FISCO – Imposta patrimoniale, come funziona in Italia tra realtà, storia e prospettive future?

Imposta patrimoniale, come funziona in
Italia tra realtà, storia e prospettive future?


di Rosy D’Elia – IMPOSTE
L’imposta patrimoniale in Italia già esiste: come funziona oggi e come
potrebbe cambiare. Si torna a parlare di possibili interventi con l’avvio
della campagna elettorale. Dalla tassa piatta, flat tax, a un intervento
sulla successione: le modifiche al sistema fiscale sono sempre al centro
del dibattito politico
Quando si parla di imposta patrimoniale non si parla di una singola e specifica
imposta ma di una tipologia di imposizione fiscale che in Italia già esiste,
assume diverse forme e agisce sia in forma diretta che indiretta.
Il dibattito sul tema, però, resta sempre aperto e da circa un secolo
periodicamente si riaccende.
Le elezioni alle porte sono una minaccia ricorrente: con l’avvio della
campagna elettorale, si torna a parlare dei possibili interventi.
Dalla tassa piatta, flat tax, a un intervento sulla successione: le proposte di
modifica al sistema fiscale esistente sono al centro del dibattito politico ma
tutte, nel passaggio dalla teoria alla pratica, fanno i conti con una serie di
ostacoli.
L’imposta patrimoniale in Italia già esiste: cos’è e come funziona
L’imposta patrimoniale agisce sul “complesso dei beni, mobili o immobili, che
una persona possiede”, volendo riprendere la sintetica definizione di
“patrimonio” fornita dall’enciclopedia Treccani.it.
La prima precisazione da fare è che si tratta di una imposta e non di una
tassa, termine spesso utilizzato, ma improprio.
Mentre la prima rappresenta il contributo allo Stato che ognuno è tenuto a
pagare in base alla sua capacità, la seconda è legata alla fruizione di un
servizio. È una tassa, ad esempio, quella sui rifiuti. È una imposta l’IRPEF che
ognuno versa sul reddito prodotto.
L’imposta patrimoniale in Italia assume varie forme. Rientra in questa
definizione l’IMU, Imposta Municipale Propria, che sono chiamati a pagare
tutti coloro che possiedono fabbricati, escluse le abitazioni principali diverse
da quelle di lusso, aree fabbricabili e terreni agricoli.
L’IMU è un’imposta diretta: le somme sono dovute per il patrimonio che si
possiede. Ma ci sono anche altre forme di imposizione patrimoniale che
agiscono, invece, in maniera indiretta, ovvero nel momento in cui la ricchezza
viene trasferita o consumata.
Parliamo, ad esempio, delle imposte su donazioni e successioni ma anche
dell’imposta di bollo sui prodotti finanziari, dell’imposta di registro.
Secondo uno studio condotto dall’Osservatorio Conti Pubblici 40,1
miliardi di euro è il valore del gettito che deriva dalle imposte patrimoniali su
un totale di 711 miliardi: si fa riferimento alle cifre del 2020 e rappresentano il
6 per cento del gettito e il 2,4 per cento del Prodotto Interno Lordo.
In Italia si registra un livello di tassazione patrimoniale, rispetto tutte le altre
entrate tributarie, pari al 5,5 per cento leggermente più alto della media
dell’Unione Europea ma decisamente più basso di paesi come Francia e
Spagna.
L’imposta patrimoniale in Italia: il dibattito sempre aperto
In questo quadro normativo periodicamente si inserisce la discussione sulle
possibili modifiche al sistema esistente ma anche sull’eventualità di una
patrimoniale straordinaria per far fronte a crisi o emergenze.
Se ne è parlato, infatti, anche durante il primo periodo della pandemia da
Covid: è circolata la proposta di un prelievo sulle grandi ricchezze per
garantire aiuti a famiglie e operatori economici colpiti dalle restrizioni.
L’idea, però, non ha trovato alcuna applicazione pratica. Il dibattito sul tema
non è nuovo, ha addirittura superato il secolo di vita: la fine della Grande
Guerra portò a un debito pubblico oltre i 100 miliardi nel 1919 e allo stesso
tempo alla presenza di rilevanti patrimoni privati.
Non fu semplice trovare una strategia condivisa, ma come ricorda la rivista
online dell’Agenzia delle Entrate FiscoOggi nella suo excursus sulle
imposte patrimoniali, un primo debutto si ebbe col Governo Nitti:
