POLITlCA – IL discorso programmatico di Giorgia Meloni alla Camera

Il discorso programmatico di Giorgia
Meloni alla Camera


IL DISCORSO. Il resoconto stenografico della Camera dei deputati delle
dichiarazioni della Presidente del consiglio dei ministri Giorgia Meloni
prima del voto di fiducia al suo governo
Testo della Camera dei deputati.
GIORGIA MELONI, Presidente del Consiglio dei Ministri. Grazie, Presidente.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, io sono intervenuta molte volte in
quest’Aula da deputato, da Vicepresidente della Camera, da Ministro della
Gioventù; eppure, la solennità è tale che credo di non essere mai riuscita a
intervenire senza che in me ci fosse un sentimento di emozione e di profondo
rispetto.
Vale ovviamente a maggior ragione oggi che mi rivolgo a voi in qualità di
Presidente del Consiglio dei Ministri per chiedervi di esprimervi sulla fiducia a
un Governo da me guidato.
Una grande responsabilità per chi quella fiducia deve ottenerla e meritarsela e
una grande responsabilità per chi quella fiducia deve concederla o negarla.
Sono i momenti fondamentali della nostra democrazia ai quali non dobbiamo
mai assuefarci.
Per questo io voglio ringraziare da subito chi si esprimerà in quest’Aula
secondo le proprie convinzioni, qualsiasi sia la scelta che farà (Applausi dei
deputati dei gruppi di maggioranza).
Un ringraziamento sincero va al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella
(Applausi) che, nel dare seguito all’indicazione chiaramente espressa dagli
italiani lo scorso 25 settembre, non ha voluto farmi mancare i suoi preziosi
consigli. Un ringraziamento va, ovviamente, ai partiti della coalizione di
Governo, ai miei Fratelli d’Italia, alla Lega, a Forza Italia, a Noi Moderati e ai
loro leader (Applausi dei deputati dei gruppi di maggioranza), a quel
centrodestra che, dopo essersi affermato nelle urne, ha dato vita a questo
Governo in uno dei lassi di tempo più brevi della storia repubblicana (Applausi
dei deputati dei gruppi di maggioranza) e io credo che questo sia il segno più
tangibile di una coesione che, alla prova dei fatti, riesce sempre a superare le
differenti sensibilità nel nome di un interesse più alto.
La celerità di questi giorni per noi era un fatto naturale ma era anche
doverosa, perché la condizione difficilissima nella quale l’Italia si trova non
consente di titubare o di perdere tempo e noi non intendiamo farlo. (Applausi
dei deputati dei gruppi di maggioranza)
E voglio per questo ringraziare anche il mio predecessore, il Presidente Mario
Draghi (Applausi), che tanto a livello nazionale quanto a livello internazionale
ha in queste settimane offerto tutta la sua disponibilità perché vi fosse un
passaggio di consegne veloce e sereno con il nuovo Governo, ovviamente,
anche se, per ironia della sorte, quel Governo era guidato dal presidente
dell’unico partito di opposizione all’Esecutivo da lui presieduto.
Si è molto ricamato su questo aspetto, ma io voglio dirvi che credo non ci sia
nulla di strano. Così dovrebbe essere sempre, così è nelle grandi democrazie
(Applausi dei deputati dei gruppi di maggioranza).
E tra i tanti pesi che sento gravare sulle mie spalle oggi non può non esserci
anche quello di essere la prima donna a capo del Governo in questa Nazione
(Applausi). Quando mi soffermo sulla portata di questo fatto io mi ritrovo
inevitabilmente a pensare alla responsabilità che ho nei confronti di tutte
quelle donne che in questo momento affrontano difficoltà grandi e ingiuste per
affermare il proprio talento o, più banalmente, il diritto a vedere apprezzati i
loro sacrifici quotidiani.
Ma penso anche, con riverenza, a coloro che hanno costruito con le assi del
loro esempio la scala che oggi consente a me di salire e di rompere il pesante
tetto di cristallo che sta sulle nostre teste (Applausi). Donne che hanno osato,
donne che hanno osato per impeto, per ragione o per amore.
Come Cristina, elegante organizzatrice di salotti culturali e barricate, come
Rosalie, testarda al punto da partire con i Mille che fecero l’Italia, come
Alfonsina che pedalò forte contro il vento del pregiudizio, come Maria o Grazia
che, con il loro esempio, spalancarono i cancelli dell’istruzione alle bambine di
tutto il Paese (Vivi e prolungati applausi – L’Assemblea si leva in piedi).
E poi Tina, Nilde, Rita, Oriana, Ilaria, Mariagrazia, Fabiola, Marta, Elisabetta,
Samantha, Chiara. Grazie! Grazie per aver dimostrato il valore delle donne
italiane, come spero di riuscire a fare ora anche io (Applausi dei deputati dei
gruppi di maggioranza).
Ma il mio ringraziamento, il più sentito, va ovviamente al popolo italiano, a chi
ha deciso di non mancare all’appuntamento elettorale e ha espresso il proprio
voto, consentendo la piena realizzazione del percorso democratico, che vuole
nel popolo, e solo nel popolo, il titolare della sovranità, con il rammarico, però,
per i moltissimi che hanno rinunciato all’esercizio di questo dovere civico
sancito nella Costituzione, cittadini che reputano sempre più spesso inutile il
loro voto, perché dicono: “Tanto poi decide qualcun altro, tanto poi si decide
nei palazzi o nei circoli esclusivi”.
Purtroppo spesso è stato così negli ultimi 11 anni, con un susseguirsi di
maggioranze di Governo pienamente legittime sul piano costituzionale, ma
drammaticamente distanti dalle indicazioni degli elettori (Applausi dei deputati
dei gruppi di maggioranza).
Noi oggi interrompiamo questa grande anomalia italiana, dando vita ad un
Governo politico, pienamente rappresentativo della volontà popolare (Applausi
dei deputati dei gruppi di maggioranza). E intendiamo farlo assumendoci
pienamente i diritti e i doveri che competono a chi vince le elezioni: essere
maggioranza parlamentare e compagine di Governo per cinque anni,
facendolo al meglio delle nostre possibilità, anteponendo sempre l’interesse
della Nazione a quello di parte e di partito.
Non useremo il voto di milioni di italiani per sostituire un sistema di potere con
un altro distinto e contrapposto (Applausi dei deputati dei gruppi di
maggioranza).
Quello che noi vogliamo fare è liberare le migliori energie di questa Nazione e
garantire agli italiani, a tutti gli italiani, un futuro maggiore di libertà, un futuro
di maggiore libertà, giustizia, benessere e sicurezza. E se per farlo dovremo
scontentare alcuni potentati o fare scelte che potrebbero non essere
comprese nell’immediato da alcuni cittadini, non ci tireremo indietro, perché il
coraggio di certo non ci difetta (Applausi dei deputati dei gruppi di
maggioranza).
Ci siamo presentati in campagna elettorale con un programma quadro di
Governo della coalizione e con programmi più articolati dei singoli partiti. Gli
elettori hanno scelto il centrodestra e, all’interno della coalizione, hanno
premiato maggiormente determinate proposte rispetto ad altre. Manterremo
quegli impegni, perché il vincolo tra rappresentante e rappresentato è
l’essenza stessa della democrazia.
So bene che ad alcuni osservatori e alle forze politiche di opposizione non
piaceranno molte delle nostre proposte, ma io non intendo assecondare
quella deriva secondo la quale la democrazia appartiene ad alcuni più che ad
altri e che un esito elettorale sgradito non vada accettato e ne vada anzi
impedita la realizzazione con qualsiasi mezzo.
Negli ultimi giorni sono stati in parecchi, anche fuori dai nostri confini
nazionali, a dire di voler vigilare sul nuovo Governo. Direi che possono
spendere meglio il loro tempo (Applausi dei deputati dei gruppi di
maggioranza). In quest’Aula e nel nostro Parlamento ci sono valide e
battagliere forze di opposizione, più che capaci di far sentire la propria voce,
senza – mi auguro – alcun soccorso esterno.
