CURIOSITA’ – Rifiuti, in Italia 37 termo valorizzatori: ecco dove sono e come funzionano

Rifiuti, in Italia 37 termovalorizzatori:
ecco dove sono e come funzionano

Un dato quello italiano che a livello europeo si confronta ad
esempio con i 126 impianti della Francia e con i 96 della Germania,
secondo una mappa di Utilitalia su dati Ispra
Roma avrà un suo termovalorizzatore da 600mila tonnellate annue, sul
modello di Copenaghen. Il sindaco Roberto Gualtieri lo ha annunciato con
chiarezza, rompendo anche un tabù. In Italia ci sono 37 termovalorizzatori in
prevalenza al Nord (26 impianti; in Lombardia e in Emilia Romagna sono
rispettivamente 13 e 7). Nel 2020, hanno trattato complessivamente circa 2,8
milioni di tonnellate di rifiuti urbani che rappresentano il 74,5% di quelli
inceneriti nel nord. Al Centro e al Sud sono operativi, rispettivamente, 5 e 6
impianti che hanno trattato oltre 532 mila tonnellate e più di un milione di
tonnellate di rifiuti urbani.
Il confronto con Francia e Germania
Un dato quello italiano che a livello europeo si confronta ad esempio con i 126
impianti della Francia e con i 96 della Germania, secondo una mappa di
Utilitalia (la Federazione delle imprese di acqua, energia e ambiente) su dati
Ispra (l’istituto per la protezione e la ricerca ambientale che fa capo al
ministero della Transizione ecologica).
Nel 2019, spiega Utilitalia nel “Libro bianco sull’incenerimento dei rifiuti urbani”
(realizzato dai Politecnici di Milano e di Torino e dalle Università di Trento e di
Roma Tor Vergata) al loro interno sono state trattate 5,5 milioni di tonnellate di
rifiuti urbani e rifiuti speciali da urbani, producendo 4,6 milioni di Mwh di
energia elettrica e 2,2 milioni di Mwh di energia termica; questa energia
(rinnovabile al 51%) è in grado di soddisfare il fabbisogno di circa 2,8 milioni di
famiglie.
Il caso Brescia
A Brescia l’impianto di A2A attivo dal 1998 fornisce teleriscaldamento a più
del 50% delle abitazioni ed il gradimento degli abitanti sale: quello
complessivo è salito al 64% e il 91% dei bresciani lo ritiene un impianto
“sempre più efficiente” e per l’85% è “all’avanguardia” e “sicuro”. Secondo il
Libro bianco di Utilitalia infatti, la preoccupazione relativa alle emissioni di
polveri sottili sarebbe sfatata in quanto la discarica ha un impatto 8 volte
superiore a quello del recupero energetico negli inceneritori. Ci sono, infatti,
limiti molto stringenti, che non hanno eguali nel panorama delle istallazioni
industriali, assicura Utilitalia.
La carenza di impianti
Relativamente alle Pm10, lo studio evidenzia che il contributo degli
inceneritori è pari solo allo 0,03% (contro il 53,8% delle combustioni
commerciali e residenziali), per gli Idrocarburi Policiclici Aromatici (Ipa) è pari
allo 0,007% (contro il 78,1% delle combustioni residenziali e commerciali) e
per le diossine ed i furani si attesta allo 0,2% (contro il 37,5% delle
combustioni residenziali e commerciali). L’85% delle ceneri pesanti prodotte
dalla combustione, inoltre, sono ormai interamente avviate a processi di
riciclaggio, con ulteriori miglioramenti degli impatti ambientali rispetto
all’utilizzo delle materie vergini in attività quali la produzione di cemento e la
realizzazione di sottofondi stradali.
All’Italia, secondo Utilitalia, mancano impianti per trattare 5,7 milioni di
tonnellate di spazzatura all’anno e al Centro e al Sud c’è dunque «una
carenza impiantistica e se non si inverte questa tendenza, continueremo a
ricorrere in maniera eccessiva allo smaltimento in discarica: attualmente ci
attestiamo al 20% e dobbiamo dimezzare il dato nei prossimi 13 anni», rileva
la Federazione ricordando che l’Ue ha fissato al 2035 gli obiettivi del
riciclaggio effettivo pari al 65% e della riduzione del ricorso alla discarica al di
sotto del 10% e che all’Italia servono oltre 30 impianti per il trattamento dei
rifiuti fra termovalorizzatori (per bruciare la spazzatura non riciclabile e
produrre energia) e impianti di compostaggio (per trasformare i rifiuti organici
in fertilizzante compost).
Come funzionano
Ecco come funziona un termovalorizzatore: i rifiuti non riciclabili vengono
conferiti all’inceneritore e scaricati nella vasca di raccolta e miscelazione. Da lì
vengono caricati nelle caldaie delle tre linee di combustione, la cui
temperatura è regolata a oltre 1.000 gradi, per l’ossidazione completa dei
rifiuti.Il calore prodotto dalla combustione genera vapore ad alta pressione,
che viene immesso in un turbogeneratore per la produzione di energia
elettrica e, successivamente, utilizzato per scaldare l’acqua che alimenta la
rete del teleriscaldamento della città. Ogni linea di combustione ha un
trattamento fumi dedicato.Già nella camera di combustione i fumi vengono
trattati con ammoniaca, per abbattere gli ossidi di azoto. Successivamente
passano attraverso un sistema catalitico per l’ulteriore riduzione degli ossidi di
azoto e di ammoniaca. In uscita dal circuito della caldaia, arrivano a un
sistema di depurazione e filtrazione, che trattiene i microinquinanti, tra cui
metalli pesanti, diossine e furani. I fumi depurati passano attraverso filtri a
maniche, che trattengono tutte le polveri in sospensione, e quindi convogliati
al camino.
fonte: IL SOLE 24 ORE

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