ANALISI E COMMENTI – Finalmente è arrivata l’attesa strigliata di Banca d’Italia alle banche

Finalmente è arrivata l’attesa strigliata di
Banca d’Italia alle banche


di Gianfranco Ursino
Istituti di credito esortati a porre estrema attenzione nel proporre
modifiche unilaterali dei contratti di conto corrente a sfavore dei clienti.
Lo avevamo chiesto, per non dire invocato, e alla fine è arrivato. Il monito
lanciato in settimana da Banca d’Italia non lascia spazio a interpretazioni. Il
messaggio è chiaro. Le banche sono state esortate a porre estrema
attenzione nel proporre modifiche unilaterali dei contratti di conto corrente a
sfavore dei clienti motivate esclusivamente dall’andamento al rialzo
dell’inflazione.
Inoltre gli istituti sono stati sollecitati a rivedere la remunerazione dei depositi
e a ribassare gli oneri aumentati negli anni scorsi, con la «scusa» della
discesa dei tassi d’interesse ai minimi termini. Ma per ora degli effetti del rialzo
dei tassi sembrano beneficiarne concretamente solo i bilanci delle banche.
Due criticità che Plus24, il settimanale di Finanza personale del Sole 24 Ore,
aveva fatto emergere a più riprese con una vasta casistica nei mesi scorsi.
Solo alcune banche hanno finora ripristinato le condizioni di maggior favore
per il cliente. Dalle inchieste di Plus24 è emerso che le prime a muoversi in
tale direzione in via generalizzata per tutti i clienti sono state Credem e Banco
Bpm. Altre banche hanno poi seguito l’esempio, ma si tratta solo di rare
eccezioni.
Pur non essendo le variazioni in melius disciplinate dall’art. 118 del Tub, è
evidente che il ripristino delle condizioni originarie fa parte dei princìpi di
buona fede e correttezza che una banca deve avere nei confronti della
clientela e su cui Banca d’Italia è chiamata a vigilare.
Per di più ci sono istituti – il primo è stato UniCredit – che hanno addirittura
alzato e non diminuito i costi dei conti correnti con l’opinabile “giustificato
motivo” del rialzo dell’inflazione. Ma come ricorda la stessa Banca d’Italia
«l’aumento dei tassi avviato lo scorso luglio dalla Bce può avere effetti positivi
sulla redditività complessiva dei rapporti tra banche e clienti, potenzialmente
in grado di compensare l’aumento dei costi indotto dall’inflazione». La crescita
del carovita non autorizza quindi le banche ad addebitare al cliente maggiori
oneri, perché nel valutare il “giustificato motivo” occorre considerare che
l’inflazione ha comportato il rialzo dei tassi di cui i bilanci delle banche stanno
beneficiando enormemente.
Adesso occorre verificare quali effetti produrrà la moral suasion di Banca
d’Italia. In genere le banche vanno avanti senza indugi con le loro strategie e
sono pronte a rivedere le condizioni solo ai pochi clienti che reclamano. Un
modo di agire che non rientra nei princìpi di correttezza previsti dalle
disposizioni di Banca d’Italia. E non si può più sentire il solito refrain che
“occorre educare i clienti”. Non è realistico pensare di educare tutti i milioni di
italiani che hanno un conto in banca. In primis andrebbero educati a
comportarsi più correttamente gli strateghi delle banche, anche a suon di
sanzioni. La moral suasion non è sufficiente.
fonte: IL SOLE 24 ORE

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