ANALISI E COMMENTI – GUERRA RUSSIA/UCRAINA – “L’intelligence aveva ragione ma non è bastata”. Lomas (Brunel) spiega perché

L’intelligence aveva ragione ma non è
bastata. Lomas (Brunel) spiega perché

di Gabriele Carrer

Il docente dell’università di Londra promuove il lavoro delle agenzie
prima e durante l’invasione russa dell’Ucraina ma osserva: “Solo
l’hard power può evitare un attacco”
Dal dispiegamento di forze russe al confine con l’Ucraina agli obiettivi, dai
pretesti all’attacco su larga scala. L’intelligence anglosassone aveva previsto
tutto mesi fa. Ma l’intelligence da sola non basta, perché “non produce una
strategia”, ha scritto Dan Lomas, docente di intelligence e studi sulla sicurezza
alla Brunel University di Londra, in un’analisi per il centro studi britannico
Rusi. Piuttosto, “rimane uno strumento per informare l’azione di governo”.
E’ stato contattato Lomas per alcune domande sugli aspetti della guerra in
Ucraina che riguardano l’intelligence.
Qual è la sua valutazione del lavoro dell’intelligence anglosassone in
questo conflitto?
Le agenzie occidentali sembrano avere una buona copertura che va ben oltre
le informazioni OSINT che vediamo. Dal ministero della Difesa britannico
stiamo leggendo dichiarazioni relative al fatto che la Russia non avrebbe
raggiunto i suoi scopi e obiettivi iniziali, il che suggerisce che c’è una
comprensione più profonda dei piani della Russia.
E quanto al lavoro precedente l’invasione?
Anche l’intelligence pre-guerra sembra buona. Le linee d’attacco, le forze e gli
obiettivi russi sono stati proiettati nei pre-buttal rilasciati dall’intelligence
occidentale e c’è una discreta comprensione di come ha operato l’esercito
russo. Il Cremlino può aver tenuto segreta la tempistica effettiva (sebbene
anche qui gli Stati Uniti avessero detto che un’operazione sarebbe stata
lanciata entro 48 ore) ma parti dell’attività militare russa sono sembrate un
libro aperto.
La svolta “ipercomunicativa” dell’intelligence potrebbe aver fatto sentire
il presidente russo Vladimir Putin sotto minaccia dall’interno e
spingendolo a invadere l’Ucraina?
La mia ipotesi, ed è un’ipotesi, è no. Si è parlato di malcontento e sappiamo
che c’è opposizione, ma il rilascio di informazioni specifiche può portare alla
perdita di elementi. Inoltre, bisogna tenere presente che Putin potrebbe non
essere stato scoraggiato dall’intelligence, figuriamoci da altro. L’intelligence
non è un potere, nel senso di hard power militare. Può plasmare la politica,
ma non può scoraggiare un attacco. Solo l’hard power può farlo e Putin è
andato in guerra in questo caso. Come abbiamo visto nella fase precedente
l’attacco e nella dichiarazione di guerra, è determinato a rovesciare il governo
di Kiev.
Questo successo dell’intelligence potrebbe aiutare a recuperare la
fiducia dopo i noti errori degli anni passati?
Sì e no. Le agenzie occidentali sono state molto brave, ma dobbiamo
considerare che l’Iraq sarà citato per molto tempo – e lo era anche prima
dell’invasione [russa dell’Ucraina]. A ciò si aggiunga che il pubblico ha spesso
una percezione sbagliata dell’intelligence. Ciononostante, sappiamo che gli
occidentali hanno generalmente livelli di fiducia più alti rispetto che altre parti
del governo.
La svolta storica di Scholz e della Germania
di Sveva Biocca
Olaf Scholz ha deciso di destinare il 2% del PIL alle spese militari
compiendo una svolta storica per la pacifista Spd. Unita alla
decisione su Swift e sul Nord Stream 2, in poche ore la politica
estera di Berlino è stata completamente ribaltata
Con la decisione di investire il 2% del PIL nelle forze armate, Olaf Scholz ha
compiuto una virata nella politica socialdemocratica paragonabile a quella che
Angela Merkel impose alla Cdu nel 2015 decidendo di accogliere più di un
milione di profughi siriani. La situazione delle forze armate tedesche è da
tempo critica: spesso non è riuscita ad adempiere a compiti NATO per la
mancanza di armi ed equipaggiamenti, tanto che il giornale britannico The
Spectator nel 2019 titolò: “Germany’s military has become a complete
joke“, e cioè: l’esercito tedesco è diventato una farsa, una presa in giro.