Voglio sperare che quelle forze convengano con me sul fatto che chi
dall’estero dice di voler vigilare sull’Italia non manca di rispetto a me o a
questo Governo: manca di rispetto al popolo italiano, che non ha lezioni da
prendere (Applausi dei deputati dei gruppi di maggioranza).
L’Italia è a pieno titolo parte dell’Occidente e del suo sistema di alleanze,
Stato fondatore dell’Unione europea, dell’Eurozona e dell’Alleanza atlantica,
membro del G7 e, ancor prima di tutto questo, culla, insieme alla Grecia, della
civiltà occidentale e del suo sistema di valori, fondato su libertà, uguaglianza e
democrazia, frutti preziosi che scaturiscono dalle radici classiche e
giudaico-cristiane dell’Europa (Applausi dei deputati dei gruppi di
maggioranza).
Noi siamo gli eredi di San Benedetto, un italiano, patrono principale dell’intera
Europa (Applausi dei deputati dei gruppi di maggioranza).
L’Europa. Permettetemi, parlando di Europa, innanzitutto di ringraziare i vertici
delle istituzioni comunitarie, il Presidente del Consiglio europeo Charles
Michel, la Presidente della Commissione Ursula von der Leyen, la Presidente
del Parlamento europeo, Roberta Metsola, il Presidente di turno del Consiglio,
il mio amico Petr Fiala e, con loro, i tanti Capi di Stato e di Governo che, in
queste ore, mi hanno augurato buon lavoro.
Ovviamente, non mi sfugge la curiosità e l’interesse per la postura che il
Governo terrà verso le istituzioni europee o, ancora meglio, vorrei dire dentro
le istituzioni europee, perché quello è il luogo in cui l’Italia farà sentire forte la
sua voce, come si conviene a una grande Nazione fondatrice (Applausi dei
deputati dei gruppi di maggioranza). Non per frenare o sabotare l’integrazione
europea, come a volte ho sentito dire, anche in queste settimane, ma per
contribuire a indirizzarla verso una maggiore efficacia nella risposta alle crisi e
alle minacce esterne e verso un approccio più vicino ai cittadini e alle imprese.
Noi, per intenderci, non concepiamo l’Unione europea come un circolo elitario,
con soci di serie A e soci di serie B o, peggio, come una società per azioni e
diretta da un consiglio d’amministrazione, con il solo compito di tenere i conti
in ordine.
L’Unione europea per noi è la casa comune dei popoli europei e, come tale,
deve essere in grado di fronteggiare le grandi sfide della nostra epoca, a
partire da quelle che gli Stati membri difficilmente possono affrontare da soli.
Penso agli accordi commerciali certo, ma anche all’approvvigionamento di
materie prime e di energia, alle politiche migratorie, alle scelte geopolitiche,
alla lotta al terrorismo, grandi sfide di fronte alle quali non sempre l’Unione
europea si è fatta trovare pronta.
Perché, colleghi, come è stato possibile che un’integrazione che nasceva nel
1950, 70 anni orsono, come Comunità economica del carbone e dell’acciaio, a
70 anni di distanza si ritrovi, dopo aver allargato a dismisura le sue sfere di
competenza, a essere maggiormente esposta proprio in tema di
approvvigionamento energetico e di materie prime? (Applausi dei deputati dei
gruppi di maggioranza)
Chi si pone questi interrogativi non è un nemico o un eretico, ma un
pragmatico, che non teme di dire quando qualcosa non funziona come
potrebbe. Serve un’integrazione più efficace nell’affrontare le grandi sfide, nel
rispetto di quel motto fondativo che recita: uniti nella diversità, perché è
questa la grande peculiarità europea, Nazioni con storie millenarie, capaci di
unirsi portando ciascuna la propria identità come valore aggiunto.
Una casa comune europea vuol dire certamente regole condivise anche in
ambito economico-finanziario. Questo Governo rispetterà le regole
attualmente in vigore e, nel contempo, offrirà il suo contributo per cambiare
quelle che non hanno funzionato, a partire dal dibattito in corso sulla riforma
del Patto di stabilità e crescita.
Per la sua forza e la sua storia, l’Italia ha il dovere, prima ancora che il diritto,
di stare a testa alta in questi consessi internazionali, con spirito costruttivo, ma
senza subalternità o complessi di inferiorità, come troppo spesso ci è parso
che accadesse in passato, coniugando l’affermazione del proprio interesse
nazionale con la consapevolezza di un destino comune europeo e occidentale
(Applausi dei deputati dei gruppi di maggioranza).
L’Alleanza atlantica garantisce alle nostre democrazie un quadro di pace e
sicurezza che troppo spesso diamo per scontato; è dovere dell’Italia
contribuirvi pienamente, perché, ci piaccia o no, la libertà ha un costo e quel
costo, per uno Stato, è la capacità che ha di difendersi e l’affidabilità che
dimostra nel quadro delle alleanze di cui fa parte.
L’Italia, negli anni, ha saputo dimostrarla, a partire dalle tante missioni
internazionali delle quali siamo stati protagonisti (Applausi dei deputati dei
gruppi di maggioranza), e voglio per questo ringraziare le donne e gli uomini
delle nostre Forze armate per aver tenuto alto il prestigio dell’Italia nei contesti
più difficili, anche a costo della propria vita (Applausi dei deputati dei gruppi di
maggioranza – Ministri e deputati si levano in piedi): la Patria vi sarà sempre
riconoscente!
L’Italia continuerà a essere partner affidabile in seno all’Alleanza atlantica, a
partire dal sostegno al valoroso popolo ucraino che si oppone all’invasione
della Federazione russa (Applausi), non soltanto perché non possiamo
accettare la guerra di aggressione e la violazione dell’integrità territoriale di
una nazione sovrana, ma anche perché è il modo migliore di difendere il
nostro interesse nazionale.
Soltanto un’Italia che rispetta gli impegni può avere l’autorevolezza per
chiedere, a livello europeo e occidentale, ad esempio, che gli oneri della crisi
internazionale siano suddivisi in modo più equilibrato ed è quello che
intendiamo fare, a partire dalla questione energetica.
La guerra ha aggravato la situazione già molto difficile causata dagli aumenti
del costo dell’energia e dei carburanti, costi insostenibili per molte imprese
che potrebbero essere costrette a chiudere e a licenziare i propri lavoratori e
per milioni di famiglie che già oggi non sono più in grado di fare fronte al
rincaro delle bollette.
Ma sbaglia chi crede che sia possibile barattare la libertà dell’Ucraina con la
nostra tranquillità. Cedere al ricatto di Putin sull’energia non risolverebbe il
problema, lo aggraverebbe, aprendo la strada a ulteriori pretese e ricatti, con
futuri aumenti dell’energia ancora maggiori di quelli che abbiamo conosciuto in
questi mesi.
I segnali arrivati dall’ultimo Consiglio europeo rappresentano un passo avanti
raggiunto anche grazie all’impegno del mio predecessore e del Ministro
Cingolani, ma sono ancora insufficienti. L’assenza ancora oggi di una risposta
comune lascia, come unico spazio, quello delle misure dei singoli Governi
nazionali che rischiano di minare il mercato interno e la competitività delle
nostre imprese.
Sul fronte dei prezzi, se, da un lato, è vero che il solo aver discusso di misure
di contenimento ha frenato momentaneamente la speculazione, dall’altro, è
evidente che, se non si darà rapidamente seguito agli annunci con
meccanismi concreti, la speculazione ripartirà. Anche per questo sarà
necessario mantenere e rafforzare le misure nazionali a supporto di famiglie e
imprese, sia sul versante delle bollette, sia su quello del carburante, un
impegno finanziario imponente che drenerà gran parte delle risorse reperibili e
ci costringerà a rinviare altri provvedimenti che avremmo voluto avviare già
nella prossima legge di bilancio.
