SERVIZI PUBBLICI DIGITALI – PA digitale: i dodici progetti da tenere d’occhio nei prossimi mesi

SERVIZI PUBBLICI DIGITALI
PA digitale: i dodici progetti da tenere
d’occhio nei prossimi mesi


Dall’interoperabilità ai pagamenti digitali, passando per la
digitalizzazione delle notifiche, il cloud, il domicilio digitale e il sistema
di gestione delle deleghe: tutti i progetti che ci avvicinano a una PA
davvero digitale e che occorre monitorare nei prossimi mesi
Patrizia Saggini – avvocata, esperta di digitalizzazione della Pubblica
Amministrazione
Andrea Tironi – Project Manager – Digital Transformation
La PA digitale, quella che snellisce la burocrazia, azzera la corruzione e
semplifica i rapporti tra i diversi enti e tra questi e i cittadini, sembra sempre a
un passo dall’essere realizzata. Ma quanto siamo davvero vicini? Davvero in
tutti questi anni non abbiamo fatto passi avanti?
Lasciando da parte le tendenze catastrofiste, proviamo piuttosto ad accendere
i riflettori sui progetti da monitorare – quelli che davvero potranno fare la
differenza tra teoria e pratica – nei mesi a venire, partendo dalla piattaforma
digitale nazionale dati per finire col metaverso.
Interoperabilità (PDND)
La PDND (piattaforma digitale nazionale dati) dovrebbe essere il vero salto
quantico della PA dei prossimi anni, realizzando finalmente il principio once
only, di cui tanto si parla, ma di cui – fino ad ora – si vedono ridotti risultati
rispetto al potenziale.
Oggi le basi dati della PA sono infatti divise tra loro, a meno di qualche
eccezione (ANPR) o qualche accordo specifico che permette già l’interazione
tra basi dati di enti centrali.
Ci aspettiamo che l’interoperabilità dei dati riguardi tutte le basi dati di
interesse nazionale previste dal CAD, soprattutto ANPR, nella misura in cui –
ad esempio – i Comuni non hanno ancora la possibilità di avere accesso alle
anagrafi di altri Comuni per verificare dati personali, per procedimenti che non
rientrino in quelli anagrafici, provocando ovviamente disagi e rallentamenti nel
percorso di miglioramento e automatizzazione dei servizi.
In un domani (speriamo) poco lontano, grazie ad un registro manutenuto dalla
PDND dovrebbe essere possibile sapere a che PA chiedere un determinato
dato (attributo) in modo da poter completare la scheda di un cittadino che
richiede un servizio, pur mantenendo le varie basi dati come governance tra
loro separate (mantenendo quindi una governance distribuita e un accesso
decentrato, per sicurezza, resilienza e riduzione dei rischi di abuso sia umano
che tecnologico).
Un passo avanti enorme, proprio come la recente pubblicazione delle Linee
Guida per i gestori di Attributi Qualificati. Il futuro dell’interoperabilità e la sua
implementazione non sono mai stati così vicino?
Pagamenti digitali
I pagamenti digitali sono un macro-trend mondiale e nazionale, non solo nella
PA. Del resto, la presenza di una società come PagoPA rende il tema ancora
più centrale nella PA, anche se nel tempo PagoPA ha esteso le sue
competenze all’app IO, alla PDN (piattaforma delle notifiche) e alla PDND
(piattaforma digitale nazionale dati). Guardando la dashboard pagoPA risulta
evidente come il fenomeno della diffusione dei pagamenti digitali sia in
crescita non lineare anche nel mercato degli enti pubblici e di pubblica utilità,
e quanto questo tema rimanga centrale nell’agenda delle PAC e della PAL,
oltre che dei gestori dei servizi pubblici.
Rendere disponibili tutti i servizi tramite PagoPA, a meno di quelli per cui non
è ancora possibile (discorsi come F24, IMU, SDD …), diventa un passo
fondamentale dei prossimi mesi/anni, rendendo i processi di pagamento il più
possibile fluidi mediante integrazioni, riducendo al minimo l’intervento umano.
Per far acquisire una consapevolezza maggiore dell’utilità dei pagamenti
online nelle Amministrazioni sarebbe anche fondamentale mettere a
disposizione un tool di analisi che possa aiutare ciascun Ente nello studio dei
pagamenti che ha ricevuto attraverso il nodo nazionale, evidenziando ad
esempio:
● principali canali utilizzati (online, sportelli fisici, ecc.)
● fascia oraria in cui è stato eseguito il pagamento (per analisi delle
abitudini delle persone)
● impatto dell’app IO come canale di avvio del pagamento.
Solo con un’analisi dettagliata si possono infatti comprendere le abitudini e i
comportamenti dei cittadini, e quindi cercare di migliorare sempre di più
l’esperienza nei confronti dei servizi digitali.
