FUTURO DELLA SANITA’ – ANALISI E COMMENTI – La riforma dell’assistenza territoriale ….. punto per punto

La riforma dell’assistenza territoriale
punto per punto


Ecco cosa prevedono i nuovi standard per l’assistenza territoriale
sui quali è stato espresso il parere favorevole del Consiglio di Stato
Per la prima volta vengono definiti degli standard che dovranno essere
rispettati in ogni regione (A vigilare sarà l’Agenas che presenterà una
relazione semestrale). Il perno del sistema sarà il Distretto sanitario al cui
interno rivestirà un ruolo fondamentale la Casa della Comunità dove i cittadini
potranno trovare assistenza h24 ogni giorno della settimana. Rimangono in
piedi gli studi dei medici di famiglia (definiti spoke delle Case della Comunità)
che saranno collegati in rete per garantire aperture h12 sei giorni su sette (il
documento non scioglie il nodo sull’inquadramento giuridico dei mmg dove è
ancora in atto un confronto tra Governo e Regioni ndr).
All’interno del Distretto vi saranno poi gli Ospedali di Comunità con un forte
assistenza infermieristica e saranno decisivi ad esempio per la presa in carico
dei pazienti nelle fasi post ricovero ospedaliero o in tutti quei casi dove c’è
bisogno di una particolare assistenza vicino al domicilio del paziente. Nel
nuovo sistema un forte ruolo rivestiranno gli infermieri di famiglia che saranno
impiegati in molte delle nuove strutture definite dal decreto.
A coordinare i vari servizi presenti nel Distretto vi saranno poi le Centrali
operative territoriali e forte impulso verrà dato al numero di assistenza
territoriale europeo 116117 che i cittadini potranno chiamare per richiedere
tutte le prestazioni sanitarie e sociosanitarie a bassa intensità assistenziale.
Vengono poi fissati gli standard per l’assistenza domiciliare e viene definito
l’utilizzo dei servizi di Telemedicina.
Restano poi in piedi dopo la sperimentazione in pandemia le Unica di
continuità assistenziale. Vengono poi fissati gli standard per i servizi delle cure
palliative (ad esempio gli hospice), per i dipartimenti di prevenzione e
consultori familiari.
Nel nuovo sistema di cure primarie ruolo rilevante avranno anche le farmacie
che sono identificate a tutti gli effetti come presidi sanitari di prossimità dove il
cittadino potrà trovare sempre più servizi aggiuntivi.
Gli standard per il territorio
Il Distretto costituisce il centro di riferimento per l’accesso a tutti i servizi
dell’ASL. È inoltre deputato, anche attraverso la Casa di Comunità, al
perseguimento dell’integrazione tra le diverse strutture sanitarie, in modo da
assicurare una risposta coordinata e continua ai bisogni della popolazione,
l’uniformità dei livelli di assistenza e la pluralità dell’offerta. Il Distretto
garantisce inoltre una risposta assistenziale integrata sotto il profilo delle
risorse, degli strumenti e delle competenze professionali per determinare una
efficace presa in carico della popolazione di riferimento. Al fine di svolgere tali
funzioni la conoscenza dei bisogni di salute della popolazione di riferimento
risulta centrale e rientra pertanto tra le attività del Distretto che avrà compito di
committenza, produzione e garanzia dei servizi.
Ecco gli standard del Distretto:

  • in media un Distretto ogni circa 100 mila abitanti;
  • almeno 1 Casa della Comunità hub ogni 40.000-50.000 abitanti;
  • Case della Comunità spoke e ambulatori di Medici di Medicina Generale e
    Pediatri di Libera Scelta tenendo conto delle caratteristiche orografiche e
    demografiche del territorio al fine di favorire la capillarità dei servizi e
    maggiore equità di accesso, in particolare nelle aree interne e rurali. Tutte le
    aggregazioni dei MMG e PLS (AFT e UCCP) sono ricomprese nelle Case
    della Comunità avendone in esse la sede fisica oppure a queste collegate
    funzionalmente;
  • almeno 1 Infermiere di Famiglia e Comunità ogni 3.000 abitanti;
  • almeno 1 Unità Speciale di Continuità Assistenziale (1 medico e 1
    infermiere) ogni 100.000 abitanti;
  • 1 Centrale Operativa Territoriale ogni 100.000 abitanti o comunque a valenza
    distrettuale, qualora il distretto abbia un bacino di utenza maggiore;
  • almeno 1 Ospedale di Comunità dotato di 20 posti letto ogni 100.000
    abitanti;
    La Casa della Comunità è il luogo fisico di prossimità e di facile
    individuazione dove la comunità può accedere per poter entrare in contatto
    con il sistema di assistenza sanitaria e sociosanitaria. La CdC promuove un
    modello organizzativo di approccio integrato e multidisciplinare attraverso
    équipe territoriali. Costituisce la sede privilegiata per la progettazione e
    l’erogazione di interventi sanitari e di integrazione sociale.