Ma la nostra priorità oggi deve essere mettere un argine al caro energia e
accelerare, in ogni modo, la diversificazione delle fonti di approvvigionamento
e la produzione nazionale, perché voglio credere che dal dramma della crisi
energetica possa emergere, per paradosso, anche un’occasione per l’Italia.
I nostri mari possiedono giacimenti di gas che abbiamo il dovere di sfruttare
appieno (Applausi dei deputati dei gruppi di maggioranza) e la nostra
Nazione, in particolare il Mezzogiorno, è il paradiso delle rinnovabili, con il suo
sole, il vento, il calore della terra, le maree, i fiumi, un patrimonio di energia
verde troppo spesso bloccato da burocrazia e veti incomprensibile (Applausi
dei deputati dei gruppi di maggioranza).
Insomma sono convinta che l’Italia, con un po’ di coraggio e di spirito pratico,
potrebbe uscire da questa crisi più forte e autonoma di prima.
Oltre al caro energia, le famiglie italiane si ritrovano a dover fronteggiare un
livello di inflazione che ha raggiunto l’11,1 per cento su base annua e ne sta
erodendo inesorabilmente il potere d’acquisto, nonostante una parte di questi
aumenti sia stata assorbita dalle aziende.
È indispensabile intervenire con misure volte a crescere il reddito disponibile
delle famiglie, partendo dalla riduzione delle imposte sui premi di produttività,
dall’innalzamento ulteriore della soglia di esenzione dei cosiddetti fringe
benefit, dal potenziamento del welfare aziendale, riuscendo ad allargare la
platea dei beni primari che godono dell’IVA ridotta al 5 per cento. Misure
concrete che affronteremo anche con la prossima legge di bilancio, sulla
quale siamo già al lavoro.
Il contesto nel quale si troverà ad agire il Governo è un contesto molto
complicato, forse il più difficile dal secondo dopoguerra ad oggi. Le tensioni
geopolitiche e la crisi energetica frenano la speranza di una ripresa
economica post-pandemia.
Le previsioni macroeconomiche per il 2023 indicano un marcato rallentamento
dell’economia italiana, europea e mondiale, in un clima per di più di assoluta
incertezza.
La Banca centrale europea, nel mese di settembre, ha rivisto le previsioni di
crescita 2023 per l’area euro, con un taglio di ben 1,2 punti percentuali
rispetto alle previsioni del mese di giugno, prevedendo una crescita di appena
lo 0,9 per cento. Rallentamento e revisioni al ribasso che riguardano anche
ovviamente l’andamento dell’economia italiana per il prossimo anno.
Nell’ultima nota di aggiornamento al DEF, la previsione di crescita del PIL per
il 2023 si ferma allo 0,6 per cento, esattamente un quarto del 2 virgola 4 per
cento previsto nel Documento di economia e finanza di aprile e le previsioni
del MEF sono addirittura ottimistiche rispetto a quelle più recenti del Fondo
Monetario Internazionale, secondo le quali per l’economia italiana il 2023 sarà
un anno di recessione: meno 0,2 per cento, il peggior risultato tra le principali
economie mondiali dopo quello della Germania. E non si tratta, purtroppo, di
una congiuntura isolata, i dati sono chiari.
Negli ultimi 20 anni l’Italia è cresciuta complessivamente del 4 per cento,
mentre Francia e Germania di più del 20 per cento; negli ultimi 10 anni la
nostra Nazione si è collocata negli ultimi posti in Europa per crescita
economica e occupazionale, con la sola eccezione del rimbalzo registrato
dopo il crollo del PIL nel 2020. Non a caso 10 anni durante i quali si sono
succeduti Governi deboli, eterogenei, senza un chiaro mandato popolare,
incapaci di risolvere le carenze strutturali di cui soffrono l’Italia e la sua
economia e di porre le basi per una crescita sostenuta e duratura.
Crescita bassa o nulla, quindi, accompagnata dall’impennata dell’inflazione
che ha superato il 9 per cento nell’area euro e ha indotto la Banca centrale
europea, al pari di altre banche centrali, per la prima volta dopo 11 anni, a
rialzare i tassi di interesse. Una decisione da molti reputata azzardata e che
rischia di ripercuotersi sul credito bancario a famiglie e imprese e che si
somma a quella già assunta dalla stessa Banca centrale di porre fine a partire
dal 1° luglio 2022 al programma di acquisto di titoli a reddito fisso sul mercato
aperto, creando una difficoltà aggiuntiva a quegli Stati membri che, come il
nostro, hanno un elevato debito pubblico.
Siamo dunque nel pieno di una tempesta. La nostra imbarcazione ha subito
diversi danni e gli italiani hanno affidato a noi il compito di condurre la nave in
porto in questa difficilissima traversata.
Eravamo consapevoli di quello che ci aspettava, come lo sono tutte le altre
forze politiche, anche quelle che, governando negli ultimi 10 anni, hanno
portato – perché questo dicono i numeri – un peggioramento dei principali
fondamentali macroeconomici, e oggi diranno ovviamente che hanno le ricette
risolutive e sono pronte a imputare al nuovo Governo le difficoltà che l’Italia
affronta.
Eravamo consapevoli del macigno che ci stavamo caricando sulle spalle. Ci
siamo battuti lo stesso per assumerci questa responsabilità perché, in primo
luogo, non siamo persone abituate a scappare e, in secondo luogo, perché la
nostra imbarcazione, l’Italia, con tutte le sue ammaccature, rimane “la nave
più bella del mondo” (Applausi dei deputati dei gruppi di maggioranza), per
citare la celebre espressione che usò la portaerei americana Independence
quando incontrò la nave scuola Amerigo Vespucci. Un’imbarcazione solida
alla quale nessuna meta è preclusa se decide di riprendere il viaggio.
Allora noi siamo qui per tentare di ricucire le vele strappate, fissare le assi
dello scafo, superare le onde che si infrangono su di noi, con la bussola delle
nostre convinzioni a indicarci la rotta verso la meta prescelta e con un
equipaggio che è capace di svolgere al meglio i propri compiti.
Ci è stato chiesto come intendiamo tranquillizzare gli investitori a fronte di un
debito al 145 per cento del PIL, secondo in Europa soltanto a quello della
Grecia. Potremmo rispondere citando alcuni fondamentali della nostra
economia che rimangono solidi nonostante tutto: siamo tra le poche Nazioni
europee in costante avanzo primario, vale a dire lo Stato spende meno di
quanto incassa, al netto degli interessi sul debito; il risparmio privato delle
famiglie italiane ha superato la soglia dei 5 mila miliardi di euro e in un clima di
fiducia potrebbe sostenere gli investimenti nell’economia reale.
Ma, ancor più di questi dati, già significativi, sono importanti le potenzialità
ancora inespresse che ha l’Italia.
Mi sento di dire che, se questo Governo riuscisse a fare ciò che ha in mente,
scommettere sull’Italia potrebbe essere non solo un investimento sicuro, ma
forse addirittura un buon affare, perché l’orizzonte al quale vogliamo guardare
non è il prossimo anno o la prossima scadenza elettorale.
Quello che ci interessa è come sarà l’Italia tra 10 anni, e sono pronta a fare
quello che va fatto, a costo di non essere compresa, a costo perfino di non
venire rieletta, per essere certa di avere reso con il mio e il nostro lavoro il
futuro di questa Nazione più agevole (Applausi dei deputati dei gruppi di
maggioranza).
La strada per ridurre il debito non è la cieca austerità imposta negli anni
passati e non sono neppure gli avventurismi finanziari più o meno creativi. La
strada maestra, l’unica possibile, è la crescita economica, duratura e
strutturale.
