LAVORO – Lavoro, mascherina Ffp2 «raccomandata» fino al 31 ottobre. Avanti con lo smart working

Lavoro, mascherina Ffp2 «raccomandata»
fino al 31 ottobre. Avanti con lo smart
working


di Marzio Bartoloni
Il dispositivo «rimane un presidio importante» soprattutto in ambienti chiusi e
condivisi da più lavoratori o aperti al pubblico o dove comunque non sia
possibile il distanziamento interpersonale di un metro
L’uso della mascherina resta «un presidio importante per la tutela della salute
dei lavoratori ai fini della prevenzione del contagio» soprattutto nelle fabbriche
e negli uffici al chiuso condividi da più lavoratori e magari aperti al pubblico o
dove comunque «non sia possibile il distanziamento interpersonale di un
metro per le specificità delle attività lavorative». Ma in particolari contesti «il
datore di lavoro, su specifica indicazione del medico competente» potrà
prevedere l’obbligo di Ffp2 «avendo particolare attenzione ai soggetti fragili» o
in caso di «focolaio infettivo in azienda»
Così recita la bozza del protocollo di aggiornamento delle misure per il
contrasto e il contenimento della diffusione del Covd negli ambienti di lavoro
discusso nel pomeriggio del 30 giugno da sindacati e associazioni di datori di
lavoro insieme al ministero del Lavoro e della Salute.
Forte raccomandazione della Ffp2, non più obbligo
Si va dunque, se il protocollo verrà confermato in questa formulazione, verso
una forte raccomandazione al ricorso alla mascherina Ffp2 – non anche
dunque la mascherina chirurgica – e non più l’obbligo della mascherina come
prevedeva il precedente protocollo.
«L’uso dei dispositivi di protezione delle vie respiratorie di tipo facciali filtranti
FFP2 – avverte la bozza del protocollo che sarà valido fino al 31 ottobre a
meno di nuovi necessari aggiornamenti – rimane un presidio importante per la
tutela della salute dei lavoratori ai fini della prevenzione del contagio,
soprattutto nei contesti di lavoro in ambienti chiusi e condivisi da più lavoratori
o aperti al pubblico o dove comunque non sia possibile il distanziamento
interpersonale di un metro per le specificità delle attività lavorative».
Il vecchio protocollo prevedeva che «in tutti i casi di condivisione degli
ambienti di lavoro, al chiuso o all’aperto è comunque obbligatorio l’uso delle
mascherine chirurgiche o di dispositivi di protezione individuale di livello
superiore».
Le aziende potranno decidere vincoli più stringenti
Com avvenuto già con le precedenti versioni del protocollo saranno
comunque poi le singole aziende in base al contesto lavorativo a decidere se
rendere ancora più stringente il vincolo a indossare la mascherina Ffp2. Lo
stesso protocollo prevede infatti che il datore di lavoro, «su specifica
indicazione del medico competente o del responsabile del servizio di
prevenzione e protezione, sulla base delle specifiche mansioni e dei contesti
lavorativi sopra richiamati, individua particolari gruppi di lavoratori ai quali
fornire adeguati dispositivi di protezione individuali (FFP2), che dovranno
essere indossati, avendo particolare attenzione ai soggetti fragili». «Analoghe
misure – continua la bozza – sono individuate anche nell’ipotesi in cui sia
necessario gestire un focolaio infettivo in azienda».
La bozza di protocollo prevede poi che il datore di lavoro assicuri «la
disponibilità di Ffp2 al fine di consentirne ai lavoratori l’utilizzo nei contesti a
maggior rischio». Non solo. Sempre il datore di lavoro «in collaborazione con il
medico competente, anche sulla base delle specifiche mansioni e dei contesti
lavorativi, individua particolari gruppi di lavoratori ai quali fornire adeguati
dispositivi di protezione individuali (Ffp2), avendo particolare riguardo ai
soggetti fragili sulla base di valutazioni del medico competente».
Avanti con lo smart working, soprattutto per i fragili
Il nuovo protocollo fornisce anche delle indicazioni sullo smart working, una
modalità finora molto impiegata dalle aziende anche se negli ultimi tempi si
era tornati molto di più verso il lavoro in presenza. La bozza del documento
avverte che «pur nel mutato contesto e preso atto del venir meno
dell’emergenza pandemica, si ritiene che il lavoro agile rappresenti, anche
nella situazione attuale, uno strumento utile per contrastare la diffusione del
contagio da Covid-19, soprattutto con riferimento ai lavoratori fragili,
maggiormente esposti ai rischi derivanti dalla malattia». «In questo senso –
prosegue la bozza -, le Parti sociali, in coerenza con l’attuale quadro del
rischio di contagio, manifestano l’auspicio che venga prorogata ulteriormente
la possibilità di ricorrere allo strumento del lavoro agile emergenziale».
In particolare sempre per i fragili il protocollo prevede che «il datore di lavoro
stabilisce, sentito il medico competente, specifiche misure prevenzionali e
organizzative per i lavoratori fragili». Tanto che le «Parti sociali chiedono
altresì che vi sia una proroga al 31 dicembre 2022 della disciplina a
protezione dei lavoratori fragili».

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