ANALISI E COMMENTI – Il Fondo Monetario invita l’Italia a ridurre il debito e deficit – Con l’inflazione che corre, la normalizzazione della politica monetaria è alle porte. Ricomincia così a tornare in primo piano il monito che da tempo accompagna l’economia italiana: tagliare deficit e debito.

Il Fondo Monetario invita l’Italia a ridurre
debito e deficit
Con l’inflazione che corre, la normalizzazione della politica monetaria è alle
porte. Ricomincia così a tornare in primo piano il monito che da tempo
accompagna l’economia italiana: tagliare deficit e debito.
Lo dice anche il
Fondo monetario internazionale nel suo rapporto periodico sul paese,
segnalando l’impressionante ripresa dallo shock pandemico a cui segue oggi
un rallentamento della crescita nonostante segnali di resilienza. Che le
prospettive per il prossimo futuro siano ancora positive lo ha sottolineato la
Bce, che nelle minute dell’ultimo meeting di aprile fanno riferimento a una
spinta dal turismo in estate per il continente, con una certa dose di ottimismo
anche per le valutazioni sul quarto trimestre. Anche il Fmi si sofferma sul
settore turistico, in ripresa verso i livelli pre-Covid. Nel paese, inoltre, fanno
da traino il settore delle costruzioni, in piena espansione grazie ai generosi
crediti d’imposta sugli investimenti e il settore manifatturiero che è rimasto in
territorio di crescita fino ad aprile, sebbene in moderazione dalla fine del
2021.Il Pnrr è il naturale alleato della ripresa, e la sua completa e tempestiva
attuazione è fondamentale per aumentare la produttività e aumentare il
potenziale di crescita.
Portare a termine le riforme e gli investimenti ridurrebbe le possibili cicatrici
della crisi energetica, sosterrebbe la transizione verde e migliorerebbe la
capacità dell’economia di adeguarsi alle variazioni dei prezzi relativi, osserva il
rapporto del Fondo monetario internazionale. Il tessuto produttivo nazionale
sconta però l’incertezza del dossier energetico, fra i più delicati perché l’Italia
potrebbe essere relativamente più colpita degli altri paesi dell’Ue, a causa
della sua elevata dipendenza dall’energia importata dalla Russia. A cui si
aggiunge la prospettiva di un inasprimento più brusco delle condizioni
finanziarie potrebbe ridurre ulteriormente la crescita”, spiega il rapporto del
Fmi, in uno scenario in cui l’Italia è già minacciata dall’inflazione e della crisi
energetica. Le conseguenze si riverserebbero sul costo dei finanziamenti, sul
ritmo di diminuzione del debito e sulla propensione delle banche a erogare
prestiti.
Al Consiglio della Bce di aprile alcuni
avrebbero voluto agire subito sui tassi
Alla riunione di metà aprile alcuni componenti del Consiglio direttivo della
Bce avrebbero voluto agire subito, “per dimostrare la determinazione” a
riportare l’inflazione ai livelli obiettivo. Ma altri hanno ribadito che aggiustare
la linea in maniera troppo aggressiva avrebbe potuto rivelarsi
“controproducente”. E alla fine ha prevalso la scelta di “lasciarsi tutte le porte
aperte” per la riunione di giugno, in cui con ogni probabilità verrà deciso di
mettere fine agli acquisti netti di titoli, per poi procedere, forse anche a luglio,
a un primo rialzo dei tassi di interesse. È il quadro che emerge dai verbali
del Consiglio del 13 e 14 aprile, pubblicati dall’istituzione. Il capo economista
Philip Lane ha illustrato la situazione complessiva. “I rischi al rialzo che
circondano le prospettive di inflazione si sono intensificati, specialmente per il
breve termine.
Se le pressioni dei prezzi filtrassero in aumenti delle aspettative di inflazione e
in aumenti salariali superiori alle attese, o se le condizioni sul versante
dell’offerta dovessero peggiorare in maniera più persistente, l’inflazione
potrebbe risultarne più elevata sul medio termine”, ha spiegato. “Tuttavia, se
la domanda dovesse indebolirsi sul medio termine, con una persistente