E per conseguirla siamo naturalmente aperti a favorire gli investimenti esteri:
se, da un lato, contrasteremo logiche predatorie che mettano a rischio le
produzioni strategiche nazionali, dall’altro, saremo aperti ad accogliere e
stimolare quelle imprese straniere che sceglieranno di investire in Italia,
portando sviluppo, occupazione e know-how, in una logica di benefìci
reciproci.
In questo contesto si inserisce il Piano nazionale di ripresa e resilienza. Fondi
raccolti con l’emissione di debito comune europeo per fronteggiare crisi di
portata globale. Una proposta avanzata a suo tempo dal Governo di
centrodestra, con l’allora Ministro Giulio Tremonti, per anni avversata, talvolta
derisa, poi attuata.
Il PNRR è un’opportunità straordinaria di ammodernare l’Italia: abbiamo tutti il
dovere di sfruttarla al meglio. La sfida è complessa a causa dei limiti strutturali
e burocratici che da sempre rendono difficoltoso per l’Italia riuscire ad
utilizzare interamente persino i fondi europei della programmazione ordinaria.
Basti pensare che la Nota di aggiornamento al DEF 2022 ha ridotto la spesa
pubblica attivata dal PNRR a 15 miliardi rispetto ai 29,4 previsti nel DEF
dell’aprile scorso.
Il rispetto delle scadenze future richiederà ancor più attenzione, considerato
che finora si sono per lo più rendicontate opere già avviate in passato, cosa
che non si potrà continuare a fare nei prossimi anni. Spenderemo al meglio i
68,9 miliardi a fondo perduto e i 122,6 miliardi concessi a prestito all’Italia dal
Next Generation EU, senza ritardi e senza sprechi, concordando con la
Commissione europea gli aggiustamenti necessari per ottimizzare la spesa,
alla luce soprattutto del rincaro dei prezzi delle materie prime e della crisi
energetica, perché queste materie si affrontano con un approccio pragmatico
e non con un approccio ideologico (Applausi dei deputati dei gruppi di
maggioranza).
Il PNRR non si deve intendere soltanto come un grande piano di spesa
pubblica, ma come l’opportunità di compiere una vera svolta culturale:
archiviare finalmente la logica dei bonus, per alcuni, utili spesso soprattutto
alle campagne elettorali, in favore di investimenti di medio termine destinati al
benessere dell’intera comunità nazionale; rimuovere tutti gli ostacoli che
frenano la crescita economica e che da troppo tempo ci siamo rassegnati a
considerare mali endemici dell’Italia, ma non lo sono.
Uno di questi è certamente l’instabilità politica. Negli ultimi 20 anni l’Italia ha
avuto, in media, un Governo ogni due anni, cambiando spesso anche la
maggioranza di riferimento.
È la ragione per la quale i provvedimenti che garantivano sicuro e immediato
consenso hanno sempre avuto la meglio sulle scelte strategiche.
È la ragione per la quale le burocrazie sono spesso diventate intoccabili e
impermeabili al merito (Applausi dei deputati dei gruppi di maggioranza).
È la ragione per la quale la capacità negoziale dell’Italia nei consessi
internazionali è stata debole.
Ed è la ragione per la quale gli investimenti stranieri, che mal sopportano la
mutevolezza dei Governi, sono stati scoraggiati.
È la ragione per la quale siamo fermamente convinti del fatto che l’Italia abbia
bisogno di una riforma costituzionale in senso presidenziale (Applausi dei
deputati dei gruppi di maggioranza), che garantisca stabilità e restituisca
centralità alla sovranità popolare. Una riforma che consenta all’Italia di
passare da una “democrazia interloquente” a una “democrazia decidente”.
Vogliamo partire dall’ipotesi di un semipresidenzialismo sul modello francese,
che in passato aveva ottenuto un ampio gradimento anche da parte del
centrosinistra, ma rimaniamo aperti anche ad altre soluzioni.
Vogliamo confrontarci su questo con tutte le forze politiche presenti in
Parlamento, per arrivare alla riforma migliore e più condivisa possibile. Ma sia
chiaro che non rinunceremo a riformare l’Italia se ci trovassimo di fronte
opposizioni pregiudiziali (Applausi dei deputati dei gruppi di maggioranza).
In questo caso noi ci muoveremo secondo il mandato che ci è stato conferito
su questo tema dagli italiani: dare all’Italia un sistema istituzionale nel quale
chi vince governa per cinque anni e alla fine viene giudicato dagli elettori per
quello che è riuscito a fare.
Parallelamente alla riforma presidenziale, intendiamo dare seguito al processo
virtuoso di autonomia differenziata già avviato da diverse regioni italiane
secondo il dettato costituzionale e in attuazione dei principi di sussidiarietà e
solidarietà, in un quadro di coesione nazionale (Applausi dei deputati dei
gruppi di maggioranza).
Per la provincia di Bolzano tratteremo del ripristino degli standard di
autonomia che nel 1992 hanno portato al rilascio della quietanza liberatoria
ONU. È nostra intenzione completare il processo per dare a Roma Capitale i
poteri e le risorse che competono a una grande capitale europea e dare
nuova centralità ai nostri comuni. Perché ogni campanile, ogni borgo è un
pezzo della nostra identità da difendere. Penso in particolare a quelli che si
trovano nelle aree interne, nelle zone montane e nelle terre alte (Applausi dei
deputati dei gruppi di maggioranza), che hanno bisogno di uno Stato alleato
per favorire la residenzialità e combattere lo spopolamento.
Sono convinta che questa svolta che abbiamo in mente sia anche l’occasione
migliore per tornare a porre al centro dell’agenda Italia la questione
meridionale. Il Sud non più visto come un problema, ma come un’occasione di
sviluppo per tutta la Nazione (Applausi).
Lavoreremo sodo per colmare un divario infrastrutturale inaccettabile,
eliminare le disparità, creare occupazione, garantire la sicurezza sociale e
migliorare la qualità della vita. Dobbiamo riuscire a porre fine a quella beffa
per cui il Sud esporta manodopera, intelligenze e capitali che sono invece
fondamentali proprio in quelle regioni dalle quali vanno via (Applausi dei
deputati dei gruppi di maggioranza). Non è un obiettivo facile, ovviamente, ma
il nostro impegno su questo sarà totale.
E se le infrastrutture al Sud non sono più rinviabili, anche nel resto d’Italia è
necessario realizzarne di nuove, per potenziare i collegamenti di persone e
merci, ma anche di dati e comunicazioni. Con l’obiettivo di ricucire non solo il
Nord al Sud, ma anche la costa tirrenica, la costa adriatica e le isole al resto
della Penisola (Applausi dei deputati dei gruppi di maggioranza).
Servono investimenti strutturali per affrontare l’emergenza climatica, le sfide
ambientali, il rischio idrogeologico e l’erosione costiera, e per accelerare i
processi di ricostruzione dei territori colpiti in questi anni da terremoti e
calamità naturali, come la drammatica alluvione che nella notte tra il 15 e il 16
settembre ha sconvolto la regione Marche. Consentitemi, insieme a tutti voi, di
rinnovare qui il cordoglio per le vittime e la vicinanza a tutta la comunità:
siamo al vostro fianco, non vi abbandoneremo, contate su di noi (Applausi –
L’intera Assemblea si leva in piedi).
Intendiamo tutelare le infrastrutture strategiche nazionali assicurando la
proprietà pubblica delle reti, sulle quali le aziende potranno offrire servizi in
regime di libera concorrenza, a partire da quella delle comunicazioni. La
transizione digitale, fortemente sostenuta dal PNRR, deve accompagnarsi alla
sovranità tecnologica, al cloud nazionale e alla cyber-security.
E vogliamo finalmente introdurre una clausola di salvaguardia dell’interesse
nazionale, anche sotto l’aspetto economico, per le concessioni di infrastrutture
pubbliche, come autostrade e aeroporti. Perché il modello degli oligarchi
seduti su pozzi di petrolio ad accumulare miliardi senza neanche assicurare
investimenti non è un modello di libero mercato degno di una democrazia
occidentale (Applausi dei deputati dei gruppi di maggioranza – Deputati si
levano in piedi).
