PUBBLICA AMMINISTRAZIONE E NUOVE TECNOLOGIE – Digitalizzazione dei comuni, ecco tutti i bandi: punti di forza e nodi aperti

Digitalizzazione dei comuni, ecco tutti i
bandi: punti di forza e nodi aperti

La pubblicazione dei bandi del Piano Italia Digitale 2026 è un buon segnale
per la promozione di offerta e gestione di servizi online anche da parte dei più
piccoli enti. Il piano del governo è ben congegnato e punta molto sulla
semplificazione ma tutto dipenderà dall’execution
di Thomas Osborn
Istituto per la Competitività, I-Com,
Lorenzo Principali
direttore Area Digitale di I-Com,
e Domenico Salerno
Istituto per la Competitività – I-Com
Con la pubblicazione sul portale del Dipartimento per la trasformazione
digitale di ben 7 bandi del Piano Italia Digitale 2026, si è dato ufficialmente il
via al percorso per potenziare le dotazioni informatiche delle Amministrazioni
Pubbliche locali e la platea di servizi pubblici offerti ai cittadini per via
telematica.
Vediamo nello specifico i bandi già pubblicati.
I bandi per la migrazione al cloud di scuole e comuni
A distanza di una settimana, tra il 19 e il 26 aprile, sono stati pubblicati gli
avvisi per la migrazione al cloud dei servizi di 8.365 scuole e 7.904 comuni.
Questi provvedimenti, approvati in coerenza con la strategia Cloud Italia
pubblicata lo scorso gennaio, perseguono l’obiettivo di incentivare questi enti
all’adozione di soluzioni basate sul cloud per migliorare la qualità dei servizi
offerti, aumentandone al contempo sicurezza e affidabilità e riducendone i
costi. A tal fine sono stati stanziati rispettivamente 50 milioni per le scuole e
500 milioni per i comuni.
Gli obiettivi
Le milestones previste consistono nelle aggiudicazioni di tutti i bandi per ogni
tipo di amministrazione pubblica coinvolta (che includerà, oltre a comuni e
scuole, anche gli enti sanitari locali) entro marzo 2023 e nell’avvenuta
migrazione verso ambienti cloud certificati di almeno 4.083 pubbliche
amministrazioni locali entro settembre 2024 e di almeno 12.464 unità entro
giugno 2026.
Gli avvisi, collegati all’obbligo per la PA di migrare i propri data center verso
ambienti cloud, consentono a scuole e comuni di candidarsi per ricevere un
contributo economico per avviare o perfezionare il proprio percorso di
migrazione, che per essere finalizzato deve comprendere un numero minimo
di servizi.
Le scuole possono scegliere da un minimo di 3 ad un massimo di 23 servizi
indicati nell’allegato 2 dell’avviso. I comuni possono scegliere da una lista di
95 servizi indicati nel percorso guidato all’interno di PA Digitale 2026.
Le modalità di migrazione
Sia per le scuole che per i comuni sono previste due modalità di migrazione,
ovvero il trasferimento in sicurezza dell’infrastruttura It (la migrazione in cloud
dell’infrastruttura esistente, senza apportare modifiche agli applicativi ma
semplicemente replicando il servizio in ambiente cloud) e l’aggiornamento in
sicurezza di applicazioni in cloud (acquistando una soluzione nativa in cloud o
riorganizzando l’architettura applicativa in favore di soluzioni cloud native).
Nel piano di migrazione, i comuni potranno scegliere per ognuno dei propri
servizi da spostare in cloud quale modello di migrazione utilizzare.
Rispetto ai finanziamenti, per i comuni è prevista un’ulteriore differenziazione
in 7 categorie, a seconda del numero di abitanti (la prima comprende i comuni
con meno di 2.500 residenti, l’ultima quelli con più 250.00 abitanti). Per
ognuna di queste classi è stato previsto anche il numero minimo e massimo
di servizi per i quali verrà finanziata la migrazione (rispettivamente da 7 a 9 per
i comuni di dimensioni più piccole, e da 17 a 21 per quelli di dimensioni
maggiori). L’importo varia, inoltre, a seconda delle modalità di migrazione: per i
piccoli comuni, ad esempio, il mero trasferimento di dati e applicazioni in
cloud viene finanziato con un importo che corrisponde a circa un terzo
rispetto all’utilizzo di una soluzione cloud nativa, e vanno da un minimo di €
10.600 ad un massimo di € 41.000. Per i grandi si arriva fino a € 1,59 milioni.
Viene finanziato a parte anche il canone del primo anno per il pagamento dei
servizi, sempre proporzionalmente alle dimensioni del comune (€ 6.000 per i
più piccoli, € 3,5 milioni per i più grandi), poiché variabili quali numero di
utenze e interazioni influenzano i costi di mantenimento dei servizi. Per
quanto concerne le scuole, per ogni servizio che verrà migrato sarà
corrisposto un forfettario di € 553, con un importo minimo pari a € 1.659 per 3
servizi fino ad un massimo di € 12.719, equivalente a 23 servizi. Per le scuole,
il canone del servizio cloud è incluso all’interno di tale importo.