erosione dei redditi reali dovuta agli alti prezzi dell’energia, e agli altri costi di
beni e servizi, questo potrebbe anche attenuare le pressioni sui prezzi”. I
membri del Consiglio hanno valutato che i rischi sulle prospettive economiche
si sono sbilanciati al ribasso. Mentre i rischi relativi alla pandemia sono
diminuiti, la guerra in Ucraina potrebbe avere un maggior effetto su sul clima
economico e potrebbe far nuovamente peggiorare le strozzature sul versante
dell’offerta. I costi dell’energia persistentemente elevati, combinati è una
perdita di fiducia potrebbero indebolire la domanda più del previsto e limitare
consumi e investimenti.
Per l’Istat l’inflazione rallenta grazie al
bonus energia
Ad aprile frena l’inflazione in Italia. L’indice nazionale dei prezzi al consumo,
secondo una stima rivista dell’Istat, registra una diminuzione dello 0,1% su
base mensile e un aumento del 6% su base annua (dal +6,5% del mese
precedente), mentre la stima preliminare era +6,2%. A incidere è il bonus
energia (elettricità e gas) che limita la corsa dei prezzi. Risente però delle
tensioni inflazionistiche il carrello della spesa che si porta al +5,7%. Il
rallentamento dell’inflazione su base tendenziale, spiega l’Istat, si deve
prevalentemente ai prezzi degli energetici (la cui crescita passa da +50,9% di
marzo a +39,5%). La stima definitiva di aprile accentua il rallentamento
dell’inflazione registrato dai dati preliminari. Tale dinamica è imputabile per lo
più all’inclusione del bonus energia (elettricità e gas) nel calcolo degli indici dei
prezzi al consumo, resa possibile dalla disponibilità di stime sulla platea dei
beneficiari (estesa dal primo aprile fino a comprendere circa 5 milioni di
famiglie, 3 per il bonus elettricità e 2 per il bonus gas, con valenza retroattiva
dal primo gennaio 2022).
Tuttavia, le tensioni inflazionistiche continuano a diffondersi ad altri
comparti merceologici, quali i beni durevoli e non durevoli, i servizi relativi ai
trasporti e gli alimentari lavorati, con la crescita dei prezzi del cosiddetto
carrello della spesa che si porta a +5,7%. L’inflazione di fondo, al netto degli
energetici e degli alimentari freschi, accelera da +1,9% a +2,4% e quella al
netto dei soli beni energetici da +2,5% a +2,9%. Su base annua rallentano i
prezzi dei beni (da +9,8% a +8,7%), mentre accelerano quelli dei servizi (da
+1,8% a +2,1%); si riduce quindi il differenziale inflazionistico negativo tra
questi ultimi e i prezzi dei beni (da -8,0 punti percentuali di marzo a -6,6).
L’inflazione acquisita per il 2022 è pari a +5,2% per l’indice generale e a
+2,0% per la componente di fondo.
Crolla l’export con la Russia
Sul fronte del commercio estero, a marzo l’Istat stima una crescita
congiunturale per entrambi i flussi, più intensa per le esportazioni (+1,7%) che
per le importazioni (+1,3%). Nel primo trimestre dell’anno, rispetto al
precedente, l’export aumenta del 7,7% e l’import del 9,8%. Su base annuale
la crescita per l’export è del 22,9% e interessa tutti i settori e i principali paesi
partner, a esclusione di Russia – a marzo l’export nazionale verso la Russia su
base annua diminuisce del 50,9%. Sale del 38,8% l’import con gli acquisti di
gas naturale e di petrolio greggio che contribuiscono per 11,4 punti percentuali
al forte incremento tendenziale. In diminuzione invece, su base annua, le
vendite verso la Russia che segnano -50,9%. A marzo 2022 il disavanzo
commerciale è pari a 84 milioni di euro, a fronte di un avanzo di 5.190 milioni
dello stesso mese del 2021. Il deficit energetico (-8.065 milioni) si amplia
notevolmente rispetto all’anno precedente (-2.794 milioni), alimentato dai
decisi rialzi dei valori medi unitari all’import di gas e greggio, ma l’avanzo
nell’interscambio di prodotti non energetici, pari a 7.981 milioni, è elevato e sul
livello di marzo 2021 (7.984 milioni)

FONTE – NOMOS

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