“Oggetto erano i patrimoni netti detenuti da persone fisiche al 1° gennaio
1920, con esenzione di quelli inferiori a 50mila lire (sempre equivalenti ad
altrettanti euro odierni); le aliquote partivano dal 4,5% e arrivano, per valori
sopra i 100 milioni, al 50%; il versamento era ripartito in 20 rate annuali (con
interessi del 5%), ridotte a 10 (senza interessi) in caso di patrimoni
prevalentemente mobiliari; era possibile riscattare in qualunque momento tutte
le annualità residue, scontandole al 6% annuo; la tassazione doveva avvenire
in base a dichiarazione, da presentare entro il 31 maggio 1920”.
L’imposta patrimoniale in Italia già esiste: come potrebbe
cambiare
Tornando al presente e all’ordinario, le diverse formule di imposta patrimoniale
in vigore in Italia non agiscono in maniera indiscriminata sulla ricchezza che
ognuno possiede, ma seguono specifiche regole.
Partendo dall’IMU, che nella sua veste attuale è regolata dalla Legge di
Bilancio 2020, bisogna sottolineare che per l’abitazione principale, a
prescindere dalla ricchezza di chi la possiede, l’imposta municipale propria
non è dovuta.
Anche l’imposta sulle successioni che agisce sempre sui patrimoni, ma in
maniera del tutto diversa, si applica solo in determinati casi e non colpisce
indistintamente tutti i trasferimenti.
Le persone che ricevono in eredità beni immobili e diritti reali immobiliari
hanno l’obbligo di presentare la dichiarazione di successione e pagare, in
alcuni casi, l’imposta di successione considerando percentuali che variano in
base al valore del trasferimento e al grado di parentela.
Grado di parentela Franchigia esente Percentuale
Trasferimenti effettuati in
favore del coniuge o di parenti
in linea retta (ascendenti e
discendenti)
per ciascun
beneficiario, la
quota di 1 milione di
euro
4 per cento da
applicare sul valore
complessivo netto
Trasferimenti in favore di fratelli
o sorelle
100.000 euro 6 per cento da
applicare sul valore
complessivo netto
Trasferimenti in favore di altri
parenti fino al quarto grado,
degli affini in linea collaterale
fino al terzo grado
nessuna franchigia 6 per cento da
applicare sul valore
complessivo netto
trasferito
Trasferimenti in favore di tutti
gli altri soggetti
nessuna franchigia 8 per cento da
applicare sul valore
complessivo netto
trasferito
La franchigia per i trasferimenti effettuati in favore di soggetti portatori di
handicap, riconosciuto grave ai sensi della legge n. 104 del 1992 è pari a 1,5
milioni di euro.
In base alle franchigie e aliquote previste dall’articolo 2, comma 48, del
D.L. n. 262 del 2006 è chiaro che per la normativa in vigore si considerano
grandi patrimoni i trasferimenti che superano il milione di euro.
Al netto di eventuali imposte patrimoniali in senso stretto, il dibattito politico
periodicamente si accende sulla possibilità di intervenire sulla normativa in
vigore per allargare il raggio d’azione dell’imposizione fiscale.
Sulle successioni, ad esempio, un intervento possibile è quello di eliminare o
ridurre la franchigia, cioè la cifra esclusa dalla tassazione, per prevedere
maggiori prelievi sul trasferimento dei beni.
E ancora sull’IMU la discussione che periodicamente ritorna riguarda
l’estensione del campo di applicazione dell’imposta anche all’abitazione
principale per cui attualmente non è dovuta alcuna somma: oggi l’eccezione
alla regola vale per tutti, anche chi possiede grandi patrimoni non paga
l’imposta municipale propria sulla cosiddetta prima casa.
Ma, come dimostra un secolo di storia italiana di imposte patrimoniali, nuovi
prelievi sulla ricchezza incontrano forti resistenze e richiedono una definizione
chirurgica del campo di applicazione. Seppure più invasivi e più diretti, gli unici
interventi che hanno una maggiore chance di risultare accettabili sono quelli
legati alla straordinarietà degli eventi, e non quelli che toccano il sistema
ordinario di tassazione.
E, a ben pensarci, gli eventi straordinari nel presente che viviamo non
mancano.
fonte: INFORMAZIONE FISCALE

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