Il Governo cerca lo sprint, varato il nuovo
decreto Pnrr
La priorità è di centrare tutti i 45 obiettivi del Pnrr e per questo il Governo ha
approvato un nuovo decreto per accelerare la realizzazione di tutti i progetti
promessi a Bruxelles. Mentre le riforme sono rallentate dalle tensioni
parlamentari e politiche, l’obiettivo dell’esecutivo è di non restare indietro sulla
digitalizzazione della Pa, sulla transizione green e sul rafforzamento della lotta
all’evasione. E di evitare che restino fondi non utilizzati: è il caso del
concorso Sud, dove sono rimasti 1300 posti vacanti che ora gli Enti locali
potranno coprire direttamente con contratti di collaborazione, ma anche dei
fondi per la digitalizzazione dei tour operator, praticamente non richiesti, che
potranno essere dirottati sul bonus all’80% per la ristrutturazione delle
strutture turistiche, che aveva a disposizione 600 milioni e ha già avuto
richieste per 6 miliardi. O ancora, se resteranno risorse inutilizzate dai bandi
di gara, potranno essere sfruttate per i progetti bandiera delle Regioni. Il
decreto è complesso e il Cdm è durato più di due ore: alla fine non c’è la
semplificazione della lotteria degli scontrini ma arriva l’obbligo di
fatturazione elettronica anche per le partite Iva in regime forfettario.
Scatteranno invece dal 30 giugno le multe per chi non consente i pagamenti
con il Pos, finora sempre rinviate dal 2014.
Il ministro Federico D’Incà ha proposto di autorizzare la fiducia “su tutte e 4
le deleghe” (appalti, concorrenza e Csm che sono propedeutiche proprio a
ottenere i fondi, e fisco) ma l’ipotesi viene respinta con una battuta da Draghi
“Su una se sono tutti d’accordo sì, su tre no, ne riparleremo semmai ma non è
il momento”. Sulle riforme, comunque, per ora la Ue vede “progressi
sufficienti”, come osserva la presidente della Commissione Ursula Von der
Leyen, invitando l’Italia ad andare “avanti così”. Ora l’urgenza è restare al
passo, chiudere tutti i progetti previsti fino a giugno e superare i colli di
bottiglia che frenano la messa a terra degli investimenti, ma anche rafforzare
alcune priorità trasversali come quella della parità di genere: arrivano così
punteggi più alti nelle gare per chi ha il “bollino” della certificazione di genere.
Per la Pa si spinge anche sull’acceleratore del digitale, con la newco per
supportare la transizione. Arriva poi “all’ultimo miglio a passo spedito”, come
osserva il ministro Renato Brunetta, la riforma del reclutamento del
pubblico impiego, con l’obbligo per chi partecipa ai concorsi di superare
“almeno una” prova di lingua straniera, oltre all’obbligo di passare per il portale
Inpa (il Linkedin della Pa) per le procedure di selezione.
La Commissione Europea dà all’Italia 21
miliardi per il raggiungimento degli obiettivi
Come annunciato, la Commissione europea ha dato il via libera al primo
pagamento da 21 miliardi di euro all’Italia nell’ambito del piano
post-pandemico Next Generation Eu. L’ha annunciato la Commissione
europea, precisando che l’Italia riceverà dieci miliardi di euro sotto forma di
contributi a fondo perduto e 11 miliardi di euro sotto forma di prestiti. Già lo
scorso 28 febbraio la Commissione europea aveva adottato l’esborso in via
preliminare e solo successivamente al parere positivo del comitato economico
e finanziario del Consiglio dell’Unione Europea ha potuto dare il via libera
all’esborso definitivo. L’Italia è inoltre il primo beneficiario del piano Next
Generation EU e riceverà in totale 191 miliardi di euro: “Ventuno miliardi
grazie al raggiungimento degli obiettivi concordati per fine 2021, con la
Commissione al lavoro con le autorità italiane per continuare l’attuazione del
NextGenerationEU”, ha scritto sul suo canale Twitter il commissario Ue agli
Affari economici Paolo Gentiloni. Per il vicepresidente Valdis Dombrovskis
il versamento di 21 mld aiuterà l’Italia “a migliorare la Pubblica
amministrazione e l’efficienza della spesa, a digitalizzare le aziende e ad
aumentare l’efficienza energetica degli edifici”.
La von der Leyen si complimenta con
l’Italia per i risultati del Pnrr
Dopo i primi 21 miliardi del Pnrr incassati, il governo va avanti nell’attuazione
del vasto programma di riforme previste, che con il Recovery Plan vanno a
braccetto. Il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Roberto Garofoli lo
mette nero su bianco nella relazione sul “monitoraggio dei provvedimenti
attuativi” illustrata durante l’ultimo Cdm. Una riunione quasi interamente
dedicata al Next Generation Eu, durante la quale il premier Mario Draghi ha
distribuito ai ministri una lettera della presidente della commissione europea
Ursula von der Leyen, in cui esprime grande apprezzamento per “la qualità
del piano” dell’Italia.
“Caro presidente, caro Mario”, il versamento dei primi 21 miliardi del Next
Generation Eu, è un “primo passo positivo” e le riforme messe in campo dal
governo “rappresentano importanti progressi per la resilienza economica e
sociale del Paese”, scrive von der Leyen. Intanto, dopo aver approvato il
nuovo decreto che aiuterà a centrare gli altri 45 obiettivi entro la scadenza di
fine giugno, Palazzo Chigi lancia “Italia Domani #inFatti”, una newsletter per
comunicare periodicamente e in modo organico, le principali novità relative al
Pnrr: dai bandi attivi fino agli avvisi e alle scadenze.
Garofoli ha presentato al Cdm i dati sui
decreti attuativi
Quello che è certo è che per raggiungere gli obiettivi del Recovery Plan il
funzionamento della macchina amministrativa sarà indispensabile. Durante la
riunione dell’ultimo Cdm Roberto Garofoli ha presentato una fotografia del
suo operato, sul fronte dei decreti attuativi. La sua relazione parla chiaro: in
poco più di un anno il governo ha smaltito 955 provvedimenti, quasi il triplo
dei due governi Conte. Eppure, la mole di lavoro è enorme, tanto che il
documento definisce necessario limitare il ricorso ai provvedimenti
attuativi, molti dei quali vengono aggiunti in sede di conversione
parlamentare.
A tal fine sarà costituito un gruppo di lavoro per predisporre “una direttiva da
indirizzare a tutte le amministrazioni centrali” e saranno coinvolti per “trovare
soluzioni comuni e condivise”, anche i presidenti delle Camere. Spunta
anche una sorta di pagella trimestrale per i ministeri. Da gennaio a marzo
2022 in sette hanno raggiunto e/o superato il valore target di decreti attuativi
assegnati (Cultura, Università, Politiche giovanili, Affari Esteri, Difesa,
Istruzione, Salute); 12 lo hanno fatto in almeno uno dei tre mesi (Presidenza
del Consiglio, Economia, Pa, Affari Regionali, Lavoro, Pari opportunità,
Sviluppo economico, Transizione ecologica, Transizione digitale, Interno,
Sport e Turismo); mentre 3 hanno centrato una percentuale compresa tra il
65% e il 55% degli obiettivi (Giustizia, Infrastrutture e Politiche agricole).