L’Italia deve tornare ad avere una politica industriale, puntando su quei settori
nei quali può contare su un vantaggio competitivo. Penso al marchio, fatto di
moda, lusso, design, fino all’alta tecnologia. Fatto di prodotti di assoluta
eccellenza in campo agroalimentare, che devono essere difesi in sede
europea e con una maggiore integrazione della filiera a livello nazionale,
anche per ambire a una piena sovranità alimentare non più rinviabile. Che non
significa, ovviamente, mettere fuori commercio l’ananas, come qualcuno ha
detto (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d’Italia), ma più banalmente
garantire che non dipenderemo da Nazioni distanti da noi per dare da
mangiare ai nostri figli (Applausi dei deputati dei gruppi di maggioranza).
Penso alla favorevole posizione dell’Italia nel Mediterraneo e alle opportunità
legate all’economia del mare, che può e deve diventare un asset strategico
per l’Italia intera e in particolare per lo sviluppo del meridione. E penso alla
bellezza.
Sì, perché l’Italia è la Nazione che più di ogni altra al mondo racchiude l’idea
di bellezza paesaggistica, artistica, narrativa, espressiva. Tutto il mondo lo sa,
ci ama per questo e per questo vuole comprare italiano, conoscere la nostra
storia e venire in vacanza da noi.
È un orgoglio certo, ma soprattutto è una risorsa economica di valore
inestimabile, che alimenta la nostra industria turistica e culturale. E aggiungo
che tornare a puntare sul valore strategico dell’italianità vuol dire anche
promuovere la lingua italiana all’estero e valorizzare il legame con le comunità
italiane presenti in ogni parte del mondo che sono parte integrante della
nostra (Applausi dei deputati dei gruppi di maggioranza).
Perché tutti gli obiettivi di crescita possano essere raggiunti serve una
rivoluzione culturale nel rapporto tra Stato e sistema produttivo, che deve
essere paritetico e di reciproca fiducia. Chi oggi ha la forza e la volontà di fare
impresa in Italia va sostenuto e agevolato, non vessato e guardato con
sospetto (Applausi dei deputati dei gruppi di maggioranza), perché la
ricchezza la creano le aziende con i loro lavoratori, non lo Stato con decreti o
editti (Applausi dei deputati dei gruppi di maggioranza).
Il motto di questo Governo sarà: “non disturbare chi vuole fare” (Applausi dei
deputati dei gruppi di maggioranza – Deputati si levano in piedi).
Le imprese chiedono soprattutto meno burocrazia, regole chiare e certe,
risposte celeri e trasparenti. Affronteremo il problema partendo da una
strutturale semplificazione e deregolamentazione dei procedimenti
amministrativi per dare stimolo all’economia, alla crescita e agli investimenti,
anche perché tutti sappiamo quanto l’eccesso normativo, burocratico e
regolamentare aumenti esponenzialmente il rischio di irregolarità, contenziosi
e corruzione. Un male che abbiamo il dovere di estirpare (Applausi dei
deputati dei gruppi di maggioranza).
Abbiamo bisogno di meno regole, più chiare per tutti e di un nuovo rapporto
tra cittadino e pubblica amministrazione, perché il cittadino non si senta parte
debole di fronte a uno Stato tiranno che non ne ascolta le esigenze e ne
frustra le aspettative.
Da questa rivoluzione copernicana dovrà nascere un nuovo patto fiscale che
poggerà su tre pilastri.
Il primo: ridurre la pressione fiscale su imprese e famiglie attraverso una
riforma all’insegna dell’equità; penso, ad esempio, alla progressiva
introduzione del quoziente familiare, ma penso anche all’estensione della
tassa piatta per le partite IVA dagli attuali 65 mila euro a 100 mila euro di
fatturato (Applausi dei deputati dei gruppi di maggioranza). Accanto a questa,
partire per una tassa piatta, dall’introduzione della tassa piatta sull’incremento
di reddito rispetto al massimo raggiunto nel triennio precedente: una misura
virtuosa con limitato impatto per le casse dello Stato che può essere un forte
incentivo alla crescita.
Il secondo pilastro: una tregua fiscale per consentire a cittadini e imprese, in
particolare PMI, in difficoltà di regolarizzare la propria posizione con il fisco
(Applausi dei deputati dei gruppi di maggioranza).
In ultimo, una serrata lotta all’evasione che deve partire da evasori totali,
grandi imprese e grandi frodi sull’IVA, e soprattutto deve essere vera lotta
all’evasione, non caccia al gettito (Applausi dei deputati dei gruppi di
maggioranza). È la ragione per la quale intendiamo partire da una modifica
dei criteri di valutazione dei risultati dell’Agenzia delle entrate, che vogliamo
ancorare agli importi effettivamente incassati e non alle semplici contestazioni,
come incredibilmente è avvenuto finora (Applausi dei deputati dei gruppi di
maggioranza – Deputati si levano in piedi).
Imprese e lavoratori chiedono da tempo come priorità non rinviabile la
riduzione del cuneo fiscale e contributivo. L’eccessivo carico fiscale sul lavoro
è uno dei principali ostacoli alla creazione di nuova occupazione e alla
competitività delle nostre imprese sui mercati internazionali.
L’obiettivo che ci diamo è intervenire gradualmente per arrivare a un taglio di
almeno cinque punti del cuneo in favore di imprese e lavoratori per alleggerire
il carico fiscale delle prime e aumentare le buste paga dei secondi.
Per incentivare le aziende ad assumere abbiamo in mente un meccanismo
fiscale che premi le attività ad alta densità di lavoro – “più assumi meno
paghi”, lo avevamo sintetizzato – ma ovviamente questo non deve far venir
meno il necessario sostegno all’innovazione tecnologica.
Parlando di impresa e di lavoro, il pensiero va alle decine di tavoli di crisi
ancora aperti, a cui dedicheremo il massimo impegno, e a quelle migliaia di
lavoratori autonomi che non si sono più rialzati dopo la pandemia (Applausi
dei deputati dei gruppi di maggioranza).
A loro, che sono stati spesso ingiustamente trattati come figli di un Dio minore,
vogliamo riconoscere tutele adeguate, in linea con quelle giustamente
garantite ai lavoratori dipendenti, perché siamo sempre stati al fianco di quei
quasi 5 milioni di lavoratori autonomi, tra artigiani, commercianti e liberi
professionisti, che costituiscono un asse portante dell’economia italiana e non
smetteremo ora. Per noi, un lavoratore è un lavoratore (Applausi dei deputati
dei gruppi di maggioranza).
Le tutele adeguate vanno riconosciute anche a chi, dopo una vita di lavoro, va
in pensione o vorrebbe andarci. Intendiamo facilitare la flessibilità in uscita
con meccanismi compatibili con la tenuta del sistema presidenziale,
previdenziale – chiedo scusa – partendo, nel poco tempo a disposizione per la
prossima legge di bilancio, dal rinnovo delle misure in scadenza a fine anno,
ma la priorità per il futuro dovrà essere un sistema pensionistico che
garantisca anche le giovani generazioni e chi percepirà l’assegno solo in base
al regime contributivo, perché è una bomba sociale che noi continuiamo a
ignorare, ma che in futuro investirà milioni di attuali lavoratori che si
ritroveranno con assegni addirittura molto più bassi di quelli, già inadeguati,
che vengono percepiti oggi (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d’Italia e
Lega-Salvini Premier).
C’è un tema di povertà dilagante che noi non possiamo ignorare. Sua Santità
Papa Francesco, a cui rivolgo un affettuoso saluto (Applausi – Ministri e
deputati si levano in piedi), ha di recente ribadito un concetto importante: “La
povertà – ha detto – non si combatte con l’assistenzialismo, la porta della
dignità di un uomo è il lavoro”. È una verità profonda che soltanto chi la
povertà l’ha conosciuta da vicino può apprezzare davvero.
