ANALISI E COMMENTI – Food Price Index: nelle variazioni dei prezzi alimentari pesa il cambiamento climatico

Food Price Index: nelle variazioni dei
prezzi alimentari pesa il cambiamento
climatico


Nonostante ad agosto sia in calo di 2,7 punti rispetto al mese precedente,
l’indice Fao è rimasto dieci punti superiore al valore che aveva nel 2021. Anche
gli effetti della guerra condizionano il mercato
di Tommaso Tautonico
Il Food price index pubblicato a settembre dalla Fao rileva che i prezzi di
cinque materie prime – cereali, olio vegetale, latticini, carne e zucchero – sono
scesi anche ad agosto, confermando la tendenza al ribasso degli ultimi cinque
mesi. In particolare, l’indice ha raggiunto una media di 138 punti ad agosto,
confermando il trend in discesa. L’indice, introdotto nel 1996 come strumento
di monitoraggio di sviluppo nei mercati globali delle materie prime
agricole, consiste nella media ponderata di cinque indici di prezzi relativi a 23
gruppi di materie prime.
Rispetto agli anni passati, questa media rimane ancora molto alta: nel 2021 si
è attestatq sui 125,7, nel 2020 è stata di 98,1, nel 2019 di 95,1. Andando più
indietro nel tempo è possibile notare che l’indice è aumentato con il passare
degli anni, passando da un valore di 64 nel 2004, fino ad arrivare a 117 nel
2008, per poi scendere nel 2009 e tornare ad aumentare negli anni successivi
fino a toccare una media di 131 nel 2011. Da allora l’indice è diminuito negli
anni, prima di ritornare a salire nel 2020.
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Gli effetti di clima e guerra su cereali e olio. L’ indice relativo ai prezzi dei
cereali ha registrato una media di 145,2 punti ad agosto, in calo dell’1,4%
rispetto a luglio, ma comunque 11,4% al di sopra del valore rispetto ad agosto
2021, dove registrava una media di 131,2. Confrontando la media dei prezzi
dei cereali del 2022 con quella degli anni passati, emerge un deciso aumento.
Nel 2020 la media era di 103,1, nel 2019 era pari a 96,6, nel 2016 era di 88,3.
Per trovare prezzi dei cereali così alti occorre tornare al 2011. Nel mese di
agosto, i prezzi internazionali del grano sono diminuiti del 5,1%, segnando un
calo per il terzo mese consecutivo, effetto delle migliori prospettive di
produzione di Canada e Stati Uniti d’America e dalla ripresa delle esportazioni
dai porti del Mar Nero in Ucraina dopo cinque mesi di stop. Tuttavia, rileva
l’Indice, i prezzi globali del grano sono rimasti del 10,6% al di sopra
rispetto all’agosto dello scorso anno. Un altro fattore che ha inciso sui
prezzi è stata la disponibilità stagionale dei raccolti in corso nell’emisfero
settentrionale. Sono cresciuti, anche se di poco, i prezzi internazionali dei
cereali grezzi (+0,2%) e del mais (+1. 5%). Al contrario, i prezzi globali
dell’orzo e del sorgo (cereale millenario di origine africana) sono diminuiti
rispettivamente del 3,8% e del 3,4%. Il prezzo del riso è rimasto stabile, dato
che i lievi cali delle quotazioni delle varietà Indica hanno compensato i lievi
aumenti di prezzo in altri segmenti del mercato del riso.
L’olio vegetale ha registrato una media di 163,3 punti ad agosto, in calo di
3,3% su base mensile, spingendo il valore dell’indice leggermente al di sotto
rispetto all’anno precedente. Anche in questo caso, il raffronto con i prezzi
degli anni passati dimostra un deciso aumento. Basti pensare che nel 2019 la
media si fermava a 83,2, mentre nel 2020 è salita a 99,4. Nel 2004 era di
69,6. Il continuo calo dei prezzi è stato trainato dai prezzi più bassi dell’olio di
palma, di girasole e di colza, che hanno compensato le quotazioni più
