Nei giorni scorsi sono restati fermi circa 70.000 mezzi pesanti (fra bilici e
autotreni), secondo una prima stima stilata sulla base dell’esito delle
assemblee che si sono svolte in varie regioni, in seguito alla decisione delle
imprese di autotrasporto di non caricarsi di ulteriori oneri finanziari per
l’impossibilità a far fronte da sole agli aumenti record nel costo del
carburante.
Evitare ulteriore indebitamento delle imprese
“Si è trattata – spiegano dalle Associazioni di Categoria – di una sospensione dei servizi di autotrasporto merci
finalizzata ad evitare un ulteriore indebitamento per le imprese”.
Trasporto unito sottolinea che solo grazie all’intervento in extremis di molte
società della committenza, che hanno riconosciuto all’autotrasporto una parte
degli extra costi in tariffa, il numero dei mezzi che non sono partiti, non è stato
di quattro volte maggiore. “Ciò è accaduto indipendentemente da qualsiasi
sostegno e coordinamento – precisano – fornito dalla nostra Associazione
a livello nazionale”.
Trasporto unito, quindi, prosegue la nota, “per evitare ulteriori contenziosi con
la Commissione scioperi, nel ribadire che non è mai stato proclamato un
‘fermo nazionale’, non può far altro che confermare come ciascuna impresa
sia libera di decidere se continuare o meno a sottostare ad obblighi
contrattuali gravosi ovvero a subire ricatti operativi e finanziari”.
Il sostegno di Confartigianato.
Il prezzo del gasolio continua a crescere e le imprese del trasporto sono al
collasso. Anche Confartigianato si muove per sostenere la
confederazione che punta ancora al dialogo e che ha deciso, con Unatras, di
aspettare gli interventi del governo, e poi valutare quali iniziative
intraprendere.
“Non è infatti previsto alcun fermo dei mezzi, organizzato e autorizzato – si
legge in una nota -, ma è chiaro che l’associazione degli artigiani esprime
solidarietà e vicinanza a tutte le imprese che decideranno autonomamente di
fermarsi, non riuscendo più a sostenere i costi, e ritenendo più conveniente
spegnere i motori anziché lavorare”.
“Il costante e ormai insostenibile aumento del costo del carburante ha
determinato una situazione ingestibile per le imprese dell’autotrasporto –
sottolinea la nota -. Il settore è in estrema difficoltà e Confartigianato chiede al
governo un credito di imposta del 30% immediato sul gasolio ma soprattutto
che si adotti la regola che vige per gli aerei, cioè che il maggior costo del
gasolio sia ribaltato in fattura: “È l’unico sistema per sopravvivere”.