È questa la strada che intendiamo percorrere; vogliamo mantenere e laddove
è possibile migliorare il doveroso sostegno economico per i soggetti
effettivamente fragili non in condizioni di lavorare: penso ai pensionati in
difficoltà, agli invalidi, a cui va aumentato in ogni modo il grado di tutela, e
anche a chi privo di reddito ha figli minori di cui farsi carico.
A loro non sarà negato il doveroso aiuto dello Stato, ma per gli altri, per chi è
in grado di lavorare, la soluzione non può essere il reddito di cittadinanza
(Prolungati applausi dei deputati dei gruppi di maggioranza – Deputati si
levano in piedi), ma il lavoro, la formazione e l’accompagnamento al lavoro,
anche sfruttando appieno le risorse e le possibilità messe a disposizione dal
Fondo sociale europeo, perché per come è stato pensato e realizzato il
reddito di cittadinanza ha rappresentato una sconfitta per chi era in grado di
fare la sua parte per l’Italia, oltre che per se stesso e per la sua famiglia.
E se sul reddito di cittadinanza in quest’Aula esistono posizioni diversificate,
sono certa che tutti concordiamo sull’importanza di porre fine alla tragedia
degli incidenti, anche mortali, sul lavoro.
Il tema, qui, non è introdurre nuove norme, ma piuttosto garantire la piena
attuazione di quelle che esistono, perché come ha ricordato anche il
sindacato, da ultimo con la manifestazione di sabato scorso, non possiamo
accettare che un ragazzo di 18 anni come Giuliano De Seta – e cito lui per
ricordare tutte le vittime – esca di casa per andare al lavoro e non vi faccia
mai più ritorno (Applausi dei deputati dei gruppi di maggioranza).
Serve colmare il grande divario esistente tra formazione e competenze
richieste dal mercato del lavoro con percorsi formativi specifici, certamente,
ma ancora prima grazie a una formazione scolastica e universitaria più attenta
alle dinamiche del mercato del lavoro.
L’istruzione è il più formidabile strumento per aumentare la ricchezza di una
Nazione, sotto tutti i punti di vista, perché il capitale materiale non è niente se
non c’è anche il capitale umano.
Per questo la scuola e l’università torneranno centrali nell’azione di Governo,
perché rappresentano una risorsa strategica fondamentale per l’Italia, per il
suo futuro e per i suoi giovani.
Si è polemizzato sulla nostra scelta di rilanciare la correlazione tra istruzione e
merito. Rimango francamente colpita. Diversi studi dimostrano come, oggi, chi
vive in una famiglia agiata abbia unachance in più per recuperare le lacune di
un sistema scolastico appiattito al ribasso, mentre gli studenti dotati di minori
risorse vengono danneggiati da un insegnamento che non dovesse premiare il
merito, perché quelle lacune non le colmerà nessun altro (Applausi dei
deputati dei gruppi di maggioranza).
L’Italia non è un Paese per giovani. La nostra società nel tempo si è sempre
più disinteressata del loro futuro, persino del diffuso fenomeno di quei giovani
che si autoescludono dal circuito formativo e lavorativo, così come della
crescente emergenza delle devianze, fatte di droga, alcolismo, criminalità. E
la pandemia ha decisamente peggiorato questa condizione e, di fronte a
questo scenario preoccupante, la proposta principe di certa politica in questi
mesi è stata promettere a tutti la cannabis libera, perché era la risposta più
facile (Commenti dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia
Democratica e Progressista e Misto-Alleanza Verdi e Sinistra).
Ma noi, a differenza di altri, non siamo qui per fare la cosa più facile.
Intendiamo: lavorare sulla crescita dei giovani a 360 gradi, promuovere le
attività artistiche e culturali e, accanto a queste, lo sport, straordinario
strumento di socialità, di formazione umana e di benessere; lavorare sulla
formazione scolastica, per lo più affidata all’abnegazione e al talento dei nostri
insegnanti, spesso lasciati soli a nuotare in un mare di carenze strutturali,
tecnologiche e motivazionali; garantire salari e tutele decenti, borse di studio
per i meritevoli (Applausi dei deputati dei gruppi di maggioranza – Deputati si
levano in piedi); favorire la cultura di impresa e il prestito d’onore (Applausi dei
deputati dei gruppi di maggioranza).
Lo dobbiamo a questi ragazzi, ai quali abbiamo tolto tutto per lasciar loro solo
debiti da ripagare! (Applausi dei deputati dei gruppi di maggioranza) E lo
dobbiamo all’Italia, che 161 anni fa è stata unificata dai giovani eroi del
Risorgimento e che oggi, dall’entusiasmo e dal coraggio dei suoi giovani, può
e deve essere ricostruita! (Applausi dei deputati dei gruppi di maggioranza)
Sappiamo che ai giovani sta particolarmente a cuore la difesa dell’ambiente
naturale. Ce ne faremo carico, perché, come ebbe a scrivere Roger Scruton,
uno dei più grandi maestri del pensiero conservatore europeo, “l’ecologia è
l’esempio più vivo dell’alleanza tra chi c’è, chi c’è stato e chi verrà dopo di
noi”.
Proteggere il nostro patrimonio naturale ci impegna esattamente, come la
tutela del patrimonio di cultura, tradizioni e spiritualità, che abbiamo ereditato
dai nostri padri perché lo potessimo trasmettere ai nostri figli. Non c’è un
ecologista più convinto di un conservatore; ma quello che ci distingue da certo
ambientalismo ideologico è che noi vogliamo difendere la natura con l’uomo
dentro (Applausi dei deputati dei gruppi di maggioranza), coniugando
sostenibilità ambientale, economica e sociale. Accompagnare le imprese e i
cittadini verso la transizione verde, senza consegnarci a nuove dipendenze
strategiche e rispettando il principio di neutralità tecnologica (Applausi dei
deputati dei gruppi Fratelli d’Italia e Lega-Salvini Premier): sarà questo il
nostro approccio.
Io penso di conoscere abbastanza bene l’universo dell’impegno giovanile, una
palestra di vita meravigliosa, indipendentemente dalle idee politiche che si
sceglie di difendere e promuovere.
Confesso che difficilmente riuscirò a non provare un moto di simpatia anche
per coloro che scenderanno in piazza per contestare le politiche del nostro
Governo, perché inevitabilmente tornerà nella mia mente una storia che è
stata anche la mia.
Io ho partecipato a tantissime manifestazioni, ho organizzato tantissime
manifestazioni nella mia vita, e penso che ciò mi abbia insegnato molto più di
quanto non mi abbiano insegnato molte altre cose.
Quindi, voglio parlare a questi ragazzi che inevitabilmente scenderanno in
piazza anche contro di noi. Ricordo una frase di Steve Jobs, che diceva:
“Siate affamati, siate folli”. Vorrei aggiungere anche: “Siate liberi” (Applausi dei
deputati dei gruppi di maggioranza), perché è nel libero arbitrio la grandezza
dell’essere umano.
C’è poi un’altra istituzione formativa importante, accanto a scuola e università,
forse la più importante di tutte, ed è ovviamente la famiglia, nucleo primario
delle nostre società, culla degli affetti e luogo nel quale si forma l’identità di
ognuno di noi; intendiamo sostenerla e tutelarla e, con questa, sostenere la
natalità, che nel 2021 ha registrato il tasso di nascite più basso dall’Unità
d’Italia a oggi; per uscire dalla glaciazione demografica e tornare a produrre
quegli anni di futuro, quel PIL demografico di cui abbiamo bisogno serve un
piano imponente, economico ma anche culturale, per riscoprire la bellezza
della genitorialità e rimettere la famiglia al centro della società (Applausi dei
deputati dei gruppi Fratelli d’Italia, Lega-Salvini Premier e Forza
Italia-Berlusconi Presidente-PPE).