elevate dell’olio di soia. I prezzi dell’olio di palma sono diminuiti per il quinto
mese consecutivo ad agosto, spinti dall’aumento delle disponibilità
all’esportazione dell’Indonesia, grazie anche alla riduzione delle tasse
sull’export e all’aumento stagionale della produzione di tutto il Sud-est
asiatico. Contemporaneamente, i valori mondiali dell’olio di girasole sono
diminuiti a causa della debole domanda di importazione globale che ha
coinciso con la graduale ripresa delle spedizioni dai porti marittimi
dell’Ucraina.
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RAGGIUNGERE GLI OBIETTIVI
Boom dei prezzi di formaggio. L’ Indice Fao relativo ai prezzi dei prodotti
lattiero-caseari ha registrato nel mese di agosto una media di 143,5 punti, in
calo del 2,0% rispetto a luglio, segnando una riduzione per il secondo mese
consecutivo, ma ancora 27,3 punti al di sopra del valore di un anno fa, quando
la media era di 119,1. Nel 2020 era di 101,8. Per trovare valori simili al 2022 è
necessario tornare al 2013, quando la media era di 140,9.
Ad agosto, le quotazioni internazionali del burro e del latte in polvere sono
diminuite, principalmente a causa della più debole domanda di fornitura da
parte dei principali importatori, dato che le scorte sono state sufficienti a
soddisfare i fabbisogni. Al contrario, evidenzia l’Indice, i prezzi mondiali del
formaggio sono aumentati per il decimo mese consecutivo, riflettendo il
costante aumento delle importazioni globali e le solide vendite nei singoli
Paesi.
Prezzi altalenanti per la carne. I prezzi della carne registrano ad agosto una
media di 122,7 punti , in calo di 1,8 punti rispetto a luglio, ma superiore di 9,3
punti al di sopra del valore di un anno fa, quando segnava una media di
107,7. I prezzi della carne non sono mai stati così alti, basti pensare che nel
2020 la media era di 95,5 mentre nel 2016 era di 91. Valori molto distanti da
quelli misurati nel 2004, quando la media dei prezzi della carne era pari a
67,6. Ad agosto, rileva l’Indice, le quotazioni internazionali di carne di pollame
sono diminuite, spinte da minore importazione da parte dei principali Paesi
importatori e dalla elevata disponibilità delle esportazioni globali.
Diminuiscono anche i prezzi della carne bovina, frutto di un modesto
aumento delle forniture australiane, di una debole domanda interna dei Paesi
esportatori, ma più in generale dall’aumento delle forniture per l’esportazione.
Al contrario, le quotazioni dei prezzi della carne suina sono aumentate a
causa della continua, e bassa, offerta di suini pronti alla macellazione, mentre
i prezzi della carne ovina hanno registrato una moderata ripresa, a causa
dell’aumento della domanda di importazione di alcuni Paesi europei.
Lo zucchero, assieme all’olio vegetale, è il prodotto che registra il calo più
alto, con una media di 110,4 punti, con una diminuzione di 2,4 punti rispetto a
luglio. È il quarto mese consecutivo di prezzi in discesa. Il calo di agosto è
stato innescato principalmente da un aumento del tetto massimo
all’esportazione di zucchero in India e dai prezzi dell’etanolo in Brasile.
Tuttavia, la minore produzione prevista di zucchero in Brasile nella prima metà
di agosto, a causa delle avverse condizioni meteorologiche, hanno impedito
cali più sostanziali dei prezzi dello zucchero. Inoltre, il rafforzamento del real
brasiliano nei confronti del dollaro statunitense ha contribuito a contenere il
calo dei prezzi mondiali dello zucchero, espresso in dollari statunitensi. Il
clima caldo e secco nell’Unione europea, con potenziale riduzione delle
produzioni, ha impedito un ulteriore calo dei prezzi.

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