    Standard:
  • almeno 1 Casa della Comunità hub ogni 40.000-50.000 abitanti;
  • Case della Comunità spoke e ambulatori di Medici di Medicina Generale e
    Pediatri di Libera Scelta tenendo conto delle caratteristiche orografiche e
    demografiche del territorio al fine di favorire la capillarità dei servizi e
    maggiore equità di accesso, in particolare nelle aree interne e rurali. Tutte le
    aggregazioni dei MMG e PLS (AFT e UCCP) sono ricomprese nelle Case
    della Comunità avendone in esse la sede fisica oppure a queste collegate
    funzionalmente;
    -Nella Casa della comunità hub lo standard è di 7-11 infermieri e 5-8 unità di
    personale di supporto (sociosanitario, amministrativo).
    La CdC rappresenta il modello organizzativo che rende concreta l’assistenza
    di prossimità per la popolazione di riferimento. , infatti, il luogo fisico, di
    prossimità e di facile individuazione al quale l’assistito può accedere per poter
    entrare in contatto con il sistema di assistenza sanitaria. La CdC promuove un
    modello di intervento integrato e multidisciplinare, in qualità di sede
    privilegiata per la progettazione e l’erogazione di interventi sanitari. L’attività,
    infatti, deve essere organizzata in modo tale da permettere un’azione d’´quipe
    tra Medici di Medicina Generale, Pediatri di Libera Scelta, Specialisti
    Ambulatoriali Interni – anche nelle loro forme organizzative – Infermieri di
    Famiglia o Comunità, altri professionisti della salute disponibili a legislazione
    vigente nell’ambito delle aziende sanitarie, quali ad esempio Psicologi,
    Ostetrici, Professionisti dell’area della Prevenzione, della Riabilitazione e
    Tecnica, e Assistenti Sociali anche al fine di consentire il coordinamento con i
    servizi sociali degli enti locali del bacino di riferimento. L’attività amministrativa
    è assicurata, anche attraverso interventi di riorganizzazione aziendale, da
    personale dedicato già disponibile a legislazione vigente nell’ambito delle
    aziende sanitarie, che si occupa anche delle attività di servizio di relazioni al
    pubblico e di assistenza all’utenza.
    I medici e gli altri professionisti sanitari operano sia all’interno delle CdC che
    nella loro individualità, nei territori a minore densità abitativa. In tal modo
    provvedono a garantire l’assistenza primaria attraverso un approccio di
    medicina d’iniziativa e la presa in carico della comunità di riferimento, con i
    servizi h 12 e integrandosi con il servizio di continuità assistenziale h 24.
    Sia nell’accezione hub sia in quella spoke, la CdC costituisce l’accesso
    unitario fisico per la comunità di riferimento ai servizi di assistenza primaria e
    di integrazione sociosanitaria. Entrambe, quindi, propongono un’offerta di
    servizi costituita da medici di medicina generale, pediatri di libera scelta,
    specialisti ambulatoriali interni, infermieri di famiglia e comunità, presenza di
    tecnologie diagnostiche di base.