Digitalizzazione delle notifiche
La Piattaforma delle Notifiche (PDN) sarà oggetto del prossimo avviso, in
arrivo dopo l’estate. La misura prevede 245 milioni di investimento e mira a
risolvere l’annoso problema delle notifiche a valore legale inviate a cittadini e
imprese, che hanno 2 principali problemi: la fase “investigativa” in cui si cerca
di raggiungere il destinatario con esiti non sempre fortunati (il destinatario non
vuole essere raggiunto, si è trasferito, non è presente al domicilio per vari
motivi) e la fase di certezza del momento della notifica (ad esempio nel caso
delle multe per poter cambiare l’importo associato allo IUV nel caso il
pagamento avvenga dopo 5 giorni dalla notifica).
C’è anche il tema dei costi: le notifiche digitali costeranno meno, con un buon
risparmio sia per i cittadini che per gli enti che fino ad ora se ne stanno
occupando, in particolare i Comuni, sia in termini di spese vive e soprattutto
sull’utilizzo di personale dedicato. Insomma, un bel cambiamento da
monitorare che coinvolge una fase importante (la notifica) di numerosi
processi della PA, dalla notifica di un atto a valore legale, al pagamento di una
sanzione.
In un giardino pulito è più difficile buttare cartacce, allo stesso modo in un
sistema completamente digitale è più difficile tornare all’analogico.
Cloud
L’Avviso per l’Investimento 1.2 “Abilitazione al cloud per le PA Locali” Comuni
Aprile 2022” è chiaro: 500 milioni a disposizione per i comuni per passare al
cloud.
Il cloud diventa quindi un tema centrale per la PAC e la PAL, grazie alla
Strategia Cloud, al Regolamento Cloud e al passaggio della governance da
Agid al MITD (e al DTD). Andare in cloud può voler dire molte cose: maggiore
sicurezza dei dati, meno datacenter (laddove si riesca ad eliminare del tutto il
server dell’ente, percorso naturale dopo averlo vuotato dei dati importanti),
maggiore raggiungibilità del dato, questo per iniziare.
L’avvio, d’altra parte, rischia anche di creare dei fornitori “too big to fail”, che in
questo percorso di messa a terra dell’avviso ingloberanno un numero elevato
di enti facendo diventare i loro datacenter delle specie di PSN di classe 2,
ovvero dei punti nevralgici per il sistema Paese. Se è vero, infatti, che se si
ferma un comune di 1000 abitanti il rischio Paese è basso, se si ferma un
datacenter che ne contiene 1500 di comuni da 5 a 10.000 abitanti, allora la
questione cambia.
Insomma, un tema caldo da tenere sott’occhio, considerando anche gli
sviluppi del PSN vero e proprio da completare per fine anno.
Automazione (RPA)
La Robotic Process Automation è una tecnologia che potrebbe nel prossimo
futuro diffondersi velocemente nella PA.
L’RPA consente di automatizzare attività e processi ripetitivi (quindi a basso
valore aggiunto) svolti quotidianamente nelle prassi della PA, ad oggi eseguite
tramite intervento umano. Quali sono i suoi benefici? L’introduzione di
automazione può agire sia in termini di aumento dell’efficienza (riduzione dei
tempi e dei costi di esecuzione), sia in termini di efficacia (a regime, drastica
riduzione degli errori di esecuzione). Una delle sue caratteristiche principali è
l’essere una tecnologia “low code”, la cui introduzione non richiede particolari
integrazioni, modifiche del processo esistente né particolari attività di sviluppo.
Quanto appena descritto dovrebbe far comprendere il valore aggiunto del suo
utilizzo in ambito pubblico: uno degli esempi migliori riguarda lo smistamento
automatico delle e-mail PEC in ingresso. Grazie a un avanzato sistema di
analisi semantica e di elaborazione del linguaggio naturale, un sistema
automatizzato riesce ad analizzare nel dettaglio i testi delle e-mail e i
documenti allegati in modo da inoltrare automaticamente la missiva elettronica
al destinatario corretto, che potrà quindi gestire la pratica in meno tempo. Ciò
consente di risparmiare molte ore, se non giorni, di smistamento manuale.
La RPA evita inoltre due delle principali barriere all’introduzione di
digitalizzazione, cioè il change management e la necessità di integrazioni e
può andare a lenire va a lenire le difficoltà derivanti dalla carenza di
personale.
AI – Chatbot
La PA ancora non gioca il ruolo predominante che dovrebbe avere su questo
tema centrale di innovazione. Infatti, il mondo pubblico è sia generatore di dati
sui quali sviluppare applicazioni di AI, sia fruitore di queste per migliorare i
servizi da erogare ai cittadini. In termini di erogazione di servizi uno degli
ambiti di applicazione che ha avuto maggiore fortuna è quello degli assistenti
virtuali.