Come candidarsi
Per candidarsi, i comuni devono preventivamente effettuare la classificazione
dei propri dati (distinguibili tra ordinari, critici e strategici ) e dei propri servizi
tramite la piattaforma PAdigitale2026, secondo i criteri definiti dall’Agenzia per
la cybersicurezza nazionale in coerenza con la strategia Cloud Italia. Nella
piattaforma è possibile verificare e confermare l’elenco dei servizi e il livello di
classificazione creati automaticamente sulla base delle caratteristiche del
comune, oppure determinare una nuova classificazione del servizio attraverso
la compilazione di un questionario. Una volta ultimata, la classificazione verrà
verificata dall’Agenzia per la cybersicurezza.
I bandi per la digitalizzazione dei servizi dei comuni
Nell’ambito della linea di Investimento 1.4 del PNRR denominata “Servizi
digitali e cittadinanza digitale”, il 26 aprile scorso è stato lanciato un ulteriore
bando, destinato a tutte le amministrazioni comunali italiane, finalizzato alla
erogazione di finanziamenti complessivi per € 400 milioni da utilizzare per
migliorare i propri portali web nell’ottica di potenziare i servizi digitali offerti
alla cittadinanza. L’obiettivo è mettere a disposizione dei cittadini un sito che
abbia un’interfaccia semplice, coerente, facilmente fruibile e accessibile, in
modo tale da poter raggiungere, tramite canali informatici, la più ampia platea
possibile di utilizzatori, a prescindere dal grado di alfabetizzazione digitale.
Il sito web costituisce la porta di accesso per la seconda componente del
bando, ovvero i servizi digitali, che possono riguardare un ampio catalogo di
prestazioni come il pagamento di contravvenzioni e tributi, l’erogazione di
servizi socio-assistenziali, l’iscrizione a corsi e scuole pubbliche nonché il
rilascio di permessistica ed autorizzazioni.
Ogni singolo ente può presentare un’unica richiesta per un importo che varia in
relazione al numero di abitanti, come da tabella sottostante:
Ampiezza
comune
Importo riconosciuto per il
rifacimento del sito web
Importo del finanziamento per
ogni singolo servizio
fino a 5.000 ab. € 28.902 € 12.755 (max 4 servizi)
5.001 – 20.000
ab. € 51.654 € 25.895 (max 4 servizi)
20.001 – 50.000
ab. € 87.682 € 38.650 (max 5 servizi)
50.001 –
100.000 ab. € 96.260 € 38.650 (max 6 servizi)
100.001 –
250.000 ab. € 162.545 € 58.963 (max 6 servizi)

250.000 ab. € 500.243 € 77.684 (max 10 servizi)
Per quanto concerne le tempistiche di realizzazione degli interventi, il bando
concede ai comuni sotto i 5000 abitanti un massimo di 6 mesi per
l’individuazione e la contrattualizzazione del fornitore e 9 mesi dalla data di
stipula del contratto per la conclusione delle attività, mentre per i comuni oltre
questa soglia le scadenze sono portate rispettivamente a 9 mesi e 12 mesi. Il
bando termina si chiuderà il 2 settembre 2022.
I nuovi portali per le scuole
Relativamente alla linea di investimento 1.4.1 è stato pubblicato, il medesimo
giorno del bando destinato ai comuni, un secondo bando diretto alle scuole
secondarie di 1° e 2° grado dislocate su tutto il territorio nazionale (ad
eccezione degli istituti paritari). Lo stanziamento totale di € 45 milioni di euro
è in questo caso finalizzato alla realizzazione di portali web per le comunità
scolastiche italiane.
I siti da realizzare dovranno essere fedeli al modello standard di sito web
istituzionale per le scuole secondarie messo a punto dal Ministero
dell’istruzione e il Dipartimento per la trasformazione digitale. Tale formato è
stato sviluppato per offrire un punto di accesso semplice e trasversale con
informazioni affidabili e aggiornate per studenti, personale, genitori e in
generale tutti i cittadini.
Il bando fornisce indicazioni anche sull’architettura del sito web, che deve
essere organizzata in quattro sezioni principali:
● “Scuola”, in cui è descritto l’istituto dal punto di vista strutturale e
organizzativo;
● “Servizi”, in cui sono presenti tutti i servizi che la scuola offre a studenti,
famiglie e personale scolastico;
● “Novità”, in cui vengono pubblicate tutte le notizie e le circolari che
riguardano la comunità scolastica;
● “Didattica”, nella quale viene descritta nel dettaglio l’offerta formativa
della scuola.