    La CdC hub garantisce l’erogazione dei seguenti servizi, anche mediante
    modalità di telemedicina:
  • Équipe multiprofessionali (MMG, PLS, Continuità Assistenziale, Specialisti
    Ambulatoriali Interni (SAI) e dipendenti, Infermieri e altre figure sanitarie e
    sociosanitarie);
  • Presenza medica h24 – 7 giorni su 7 anche attraverso l’integrazione della
    Continuità Assistenziale;
  • Presenza infermieristica h12 – 7 giorni su 7;
  • Punto Unico di Accesso (PUA) sanitario e sociale;
  • Punto prelievi;
  • Servizi diagnostici finalizzati al monitoraggio della cronicità (ecografo,
    elettrocardiografo, retinografo, oct, spirometro, ecc.) anche attraverso
    strumenti di telemedicina (es. telerefertazione);
  • Servizi ambulatoriali specialistici per le patologie ad elevata prevalenza
    (cardiologo, pneumologo, diabetologo, ecc.);
  • Servizi di prevenzione collettiva e promozione della salute a livello di
    comunità, inclusa l’attività dell’Infermiere di Famiglia e Comunità (IFeC),
    ambulatori infermieristici per la gestione integrata della cronicità e per la
    risposta ai bisogni occasionali;
  • Interventi di prevenzione e promozione della salute a livello di comunità,
    anche attraverso i Consultori familiari e l’attività rivolta ai minori – ove esistenti
    – che si articolano con il mondo educativo e scolastico per gli specifici
    interventi sulla popolazione 0-18 anni (facoltativo);
  • Attività di profilassi vaccinale in particolare per alcune fasce di età o
    condizioni di rischio e di fragilità. Tutte le attività di profilassi vaccinale e di
    sorveglianza di malattie infettive sono in linea con le indicazioni del
    Dipartimento di Prevenzione;
  • Sistema integrato di prenotazione collegato al CUP aziendale;
  • Servizio di assistenza domiciliare di base;
  • Partecipazione della Comunità e valorizzazione della co-produzione,
    attraverso le associazioni di cittadini e volontariato;
  • Integrazione con i servizi sociali.
    La CdC spoke garantisce l’erogazione dei seguenti servizi, anche mediante
    modalità di telemedicina:
  • Équipe multiprofessionali (MMG, PLS, Specialisti Ambulatoriali Interni (SAI)
    e dipendenti, Infermieri e altre figure sanitarie e sociosanitarie);
  • Presenza medica e infermieristica almeno h12 – 6 giorni su 7
    (lunedì-sabato);
  • Punto Unico di Accesso (PUA) sanitario e sociale;
  • Alcuni servizi ambulatoriali per patologie ad elevata prevalenza (cardiologo,
    pneumologo, diabetologo, ecc.);
  • Servizi infermieristici, sia in termini di prevenzione collettiva e promozione
    della salute pubblica, inclusa l’attività dell’Infermiere di Famiglia e Comunità
    (IFeC), sia di continuità di assistenza sanitaria, per la gestione integrata delle
    patologie croniche;
  • Programmi di screening;
  • Collegamento con la Casa della Comunità hub di riferimento;
  • Sistema integrato di prenotazione collegato al CUP aziendale;
  • Partecipazione della Comunità e valorizzazione co-produzione, attraverso le
    associazioni di cittadini, volontariato.
    Le CdC hub al fine di assicurare i servizi descritti dovranno essere dotate di
    7-11 Infermieri di Famiglia o Comunità organizzati indicativamente secondo il
    modello di seguito descritto: 1 Coordinatore Infermieristico, 2-3 IFoC per le
    attività ambulatoriali, 1-2 IFoC per l’attività di triage e di valutazione dei
    bisogni di salute e 4-6 IFoC per l’assistenza domiciliare di base, le attività di
    prevenzione e teleassistenza.
    Nelle CdC hub e spoke, inoltre, è garantita l’assistenza medica H12 – 6 giorni
    su 7 attraverso la presenza dei MMG afferenti alle AFT del Distretto di
    riferimento. Tale attività ambulatoriale sarà aggiuntiva rispetto alle attività
    svolte dal MMG nei confronti dei propri assistiti e dovrà essere svolta presso
    la CdC hub e spoke.