Negli ultimi due anni abbiamo assistito alla realizzazione di diverse soluzioni
volte a supportare i cittadini nell’ottenimento di informazioni e più in generale
nella interlocuzione con l’ente di riferimento. Ma sono molte altre le
opportunità ancora poco sfruttate di questa tecnologia, pensiamo ad esempio
alle iniziative di computer vision, che analizzano il contenuto delle immagini,
applicabili ad esempio in ottica di sicurezza dei luoghi pubblici, ma anche le
soluzioni per estrarre e ottimizzare informazioni dai dati raccolti tramite
sensoristica. In questo secondo caso, gli utilizzi potrebbero essere i più vari:
uno su tutti, il supporto alle politiche di mobilità e ambientali.
Una tecnologia così potente necessità però di una governance chiara e
trasparente. Su questo, accenniamo solamente al “Programma strategico per
l’Intelligenza artificiale 2022-2024”, nella cornice del quale è stato istituito il
gruppo di lavoro permanente sull’IA, incardinato nel Comitato Interministeriale
per la Transizione Digitale, il quale avrà proprio il compito di garantire una
governance efficace sulla realizzazione del piano, monitorandone l’attuazione
e coordinandola con le ulteriori iniziative del Governo sul tema. La strategia,
costruita in linea con quella europea in materia di intelligenza artificiale,
intende essere la base per rilanciare programmi e investimenti, colmare i
ritardi ed i gap dell’Italia nella ricerca e nell’utilizzo della tecnologia ed avviare
il Paese verso la transizione digitale all’AI.
Domicilio digitale
Visto che la Piattaforma Notifiche (vedi punto 3) utilizzerà – non solo – il
domicilio digitale come canale di recapito, è assolutamente fondamentale che
si avvii al più presto INAD e parallelamente anche una forte campagna di
comunicazione, al fine di sensibilizzare le persone sulle nuove modalità di
recapito degli atti, e soprattutto sull’importanza di avere a disposizione un
domicilio digitale personale, focalizzando l’attenzione soprattutto sui vantaggi,
come ad esempio minori costi di recapito degli atti, e disponibilità in tempi più
rapidi del documento digitale.
Il Domicilio Digitale esiste da tempo ed è obbligatorio per tutte le persone
giuridiche e per i professionisti, deve diventare un concetto “assodato” anche
per le persone fisiche: dopo SPID e CIE – quindi la gestione dell’identità
digitale – può essere considerato come l’ultimo miglio per la trasformazione
digitale dei rapporti tra PA e cittadini, affiancando ovviamente il tutto a percorsi
di alfabetizzazione e/o assistenza per le fasce di popolazione più in difficoltà.
Sistema di gestione delle deleghe
Un altro tassello mancante – e di cui si parla da qualche tempo – è la
necessità di poter gestire le deleghe per l’accesso con l’identità digitale, in
particolare con SPID, in modo che persone – che siano o giuridicamente
incapaci o in difficoltà per altri motivi – possano delegare formalmente altre
persone a presentare istanze online in nome e per conto loro, risolvendo i
problemi fino ad ora presenti per queste categorie di persone.
La disciplina di dettaglio del sistema di gestione delle deleghe (SDG) è
attualmente in corso di definizione, con la predisposizione di un decreto e di
un manuale operativo che indicheranno le procedure da seguire.
Metodologicamente è necessario distinguere tra “delega volontaria” e “delega
legale”, nella misura in cui nel secondo caso il delegato è individuato con un
provvedimento giudiziario (ES: nomina di un tutore): rispetto a questa
eventualità si auspica in prospettiva un passaggio diretto di informazioni
dall’istituzione che emette il provvedimento al sistema gestore delle deleghe,
sempre nell’ottica dell’interoperabilità e della circolazione dei dati.
Attivazione Stato Civile digitale (con ANPR)
Dopo il completamento di ANPR con i dati anagrafici di tutti i Comuni italiani,
ci si aspetta a breve che anche gli atti di stato civile possano essere
finalmente digitali (tenendo presente che questo aspetto era già previsto dal
DPR 396/2000, ma mai realizzato).
Gli atti di stato civile riguardano i momenti fondamentali della persona
(nascita, matrimonio, cittadinanza e morte) e rappresentano i cardini dei diritti
della persona; forse proprio per questo si è aspettato fino ad ora, ma è giunto
il momento di dare una svolta anche in questo settore: gli attori in gioco sono
non solo i Comuni, ma anche Ospedali, Tribunali, ecc.) e quindi ci si aspetta
non solo che i dati e documenti siano nativamente digitali, ma che sia anche
costituito un sistema “a rete” in cui si evitino le N-mila comunicazioni tra enti
che circolano fino ad ora, con evidente automatizzazione del processo e
quindi risparmio di personale.