È, allora, un nostro impegno, preso anche in campagna elettorale, quello di
aumentare gli importi dell’assegno unico universale e aiutare le giovani coppie
a ottenere un mutuo per la prima casa, lavorando progressivamente anche
per l’introduzione del quoziente familiare e, visto che i progetti familiari vanno
di pari passo con il lavoro, vogliamo incentivare in ogni modo l’occupazione
femminile (Applausi dei deputati dei gruppi di maggioranza), premiando quelle
aziende che adottano politiche che offrono soluzioni efficaci per conciliare i
tempi casa-lavoro e sostenendo i comuni per garantire asili nido gratuiti e
aperti fino all’orario di chiusura dei negozi e degli uffici (Applausi dei deputati
dei gruppi di maggioranza).
L’Italia ha bisogno di una nuova alleanza intergenerazionale, che abbia nella
famiglia il suo pilastro e rafforzi il legame che unisce le generazioni, i figli con i
nonni, i giovani con gli anziani, che vanno, a loro volta, protetti valorizzati e
sostenuti, perché rappresentano le nostre radici e la nostra storia.
Diceva Montesquieu che “la libertà è quel bene che fa godere di ogni altro
bene”. La libertà è il fondamento di una vera società delle opportunità, è la
libertà che deve guidare il nostro agire, libertà di essere, di fare, di produrre.
Un Governo di centrodestra non limiterà mai le libertà esistenti di cittadini e
imprese (Applausi dei deputati dei gruppi di maggioranza).
Vedremo, alla prova dei fatti, anche su diritti civili e aborto, chi mentiva e chi
diceva la verità in campagna elettorale su quali fossero le nostre reali
intenzioni (Applausi dei deputati dei gruppi di maggioranza – Deputati si
levano in piedi).
Libertà, libertà. Libertà e democrazia sono gli elementi distintivi della civiltà
europea contemporanea, nei quali da sempre mi riconosco e, dunque, anche
qui, a dispetto di quello che strumentalmente si è sostenuto, non ho mai
provato simpatia o vicinanza nei confronti dei regimi antidemocratici; per
nessun regime, fascismo compreso, esattamente come ho sempre reputato le
leggi razziali del 1938 il punto più basso della storia italiana (Applausi), una
vergogna che segnerà il nostro popolo per sempre (Applausi).
I totalitarismi del Novecento hanno dilaniato l’intera Europa, non solo l’Italia,
per più di mezzo secolo, in una successione di orrori che ha investito gran
parte degli Stati europei e l’orrore e i crimini, da chiunque vengano compiuti,
non meritano giustificazioni di sorta e non si compensano con altri orrori e altri
crimini (Applausi dei deputati dei gruppi di maggioranza); nell’abisso non si
pareggiano mai i conti: si precipita e basta (Applausi dei deputati dei gruppi di
maggioranza).
Ho conosciuto giovanissima il profumo della libertà, l’ansia per la verità storica
e il rigetto per qualsiasi forma di sopruso o discriminazione proprio militando
nella destra democratica italiana, una comunità di uomini e donne che ha
sempre agito alla luce del sole e a pieno titolo nelle nostre istituzioni
repubblicane, anche negli anni più bui della criminalizzazione e della violenza
politica, quando, nel nome dell’antifascismo militante, ragazzi innocenti
venivano uccisi a colpi di chiave inglese (Applausi dei deputati dei gruppi di
maggioranza – Deputati si levano in piedi).
Quella lunga stagione di lutti ha perpetuato l’odio della guerra civile,
allontanato una pacificazione nazionale che proprio la destra democratica
italiana, più di ogni altro, da sempre auspica.
Da allora, la comunità politica da cui provengo ha compiuto sempre passi in
avanti, verso una piena e consapevole storicizzazione del Novecento, ha
assunto importanti responsabilità di Governo, giurando sulla Costituzione
repubblicana, come abbiamo avuto l’onore di fare ancora poche ore fa. Ha
affermato e incarnato, senza alcuna ambiguità, i valori della democrazia
liberale, che sono la base dell’identità comune del centrodestra italiano e da
cui non defletteremo un solo centimetro.
Combatteremo qualsiasi forma di razzismo, antisemitismo, violenza politica e
discriminazione (Applausi dei deputati dei gruppi di maggioranza).
E di libertà molto si è discusso in epoca di pandemia. Il COVID è entrato nelle
nostre vite quasi tre anni fa e ha portato la morte di oltre 177 mila persone in
Italia.
Se siamo usciti al momento dall’emergenza è soprattutto merito del personale
sanitario, della professionalità e dell’abnegazione con le quali ha salvato
migliaia di vite umane. A loro, ancora una volta, va la nostra gratitudine. E con
loro il mio ringraziamento va ai lavoratori dei servizi essenziali, che non si
sono mai fermati, e alla straordinaria realtà del nostro Terzo settore,
rappresentante virtuoso di quei corpi intermedi che consideriamo vitali per la
società (Generali applausi – L’Assemblea e i membri del Governo si levano in
piedi).
Purtroppo, non possiamo escludere una nuova ondata di COVID o l’insorgere
in futuro di una nuova pandemia, ma possiamo imparare dal passato per farci
trovare pronti.
L’Italia ha adottato le misure più restrittive dell’intero Occidente, arrivando a
limitare fortemente le libertà fondamentali di persone e attività economiche;
nonostante questo, è tra gli Stati che hanno registrato i peggiori dati in termini
di mortalità e contagi.
Qualcosa decisamente non ha funzionato e, dunque, voglio dire, fin d’ora, che
non replicheremo in nessun caso quel modello (Applausi dei deputati dei
gruppi di maggioranza).
L’informazione corretta, la prevenzione e la responsabilizzazione sono più
efficaci della coercizione in tutti gli ambiti e l’ascolto dei medici sul campo è
più prezioso delle linee guida scritte da qualche burocrate quando si ha a che
fare con pazienti in carne ed ossa. Soprattutto, se si chiede responsabilità ai
cittadini, i primi a doverla dimostrare sono coloro che la chiedono.
Occorrerà fare chiarezza su quanto avvenuto durante la gestione della crisi
pandemica: lo si deve a chi ha perso la vita e a chi non si è risparmiato nelle
corsie degli ospedali, mentre altri facevano affari milionari con la
compravendita di mascherine e respiratori (Applausi dei deputati dei gruppi di
maggioranza).
La legalità sarà la stella polare dell’azione di Governo.
Io ho iniziato a fare politica a 15 anni, come ormai molti sanno, all’indomani
della strage di via D’Amelio, nella quale la mafia uccise il giudice Paolo
Borsellino. Ho cominciato a fare politica allora spinta dall’idea che non si
potesse rimanere a guardare, che la rabbia e l’indignazione andassero in
qualche modo tradotte in impegno civico.
Il percorso che mi ha portato oggi a essere Presidente del Consiglio italiano
nasce dall’esempio di quell’eroe. Quando, dopo aver letto la lista dei Ministri,
sono venuta a trovare il Presidente Fontana, un paio di giorni fa, sono entrata
a Montecitorio e, quando ho trovato, all’inizio dello scalone e alla fine dello
scalone, una foto di Paolo Borsellino, ho pensato che si chiudesse un cerchio
(Generali applausi – L’Assemblea e i membri del Governo si levano in piedi).
Affronteremo il cancro mafioso a testa alta, come ci hanno insegnato i tanti
eroi che con il loro coraggio hanno dato l’esempio a tutti gli italiani, rifiutandosi
di girare lo sguardo o di scappare anche quando sapevano che quella tenacia
probabilmente li avrebbe condotti alla morte. Magistrati, politici, agenti di
scorta, militari, semplici cittadini, sacerdoti; giganti come Giovanni Falcone,
Francesca Morvillo, Rosario Livatino, Rocco Chinnici, Pio La Torre, Carlo
Alberto Dalla Chiesa, Piersanti Mattarella, Emanuela Loi, Libero Grassi, Don
Pino Puglisi, e con loro un lunghissimo elenco di uomini e donne che non
dimenticheremo (Generali applausi – L’Assemblea e i membri del Governo si
levano in piedi).