    L’Infermiere di Famiglia e Comunità è la figura professionale di riferimento
    che assicura l’assistenza infermieristica ai diversi livelli di complessità in
    collaborazione con tutti i professionisti presenti nella comunità, perseguendo
    l’integrazione interdisciplinare, sanitaria e sociale dei servizi e dei
    professionisti e ponendo al centro la persona. L’infermiere di comunità
    interagisce con tutte le risorse presenti nella comunità formali e informali.
    L’infermiere di comunità non è solo l’erogatore di cure assistenziali, ma
    diventa la figura che garantisce la riposta assistenziale all’insorgenza di nuovi
    bisogni sanitari e sociosanitari espressi e potenziali che insistono in modo
    latente nella comunità. È un professionista con un forte orientamento alla
    gestione proattiva della salute. È coinvolto in attività di promozione,
    prevenzione e gestione partecipativa dei processi di salute individuali, familiari
    e di comunità all’interno del sistema dell’assistenza sanitaria territoriale.
    Standard:
  • almeno 1 Infermiere di Famiglia e Comunità ogni 3.000 abitanti.
    L’Unità Continuità Assistenziale è un’équipe mobile distrettuale per la gestione
    di situazioni condizioni clinico-assistenziali di particolare complessità e di
    comprovata difficoltà operativa di presa in carico sia a carico di individui che a
    carico di comunità.
  • almeno 1 medico e 1 infermiere ogni 100.000 abitanti.
    La Centrale Operativa Territoriale è un modello organizzativo che svolge
    una funzione di coordinamento della presa in carico della persona e raccordo
    tra servizi e professionisti coinvolti nei diversi setting assistenziali: attività
    territoriali, sanitarie e sociosanitarie, ospedaliere e dialoga con la rete
    dell’emergenza-urgenza.
  • 1 Centrale Operativa Territoriale ogni 100.000 abitanti o comunque a valenza
    distrettuale, qualora il distretto abbia un bacino di utenza maggiore.
  • Standard di personale di 1 COT per 100.000 abitanti: 1 Coordinatore
    infermieristico, 3-5 Infermieri, 1-2 unità di Personale di Supporto
    La Centrale Operativa 116117 sede del Numero Europeo Armonizzato per le
    cure mediche non urgenti offre un servizio telefonico gratuito alla popolazione
    attivo 24 ore su 24 e 7 giorni su 7 per tutte le prestazioni sanitarie e
    sociosanitarie a bassa intensità assistenziale.
  • almeno 1 Centrale Operativa NEA 116117 ogni 1-2 milioni di abitanti o
    comunque a valenza regionale (se con popolazione inferiore allo standard),
    incrementabile sulla base della numerosità della popolazione. La Centrale
    raccoglie le chiamate di uno o più distretti telefonici in funzione delle
    dimensioni dei distretti stessi e delle modalità organizzative delle Regioni/PA.
    L’Assistenza Domiciliare è un servizio a valenza distrettuale finalizzato
    all’erogazione al domicilio di interventi caratterizzati da un livello di intensità e
    complessità assistenziale variabile nell’ambito di specifici percorsi di cura e di
    un piano personalizzato di assistenza.
  • 10% della popolazione over 65 da prendere in carico progressivamente.
    L’Ospedale di Comunità è una struttura sanitaria di ricovero breve che
    afferisce alla rete di offerta dell’Assistenza Territoriale e svolge una funzione
    intermedia tra il domicilio e il ricovero ospedaliero, con la finalità di evitare
    ricoveri ospedalieri impropri o di favorire dimissioni protette in luoghi più idonei
    al prevalere di fabbisogni sociosanitari, di stabilizzazione clinica, di recupero
    funzionale e dell’autonomia e più prossimi al domicilio.
    Standard:
  • almeno 1 Ospedale di Comunità dotato di 20 posti letto ogni 100.000
    abitanti.
  • 0,4 posti letto per 1000 abitanti da attuarsi in modo progressivo secondo la
    programmazione regionale.
    Standard minimo di personale per 1 Ospedale di Comunità dotato di 20 posti
    letto:
    7- 9 Infermieri, 4-6 Operatori Socio Sanitari, almeno 1-2 unità di Altro
    personale sanitario e un Medico per almeno 4,5 ore al giorno 6 giorni su 7.