Un buon segnale è contenuto nel recente DL 36/2022 (convertito in L.
79/2022) che prevede una modifica all’art. 62 del CAD, inserendo un
paragrafo che rinvia ad uno dei decreti previsti dal comma 6bis la definizione
delle modalità e dei tempi di adesione da parte dei Comuni all’Archivio
nazionale informatizzato dei registri di stato civile, con conseguente
dismissione della versione analogica dei registri di stato civile.
Digitalizzazione dei documenti cartacei
La digitalizzazione del patrimonio documentale della pubblica
amministrazione è un “non tema”, ovvero è sempre sul tavolo ma sempre più
ai bordi.
Parlare di digitalizzare i documenti sembra quasi “antico” laddove i temi più
cool sono ad oggi il metaverso, la blockchain, i droni.
Spesso, inoltre, i vantaggi di questo processo sono intangibili (minore tempo
di ricerca, digitalizzazione di tutto il processo di gestione della pratica grazie
alla possibilità di avere documenti digitali, scambio di dati e verifica di dati
molto più immediato) e non si vedono (meglio una bella strada asfaltata,
insomma), ma il potenziale di cambiamento è disruptive.
Immaginiamo per un momento di avere tutti i dati di tutte le PA digitalizzati: si
potrebbero fare letteralmente miracoli incrociandoli, ricercandoli
(immaginiamo un motore di ricerca che permette di trovare un dato in questo
enorme database che potremmo chiamare WebPA), analizzandoli
(PA-nalytics).
Il problema è molto sentito nei Comuni per un particolare settore, cioè i
documenti delle pratiche edilizie, che sono molto frequentemente oggetto di
accesso agli atti – da parte di professionisti e cittadini – e che in quest’ultimo
periodo hanno avuto un’impennata, grazie alla possibilità del “Superbonus”.
L’accesso ai documenti “cartacei” comporta gravi ritardi e notevole impegno di
personale, dovuto alla necessità di recuperare il materiale presso archivi fisici
(spesso non ordinati e dislocati in posti lontani dalla sede comunale), e quindi
un intervento di digitalizzazione massiva in questo ambito sarebbe di notevole
importanza.
Spendere qualche euro dei soldi ricevuti mediante gli avvisi di
padigitale2026.gov.it anche in questa direzione poco “cool” ma molto utile,
potrebbe essere un’opzione interessante.
Blockchain
Negli anni le iniziative implementative di blockchain sono aumentate
sensibilmente, soprattutto in ambito enterprise, ma anche la PA ha provato a
sperimentare con questa tecnologia. In ambito pubblico possono trovare
interessanti applicazioni i progetti volti a sperimentare la verificabilità dei dati,
piuttosto che il coordinamento dei dati. Nel primo caso, si fa riferimento alla
funzionalità di notarizzazione della blockchain, utilizzando le caratteristiche di
immutabilità e trasparenza offerte dalla tecnologia è possibile, ad esempio
verificare la data di creazione di un documento e che esso non sia stato
modificato nel tempo. In merito al coordinamento dei dati, si aggiunge alla
caratteristica di notarizzazione sopra descritta anche la possibilità di portare
on chain anche lo scambio di dati attraverso gli smart contract consentendo
un coordinamento efficace ed efficiente tra gli attori coinvolti nel processo. Per
consentire di sperimentare e promuovere servizi su blockchain, Agid ha
pubblicato le linee guida del progetto IBSI (Italian Blockchain Service
infrastructure), al quale hanno aderito alcuni Enti, tra cui Poste Italiane, Inail,
Inps, CSI Piemonte, Sogei, Enea, per citarne alcuni.
XR e Metaverso
Da quando Mark Zuckerberg ha deciso di cambiare il nome della sua holding
da Facebook a Meta, non si parla di altro. Non che prima non se ne parlasse,
ma il cambiamento ha reso mainstream il concetto di metaverso.
Il metaverso ad oggi non è niente altro che una delle tecnologie XR disponibili,
che vanno dalla VR (virtual reality, dove l’esperienza è completamente
immersiva), passando per l’AR (realtà aumentata, in cui alla realtà viene
sovrapposto un layer informativo aggiuntivo informativamente correlato a
quello che si vede nel mondo reale, ma ad esso non collegato) e la MR
(mixed reality, in cui mondo virtuale e reale si sommano, come ad esempio
quando posiziono un mobile nella mia casa prima di comprarlo e posso
vederlo da tutte le angolazioni). Questi mondi sono poco utilizzati nella PA, del
resto probabilmente la MR e la AR saranno sempre più diffusi nei prossimi
anni. Sperimentare queste tecnologie nella PA potrebbe essere interessante e
lo spazio per le idee è molto ampio (ad esempio per la formazione in sanità o
nella scuola in generale).
fonte: AGENDADIGITALE

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