Parimenti al bando precedente, ogni istituto scolastico (anche i comprensivi)
può presentare una sola domanda utile ad ottenere il contributo fisso pari a €
7.301. Relativamente alle tempistiche, il bando concede 6 mesi per
l’individuazione e la contrattualizzazione del venditore e 9 mesi dalla stipula
per la realizzazione del portale.
Il bando per l’estensione di Spid e PagoPA
Sempre sul filone dell’offerta di servizi pubblici digitalizzati, in questo caso
dedicata ai servizi “abilitanti”, lo scorso 4 aprile il MITD ha pubblicato il bando
per finanziare l’estensione dell’utilizzo delle piattaforme nazionali di Identità
Digitale, ovvero SPID e CIE (la Carta d’Identità Elettronica). Anch’esso rivolto
ai 7.904 comuni italiani, è dotato di uno stanziamento complessivo di €100
milioni da impiegare per l’adesione di questi alle piattaforme SPID, CIE e per
l’erogazione di un piano formativo che punta ad aggiornare e sensibilizzare i
dipendenti circa le disposizioni normative, le linee guida con cui adottare i
nuovi servizi, e le best practices in caso di integrazione a SPID e CIE con
protocollo SAML2.
I fondi provengono da quelli assegnati all’investimento 1.4 della Missione 1
Componente 1 del PNRR “Servizi e Cittadinanza Digitale”, nello specifico dalla
parte della Misura 1.4.4. “Estensione dell’utilizzo delle piattaforme nazionali di
identità digitale (SPID CIE) e dell’anagrafe nazionale digitale (ANPR)”.
L’importo riconoscibile alle PA interessate all’implementazione del pacchetto
per l’Identità Digitale è di € 14.000, e tali fondi possono essere assegnati a
qualsiasi Comune che eroga servizi online ai cittadini e che, al momento
dell’invio della partecipazione, non presenti alcuna integrazione alle
piattaforme SPID e CIE (o integrazione solo a SPID o CIE con protocollo
SAML2), a prescindere dal numero di servizi erogati online e dal bacino di
utenza. Importante la specificazione di ciò che il Ministero intende per servizi
online, ovvero tutti quei servizi digitali erogati al cittadino
dall’amministrazione, che comprendono l’insieme di interfacce digitali, flussi e
procedure, tipicamente a seguito di un login identificativo, funzionali a
consentire al cittadino di richiedere una prestazione e vederla erogata, o
viceversa a permettere un adempimento verso l’amministrazione.
Per ciascuna amministrazione vincitrice della gara, l’obiettivo finale consiste
nell’assicurare l’adozione di entrambe le piattaforme SPID e CIE, nonché di
contribuire al raggiungimento dei Target europei per la Misura 1.4.4. Questi, in
particolare, prevedono il superamento di quota 42 milioni di identità digitali
rilasciate entro fine 2025, e la copertura del 100% delle amministrazioni
pubbliche (16.500 in totale) che adottano l’identificazione elettronica (eID)
entro marzo 2026.
Il Bando per l’adozione dell’App IO
Un ulteriore bando, finanziato con 90 milioni, riguarda gli stanziamenti per
favorire l’adozione dell’App IO da parte dei Comuni. Come per il bando
PagoPA, l’obiettivo dell’avviso consiste nella migrazione e nell’attivazione di
una media di 50 servizi App IO per ciascun comune, con il fine ultimo di
agevolare una piena integrazione digitale per ciascuno dei comuni coinvolti.
In base alla popolazione residente, il bando prescrive un minimo di “pacchetti”
di servizi da attuare (3 servizi per i comuni fino a 20.000 abitanti, e 5 servizi
per i comuni con più di 20.000 abitanti) con limite massimo di 50 servizi
finanziabili. Anche i finanziamenti ricevibili sono calcolati proporzionalmente
al numero di servizi migrati ed attivati sull’App IO, e verranno riconosciuti solo
a seguito del conseguimento del risultato atteso. Per ciascun servizio attivato
si va da un minimo di €243 per i comuni con meno di 5.000 abitanti, ad un
massimo di €3.187 per i comuni con più di 250.000 abitanti.
Anche questo avviso si inserisce all’interno della Missione 1 Componente 1
del PNRR, nello specifico alla Misura 1.4.3 “Adozione AppIO” nell’ambito
dell’Investimento 1.4 “Servizi e Cittadinanza Digitale”. Più precisamente la
misura è collegata all’articolo 64- bis del CAD che prevede che le pubbliche
amministrazioni e gli altri soggetti di cui all’art. 2, comma 2 del CAD, tramite il
punto di accesso telematico attivato presso la Presidenza del Consiglio dei
ministri, rendano fruibili digitalmente i propri servizi.