    La rete delle cure palliative è costituita da servizi e strutture in grado di
    garantire la presa in carico globale dell’assistito e del suo nucleo familiare, in
    ambito ospedaliero, domiciliare e in hospice. I servizi della rete garantiscono
    cure e assistenza a favore di persone affette da patologie ad andamento
    cronico, evolutivo e a prognosi infausta per le quali non esistono terapie o se
    esistono sono inadeguate o inefficaci ai fini della stabilizzazione della malattia
    o di un prolungamento significativo della vita. Standard:
  • 1 Unità di Cure Palliative Domiciliari (UCP – DOM) ogni 100.000 abitanti;
  • 1 Hospice con almeno 8-10 posti letto ogni 100.000 abitanti.
    Il Consultorio Familiare è la struttura aziendale a libero accesso e gratuita,
    deputata alla prevenzione, promozione della salute, consulenza e cura rivolte
    alla donna, al minore, alla famiglia in senso ampio, in linea con le evoluzioni
    sociali correnti e al contesto comunitario di riferimento dei predetti.
  • Almeno 1 consultorio ogni 20.000 abitanti con la possibilità di 1 ogni 10.000
    nelle aree interne e rurali. L’attività consultoriale può svolgersi all’interno delle
    Case della Comunità, privilegiando soluzioni logistiche che tutelino la
    riservatezza.
    Il Dipartimento di Prevenzione (DP) ha il compito di promuovere azioni volte
    a individuare e rimuovere le cause di nocività e malattia di origine ambientale,
    umana e animale, mediante iniziative coordinate con i distretti e con i
    dipartimenti dell’azienda sanitaria locale e delle aziende ospedaliere,
    prevedendo il coinvolgimento di operatori di diverse discipline. Standard
    massimo di popolazione per DP = 1: 500.000 abitanti (necessario per
    mantenere efficienza organizzativa e conoscenza del territorio che ha identità,
    omogeneità culturale e socioeconomica imprescindibili nell’azione preventiva).
    Telemedicina
    La telemedicina è una modalità di erogazione di servizi e prestazioni
    assistenziali sanitarie sociosanitarie a rilevanza sanitaria a distanza, abilitata
    dalle tecnologie dell’informazione e della comunicazione, e utilizzata da un
    professionista sanitario per fornire prestazioni sanitarie agli assistiti
    (telemedicina professionista sanitario – assistito) o servizi di consulenza e
    supporto ad altri professionisti sanitari (telemedicina professionista sanitario –
    professionista sanitario).
    La telemedicina rappresenta un approccio innovativo alla pratica sanitaria, già
    consolidato in diversi ambiti sanitari, consentendo – se inclusa in una rete di
    cure coordinate – l’erogazione di servizi e prestazioni sanitarie a distanza
    attraverso l’uso di dispositivi digitali, internet, software e delle reti di
    telecomunicazione.
    Farmacie
    In questo ambito le farmacie convenzionate con il SSN ubicate uniformemente
    sull’intero territorio nazionale, costituiscono presidi sanitari di prossimità e
    rappresentano un elemento fondamentale ed integrante del Servizio sanitario
    nazionale.
    In particolare, la rete capillare delle farmacie convenzionate con il SSN
    assicura quotidianamente prestazioni di servizi sanitari a presidio della salute
    della cittadinanza: in tale ambito vanno inquadrate la dispensazione del
    farmaco, per i pazienti cronici la possibilità di usufruire di un servizio di
    accesso personalizzato ai farmaci, la farmacovigilanza, le attività riservate alle
    farmacie dalla normativa sulla c.d. “Farmacia dei Servizi” e l’assegnazione
    delle nuove funzioni tra le quali le vaccinazioni anti-Covid e antinfluenzali, la
    somministrazione di test diagnostici a tutela della salute pubblica.
    Articolo collegato:
    DM 71. Via libera dal Consiglio di Stato ai nuovi modelli e standard
    per l’assistenza territoriale: “Riforma innovativa ed efficace
    alternativa all’ospedale”. Ma il Governo dovrà precisare cosa è
    “norma” e cosa è “meramente descrittivo”.

FONTE – QUOTIDIANOSANITA’.IT

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