. Un’attenzione particolare, infine, viene posta anche
ai principali finanziamenti agevolati dedicati all’avvio d’impresa per verificare
verso quali è possibile orientarsi, sulla base delle spese da sostenere e alla
compagine dell’impresa (ad es. impresa giovanile, femminile, start-up
innovativa, sociale ecc.)”.
fonte: TGCOM24