Il progetto PA digitale 2026
Lo scorso 30 marzo, il Ministro Colao ha illustrato il progetto PA digitale 2026,
sviluppato nella cornice del PNRR, che prevede il lancio di molteplici bandi per le PA
locali volti a favorirne la digitalizzazione attraverso diversi canali. Nel dettaglio,
questi vanno dalla migrazione al cloud a modelli collaudati per l’implementazione di
servizi pubblici digitali, passando per il consolidamento dell’identità digitale
(SPID/CIE), fino al sistema di pagamento pagoPA e dell’app IO. In autunno 2022 si
aggiungerà inoltre la Piattaforma notifiche, l’infrastruttura unica tramite cui le PA
potranno notificare alle persone fisiche e giuridiche gli atti amministrativi a valore
legale.
Gli obiettivi del Piano
Il target di queste iniziative è costituito dai 22.353 da enti della PA dislocati su tutto il
territorio nazionale, tra i quali figurano scuole, comuni, asl, aziende ospedaliere,
regioni, università, province, città metropolitane, istituti di ricerca e pubblica
amministrazione centrale.
Il Piano prevede la creazione di una cornice predefinita e semplificata entro la quale
favore l’assegnazione dei fondi tramite la semplice adesione agli avvisi. Per facilitare
le operazioni è stata costituito il portale padigitale2026.gov.it, una piattaforma online
unica per dare la possibilità a tutte le amministrazioni di scegliere le iniziative di
digitalizzazione dei servizi prioritarie per ciascuno, all’interno di un quadro coerente
ed omogeneo valido per tutto il Paese.
Cosa cambia per i finanziamenti delle PA
Non sarà più necessario presentare progetti, ma ogni PA riceverà un finanziamento
predefinito sulla base di specifici criteri – quali tipologia, dimensione e necessità –
che verrà assegnato mediante l’erogazione di voucher secondo l’ordine di
prenotazione.
La piattaforma dovrebbe supportare le PA nella candidatura, nella rendicontazione e
per le richieste di assistenza. Gli avvisi hanno una durata media di 4-6 mesi, con
finestre di assegnazione mensili in cui verranno riconosciuti i fondi alle
amministrazioni che si sono candidate e che rispondono ai requisiti. Coerentemente
con le operazioni di digitalizzazione delle PA, per partecipare agli avvisi gli enti
avranno bisogno un’identità digitale (SPID o CIE), di aggiornare i dati della propria
amministrazione su IPA (l’Indice dei domicili digitali della Pubblica Amministrazione
e dei Gestori di Pubblici Servizi) e della firma digitale per l’invio delle candidature.
Conclusioni
La pubblicazione dei bandi all’interno della cornice della piattaforma unica di
gestione delle procedure di digitalizzazione degli enti pubblici locali appare
senza dubbio un buon segnale per la promozione di offerta e gestione di
servizi online anche da parte dei più piccoli enti. Il raggiungimento di realtà più
piccole, con un reale e capillare coinvolgimento di cittadini e PA nei processi di
transizione digitale, è infatti il nucleo fondante su cui si basa la progettazione
del PNRR italiano.
Allo stato attuale il piano appare ben congegnato in particolare a livello
strategico, nel tentativo di centralizzare e semplificare le procedure di
digitalizzazione dei servizi favorendo anche l’adozione di piattaforme abilitanti
(quali in particolare il cloud computing) e servizi propedeutici quali Spid e
pagoPA e AppIO.
Oltre al fattore economico, quanto mai determinante, potrebbe costituire un
ulteriore elemento di spinta alla migrazione digitale anche la semplificazione
delle procedure, che sono state pre-impostate lungo direttrici comuni e che
potrebbero favorire l’adesione in particolare dei piccoli enti, i quali altrimenti
ne sarebbero rimasti probabilmente esclusi per mancanza di competenze o di
personale.
È sulla piena attuazione di tali processi – ad oggi ancora in via di definizione e,
pertanto, ancora difficilmente valutabili – che dipenderà l’esito del piano per la
ripresa nazionale, sulla quale è in ogni modo determinante anche la funzione
uniformatrice e di raccordo delle istituzioni europee.
Resta infatti da capire se tali procedure standardizzate favoriranno anche le
esigenze di enti di dimensioni diverse, e come la PA centrale sarà in grado di
gestire la mole di domande e richieste di assistenza che, verosimilmente,
giungerà in seguito alla pubblicazione degli avvisi (si pensi ad esempio a
quante PA potrebbero modificare la classificazione automatica dei servizi).
Occorrerà quindi monitorare con particolare attenzione la fase dell’execution,
anche eventualmente prevedendo correttivi in corsa che possano facilitare
questo passaggio epocale verso una concreta digitalizzazione della PA anche
nel rispetto delle milestone concordate in sede europea.

FONTE – AGENDADIGITALE

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.