La lotta alla mafia ci troverà in prima linea, da questo Governo criminali e
mafiosi avranno solo disprezzo e inflessibilità (Applausi dei deputati dei gruppi
di maggioranza).
E legalità vuol dire anche una giustizia che funzioni, con un’effettiva parità tra
accusa e difesa e una durata ragionevole dei processi, che non è solo una
questione di civiltà giuridica e di rispetto dei diritti fondamentali dei cittadini,
ma anche di crescita economica. La lentezza della giustizia ci costa almeno
un punto di PIL l’anno secondo le stime di Bankitalia.
Lavoreremo per restituire ai cittadini la garanzia di vivere in una Nazione
sicura, rimettendo al centro il principio fondamentale della certezza della
pena, grazie anche a un nuovo piano carceri. Dall’inizio di quest’anno sono
stati 71 i suicidi in carcere. Non è degno di una Nazione civile (Applausi dei
deputati dei gruppi di maggioranza – Deputati si levano in piedi), come
indegne sono spesso le condizioni di lavoro dei nostri agenti di Polizia
penitenziaria.
Con la stessa determinazione rivedremo anche la riforma dell’ordinamento
giudiziario per mettere fine alle logiche correntizie che minano la credibilità
della magistratura italiana.
E permettetemi di dire un’altra cosa: noi abbiamo assunto l’impegno di limitare
l’eccesso di discrezionalità nella giustizia minorile con procedure di
affidamento e di adozione garantite e oggettive perché non ci siano mai più
casi Bibbiano (Applausi dei deputati dei gruppi di maggioranza). Intendiamo
portare a termine questo impegno.
Gli italiani avvertono il peso insopportabile di città insicure, in cui non c’è tutela
immediata, in cui si percepisce l’assenza dello Stato. Vogliamo prendere
l’impegno di riavvicinare i cittadini alle istituzioni, ma anche di riportare in ogni
città la presenza fisica dello Stato. Vogliamo fare della sicurezza un dato
distintivo di questo Esecutivo, al fianco delle nostre Forze dell’ordine, che
voglio ringraziare oggi qui per l’abnegazione (Applausi – L’intera Assemblea si
leva in piedi) con la quale svolgono il proprio lavoro, in condizioni spesso
impossibili e con uno Stato che a volte ha dato l’impressione di essere più
solidale con chi minava la nostra sicurezza di quanto lo fosse con chi invece
quella sicurezza rischiava la vita per garantirla.
Sicurezza e legalità, certo, riguardano anche una corretta gestione dei flussi
migratori. Secondo un principio semplice: in Italia, come in qualsiasi altro
Stato serio, non si entra illegalmente (Applausi dei deputati dei gruppi di
maggioranza); si entra legalmente attraverso i decreti flussi.
In questi anni di terribile incapacità nel trovare le giuste soluzioni alle diverse
crisi migratorie, troppi uomini, donne e bambini hanno trovato la morte in mare
nel tentativo di arrivare in Italia. Troppe volte abbiamo detto “mai più”, per poi
ripeterlo ancora e ancora.
Questo Governo vuole quindi perseguire una strada poco percorsa fino ad
oggi: fermare le partenze illegali (Applausi dei deputati dei gruppi di
maggioranza), spezzando finalmente il traffico di esseri umani nel
Mediterraneo.
La nostra intenzione è sempre la stessa, ma, se non volete che si parli di
blocco navale, lo dico così: è nostra intenzione recuperare la proposta
originaria della missione navale Sophia dell’Unione europea, che nella terza
fase, prevista e mai attuata, prevedeva proprio il blocco delle partenze dei
barconi dal Nordafrica.
Intendiamo proporlo in sede europea, attuarlo in accordo con le autorità del
Nordafrica, accompagnato dalla creazione sui territori africani di hotspot,
gestiti da organizzazioni internazionali, dove poter vagliare le richieste di asilo
e distinguere chi ha diritto a essere accolto in Europa da chi quel diritto non ce
l’ha (Applausi dei deputati dei gruppi di maggioranza), perché non intendiamo
in alcun modo mettere in discussione il diritto di asilo per chi fugge da guerre
e persecuzioni.
Tutto quello che noi vogliamo fare in rapporto al tema dell’immigrazione è
impedire che la selezione di ingresso in Italia la facciano gli scafisti (Applausi
dei deputati dei gruppi di maggioranza).
E allora mancherà un’ultima cosa da fare, forse la più importante: rimuovere le
cause che portano i migranti, soprattutto i più giovani, ad abbandonare la
propria terra, le proprie radici culturali e la propria famiglia per cercare una vita
migliore in Europa.
Il prossimo 27 ottobre ricorrerà il sessantesimo anniversario della morte di
Enrico Mattei, un grande italiano che fu tra gli artefici della ricostruzione
postbellica, capace di stringere accordi di reciproca convenienza con Nazioni
di tutto il mondo.
Ecco, credo che l’Italia debba farsi promotrice di un “piano Mattei” per l’Africa
(Applausi dei deputati dei gruppi di maggioranza), un modello virtuoso di
collaborazione e di crescita tra Unione europea e Nazioni africane, anche per
contrastare il preoccupante dilagare del radicalismo islamista, soprattutto
nell’area subsahariana.
E ci piacerebbe così recuperare finalmente, dopo anni in cui si è preferito
indietreggiare, il ruolo strategico che l’Italia ha nel Mediterraneo.
Mi avvio a concludere, colleghi, ringraziandovi ovviamente per la pazienza.
Non sarà una navigazione facile, quella del Governo che si appresta a
chiedere la fiducia al Parlamento, per la gravosità delle scelte che saremo
chiamati ad affrontare, ma anche per, diciamo così, un pregiudizio politico, che
spesso colgo nelle analisi che ci riguardano.
Credo però che, in parte, sia giustificato, in fondo io sono la prima donna che
arriva alla Presidenza del Consiglio, vengo da una storia politica che è stata
spesso relegata ai margini nella storia repubblicana e non ci arrivo tra le
braccia di un contesto familiare favorevole o grazie a amicizie importanti; sono
quello che gli inglesi definirebbero un underdog, diciamo così, lo sfavorito,
quello che, per riuscire, deve stravolgere tutti i pronostici. E’ quello che
intendo fare ancora, stravolgere i pronostici (Applausi dei deputati dei gruppi
di maggioranza – Deputati si levano in piedi), con l’aiuto di una valida squadra
di Ministri e sottosegretari, con la fiducia e il sostegno di chi sceglierà di votare
per noi, con le critiche che arriveranno da chi voterà contro questo Governo,
perché, alla fine di questa avventura, a me interesserà una cosa sola: sapere
che abbiamo fatto tutto quello che potevamo fare per dare agli italiani una
Nazione migliore. A volte riusciremo, a volte falliremo, ma state certi che non
indietreggeremo, non getteremo la spugna, non tradiremo (Applausi dei
deputati del gruppo Fratelli d’Italia).
Nel giorno in cui il nostro Governo ha giurato nelle mani del Capo dello Stato
ricorreva la memoria liturgica di Giovanni Paolo II, un Pontefice, uno statista,
un Santo che io ho avuto l’onore di conoscere personalmente.
Mi ha insegnato una cosa fondamentale della quale io ho sempre fatto tesoro.
“La libertà – diceva – non consiste nel fare ciò che ci piace, ma nell’avere il
diritto di fare ciò che si deve”.
Io sono sempre stata una persona libera, sarò sempre una persona libera e,
per questo, intendo fare esattamente quello che devo.

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