ANALISI E COMMENTI – L’Unione Europea alla ricerca dell’indipendenza tecnologica

L’Unione Europea alla ricerca
dell’indipendenza tecnologica


La vera forza di un paese e di un continente, oggi, si misura nella
capacità di saper innovare e investire in infrastrutture di
telecomunicazioni avanzate
di Silvia Compagnucci
Il digitale è ormai diventato un fattore abilitante in qualsiasi ambito
socio-economico. La massiccia penetrazione delle tecnologie non solo nelle
abitudini dei cittadini ma anche nell’organizzazione e nella produzione
industriale, finanche nelle procedure di definizione e adozione di policy
pubbliche ha reso l’innovazione e la capacità di progettare, produrre e
sfruttare al meglio tecnologie dall’impatto straordinario come cloud, Iot,
Intelligenza Artificiale, blockchain, il vero volano di sviluppo e uno strumento di
forte condizionamento delle dinamiche globali.
In questa partita che sempre più si gioca sul campo dell’innovazione
tecnologica l’UE, nonostante la numerosità delle strategie e delle iniziative
lanciate dalle istituzioni, continua a ricoprire un ruolo tutto sommato
marginale. Si tratta di un’amara constatazione che purtroppo riguarda tanto le
reti di ultima generazione, 5G in particolare e, dunque, i fattori abilitanti la
trasformazione digitale, sia le tecnologie come l’IA e il cloud, sia, infine, i
semiconduttori, ossia la componentistica indispensabile per il funzionamento
di qualsiasi device, dal più semplice al più complesso.
È questo uno dei temi al centro del report I-Com dal titolo “Fast track to EU
Strategic Autonomy. Speed check for digital, green and health” presentato a
Bruxelles lo scorso 6 dicembre nel quale è stato descritto il posizionamento
dell’Unione Europea nel contesto globale e sono state analizzate le iniziative
decise dalle istituzioni per rafforzare la competitività e conseguire l’autonomia
strategica europea rispetto al resto del mondo nei settori energia, salute e
digitale.
Stiamo vivendo, infatti, un momento storico – causa anche la perdurante
guerra in Ucraina – molto complesso e delicato per il presente ma soprattutto
per il futuro dell’UE che rende quanto mai urgente, da un lato, accelerare per
recuperare il ritardo accumulato in specifici ambiti e, dall’altro, mettere in
campo risorse ed azioni indirizzate a ridurre la dipendenza dell’Europa dal
resto del mondo.
5G, Cloud, Ia e semiconduttori. Ue ancora ai margini
Se si guarda allo sviluppo delle reti 5G e in particolare ai brevetti relativi alle
tecnologie della famiglia 5G, la prima al mondo risulta essere la cinese
Huawei, seguita dalla statunitense Qualcomm e dalla sudcoreana Samsung.
Tra le prime 7 aziende ne figurano solo due europee, Nokia ed Ericsson, con
un numero di brevetti decisamente più basso rispetto a quello delle prime tre.
A livello generale, emerge una forte rappresentanza cinese (con 10 aziende),
seguita da quella statunitense (con 6 aziende), mentre l’UE è ferma alle due
appena citate.
Principali possessori di brevetti per tecnologie della famiglia 5G (fonte: Who
leads the 5G patent race November 2021? – IPlytics)
Brevetti su tecnologie della famiglia 5G per paese del titolare (fonte:
elaborazioni I-Com su dati IPlytics)
È un dato che fa riflettere soprattutto se analizzato insieme a quello che rivela
come ben il 41,4% dei brevetti relativi alle tecnologie della famiglia 5G sia
detenuto da imprese cinesi, seguite da quelle sudcoreane con il 19,9%.
Si tratta di un ritardo grave che non si ferma ai brevetti, ma si registra anche
rispetto all’installazione di base station che si attesta su 132 unità ogni
100.000 abitanti in Cina per crollare a 57 nell’UE e addirittura a 30 negli USA.
Il posizionamento dell’UE nel contesto globale non migliora, purtroppo, se si
analizzano i dati su cloud, IA e semiconduttori. E infatti, il mercato dei servizi
cloud è nelle mani di soltanto 8 aziende di cui 6 americane e 2 cinesi.
Quota di mercato globale delle vendite di servizi cloud (fonte: Digital Economy
Report 2021, UNCTAD, Q4 2020)
Se si guarda, invece, all’IA e in particolare alle prime 25 aziende impegnate
nella ricerca avanzata in IA con specifico riguardo al numero di pubblicazioni
prodotte nel 2020, non figura alcuna azienda europea. Se a questo dato si
aggiunge che soltanto il 10% dei ricercatori AI di alto livello lavora in Europa e