All’epoca Ursula von der Leyen aveva appena lasciato il posto di ministra
della Difesa ad Annegret Kramp-Karrenbauer, e dietro alla decisione di Scholz
è probabile che ci sia anche la presidente della Commissione europea.
COSA E’ STATA LA BUNDESWEHR
Le ragioni delle condizioni disastrose dell’esercito tedesco risalgono alla fine
della seconda guerra mondiale. Dal 1945 al 1990 quando la difesa era in
mano a potenze straniere per evitare un riarmo della potenza che aveva
provocato la guerra. Tutt’oggi la Bundeswehr ha dei vincoli a cui sottostare: un
tetto di 370.000 soldati di cui non più di 345.000 nell’esercito e nell’aviazione.
E, inoltre, la Germania non può possedere armi nucleari. Ma la situazione
adesso è cambiata: un aumento degli investimenti militari della prima
economia europea è necessario. La Germania è geograficamente la prima
grande potenza NATO, togliendo la Polonia, che incontrerebbero le forze
russe in caso di sfondamento verso Ovest.
COSA SARA’ LA BUNDESWEHR
Da qui la svolta del cancelliere Scholz: verranno stanziati 100 miliardi di
euro alla Bundeswehr per investimenti e progetti di armamento. “D’ora in poi –
ha detto Scholz – la Germania investirà più del 2% del PIL nella nostra
difesa”. Per un partito pacifista come l’Spd la svolta è storica. Oggi, domenica
27 febbraio, a Berlino si è tenuta una manifestazione di circa 100mila
persone (i manifestanti parlano di mezzo milione), in supporto dell’Ucraina.
Berlino è da sempre una città di sinistra, pacifista, ambientalista, ma la
decisione del cancelliere sembra avere il sostegno anche della capitale.
COS’E’ LA BUNDERSWEHR
Non era solo Trump a volere che la Germania investisse di più nelle forze
armate, ma anche i politici tedeschi e la NATO. L’esercito tedesco era
diventato lo zimbello dell’alleanza atlantica. Nel 2014, durante
un’esercitazione Nato in Norvegia, un battaglione tedesco è stato costretto a
usare un manico di scopa dipinto per simulare un’arma perché non ne aveva
una vera. Quasi la metà dei soldati coinvolti nell’esercitazione non erano
dotati di pistole.
Quando nel 2019 la Germania ha preso il controllo della Very High Readiness
Joint Task Force della NATO, creata nel 2014 in risposta alle crisi in Medio
Oriente e all’aggressione della Russia contro l’Ucraina, le cose non sono
andate meglio. La Germania aveva promesso di mettere a disposizione 44
carri armati Leopard 2 e 14 veicoli corazzati di fanteria Marder, ma in realtà ne
aveva rispettivamente solo nove e tre. Un documento trapelato ha rivelato
che i caccia Eurofighter e Tornado della Luftwaffe, insieme ai suoi elicotteri da
trasporto, sono disponibili in media solo quattro mesi l’anno: il resto del tempo
sono fermi per manutenzione e riparazione.
SWIFT E NORD STREAM 2
Le altre due importanti decisioni del cancelliere riguardano il Nord Stream 2 e
lo Swift. Quest’ultimo può essere descritto come la carta d’identità delle
banche che consente di effettuare pagamenti internazionali. Se prima era
titubante, ora Scholz è d’accordo con il blocco dello Swift per le banche russe
che, non essendo più riconosciute, non possono più ricevere e fare pagamenti
internazionali.
Ma la misura più pesante per la Germania riguarda il Nord Stream 2, il
gasdotto che porta gas direttamente dalla Russia alla Germania e costato
quasi 10 miliardi di dollari. Il gasdotto è posseduto da Gazprom che però ha
pagato solamente la metà dei costi di costruzione. La restante parte è stata
condivisa da Shell, dall’austriaca OMV, dalla francese Engie e dalle tedesche
Uniper e Wintershall DEA. Nel settembre 2021 Gazprom aveva annunciato la
fine dei lavori del gasdotto ma la Germania aveva messo la certificazione, e
quindi l’avviamento dello stesso, “in pausa” per motivi “ambientali e
geopolitici”.
Nelle prime settimane di presidenza si pensava a un cambio di idea, ma
adesso è arrivata la virata: Nord Stream 2 è stato bloccato. Il danno per la
Germania è enorme, non solo per gli investimenti già allocati ma anche per un
problema serio di rifornimenti: la Germania attualmente importa quasi tutto
(94% nel 2018) il suo gas dall’estero.
fonte: FORMICHE

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