che nel 2021 gli investimenti privati in IA nell’UE sono stati di poco più di 6 mld
a fronte dei 17,21 in Cina e dei ben 52,88 negli USA, non ci sono dubbi sul
fatto che l’UE ricopre un ruolo del tutto marginale nella competizione globale
sull’IA.
Top 25 organizzazioni che si occupano di ricerca avanzata su AI per
numero di pubblicazioni scientifiche realizzate nel 2020 (fonte: Digital
Economy Report 2021, UNCTAD)
La dipendenza dal resto del mondo appare ancor più grave rispetto ai
semiconduttori che rappresentano il fulcro dello sviluppo delle tecnologie
emergenti come reti5G, Iot, IA e quantum computing. È vero ed incontestabile
che la supply chain dei semiconduttori è altamente complessa e frammentata
tra una miriade di paesi tale da non consentire di ritenere alcuna area del
mondo completamente autonoma ed indipendente. Ciononostante i dati sul
mercato dei semiconduttori e la quantità di tonnellate di silicio prodotte dai
principali produttori a livello globale dimostrano l’assoluta marginalità dell’UE.
Mercato dei semiconduttori per area geografica (fonte: World Semiconductor
Trade Statistics, March 2022)
Principali paesi produttori di silicio a livello globale in tonnellate (fonte:
Mineral Commodity Summaries 2022, U.S. Department of the Interior & U.S.
Geological Survey)
Conclusioni
Stiamo vivendo in un’era in cui la parola d’ordine è digitalizzazione e
innovazione tecnologica. La vera forza di un paese e di un continente, oggi, si
misura nella capacità di saper innovare e investire in infrastrutture di
telecomunicazioni avanzate, in grado di supportare lo sviluppo di servizi ad
elevata complessità e che richiedono performance di rete brillanti in termini di
capacità, stabilità e latenza, in tecnologie ed infrastrutture all’avanguardia
come l’Intelligenza Artificiale e il cloud in grado di rivoluzionare il business
delle aziende, i processi decisionali delle P.A. e la vita di noi cittadini e nella
capacità di avere un ruolo strategicamente rilevante nella supply chain dei
semiconduttori, indispensabili per l’esistenza stessa di tutte le infrastrutture e
tecnologie emergenti.
Nella competizione globale l’UE rischia di rimanere pesantemente indietro. Se
si guarda al panorama delle iniziative introdotte e agli ambiziosi obiettivi fissati
è chiara la consapevolezza del ritardo e della necessità, ormai improrogabile,
di cambiare passo. Nonostante ciò, non può sfuggire come l’ecosistema
normativo europeo sul digitale, sebbene al condivisibile fine di garantire uno
sviluppo tecnologico in sicurezza e nel rispetto dei diritti fondamentali rischi di
accrescere fortemente la complessità disincentivando gli investimenti nell’UE
e rallentando addirittura la crescita delle imprese europee. Riguardo allo
sviluppo delle reti 5G, in particolare, il quadro normativo europeo, composto
anche da una serie corposa di atti normativi dedicati alla cybersecurity, appare
fortemente articolato e bisognoso di quella chiarezza indispensabile per
garantire il recupero del forte ritardo accumulato nello sviluppo delle reti e
dunque nell’offerta dei servizi che ditali reti hanno bisogno.
Anche rispetto all’IA, è chiara l’intenzione europea di affermarsi con una
regolamentazione, che un po’ come accaduto con il GDPR per la protezione
dei dati personali, possa assurgere a modello globale ponendo al centro un –
condivisibile – approccio basato sul rischio, ma è necessario che il perimetro
sia chiaro e che anche la corposa data regulation sia armonizzata e per
quanto possibile unificata in strumenti assimilabili ai tradizionali e ben noti
codici per favorire la certezza del diritto ed evitare ostacoli agli investimenti in
innovazione. Molta attenzione va riservata, infine, al Chips Package tenendo
in considerazione che l’UE possiede un ruolo in singoli anelli dell’articolata
catena dei semiconduttori che certamente andrebbero rafforzati ma che
probabilmente un’eccessiva spinta sulla produzione potrebbe non rivelarsi
vincente correndo il rischio di incorrere in una sovrapproduzione peraltro
neanche competitiva alla luce dei maggiori costi legati, ad esempio, al lavoro,
che l’UE registra rispetto alle aree del mondo attualmente leader nella
produzione.
*Silvia Compagnucci è vicepresidente Istituto per la Competitività (I-Com)
fonte: EURONEWS

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