ANALISI E COMMENTI – Consiglio europeo, Draghi alla Camera: “Determinati a sostenere l’Ucraina” Il discorso integrale di Draghi del 23 marzo 2022

Consiglio europeo, Draghi alla Camera:
“Determinati a sostenere l’Ucraina”
Il discorso integrale di Draghi_23 marzo 2022

Signor Presidente, Onorevoli Deputate e Deputati,
il Consiglio europeo del 24 e del 25 marzo si aprirà con l’incontro con il
Presidente degli Stati Uniti, Joe Biden. Sarà preceduto da un Vertice Nato
straordinario e da un Vertice G7, che si terranno sempre a Bruxelles. In
queste sedi, la comunità euroatlantica intende ribadire la sua unità e
determinazione nel sostegno all’Ucraina. Un impegno comune per tutelare la
pace, la sicurezza, la democrazia – che l’Italia ha riaffermato ieri in quest’aula
alla presenza del Presidente Zelensky. Il Consiglio europeo avviene a un
mese esatto dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina, cominciata il 24
febbraio. Da allora, secondo l’Ufficio dell’Alto Commissario per i Diritti Umani,
sono state registrate 2.510 vittime civili – con 953 persone uccise, tra cui 78
bambini, e oltre 1.500 feriti. Sono purtroppo numeri provvisori, che
sottostimano fortemente i morti e i feriti, e che continuano a crescere. Davanti
agli orrori della guerra, l’Italia lavora con determinazione, insieme a tutta la
comunità internazionale, per la cessazione delle ostilità. Siamo impegnati,
insieme ai nostri partner europei, per realizzare delle tregue umanitarie
localizzate per organizzare evacuazioni e portare beni di prima necessità. La
nostra volontà di pace si scontra però con quella del Presidente Putin, che
non mostra interesse ad arrivare a una tregua che permetta ai negoziati di
procedere con successo. Il suo disegno appare piuttosto quello di guadagnare
terreno dal punto di vista militare, anche ricorrendo a bombardamenti a
tappeto come quelli a cui assistiamo a Mariupol. Per questo, la comunità
internazionale ha adottato sanzioni sempre più dure nei confronti della Russia.
Lo sforzo diplomatico potrà avere successo solo quando lo vorrà realmente
anche Mosca. Non dobbiamo però commettere l’errore di avallare una
contrapposizione tra Occidente e Russia e alimentare così uno scontro di
civiltà. Molti cittadini russi si sono schierati contro la guerra del Presidente
Putin e protestano, mettendo a rischio la propria incolumità. A loro va
l’amicizia e la solidarietà di tutto il Governo e mia personale. Il Consiglio
europeo riaffermerà anche il sostegno al percorso dell’Ucraina verso
l’adesione all’Unione europea. Questo processo ha tempi lunghi, necessari a
permettere un’integrazione reale e funzionante. Ma, come ho ribadito anche
ieri in Parlamento, l’Italia è al fianco dell’Ucraina in questo processo. L’UE ha
già attivato la procedura, ma in questo momento è importante mandare a Kiev
un ulteriore segnale di incoraggiamento. Lo sforzo diplomatico deve
coinvolgere anche altri Paesi. In particolare, la Cina ricopre un ruolo di grande
influenza nelle dinamiche geopolitiche e di sicurezza globali. È fondamentale
che l’Unione Europea sia compatta nel mantenere aperti spazi di dialogo con
Pechino, perché contribuisca in modo costruttivo allo sforzo internazionale di
mediazione. Il Vertice Ue-Cina del prossimo 1° aprile sarà un’occasione per
sottolineare la nostra posizione. Dobbiamo ribadire la nostra aspettativa che
Pechino si astenga da azioni di supporto a Mosca e partecipi attivamente e
con autorevolezza allo sforzo di pace. Questo messaggio è emerso anche
durante il lungo confronto telefonico tra il Presidente Biden e il Presidente Xi
Jinping il 18 marzo e negli sforzi diplomatici che lo hanno preceduto. Mi
riferisco in particolare all’incontro tra il Consigliere per la sicurezza americano,
Jake Sullivan, e il Direttore dell’Ufficio della Commissione Affari Esteri cinese,
Yang Jiechi, avvenuto a Roma la settimana scorsa. Allo stesso tempo,
dobbiamo seguire con attenzione quanto accade nei Balcani occidentali, per
prevenire possibili azioni destabilizzatrici di Mosca. Nel Consiglio discuteremo
della prolungata crisi politica in Bosnia-Erzegovina. Siamo impegnati per
disinnescare le provocazioni secessioniste della Republika Srpska e per far
rientrare la crisi politica e istituzionale che paralizza il Paese dallo scorso
luglio. È fondamentale che la Bosnia-Erzegovina riprenda la strada delle
riforme per avvicinarsi all’Unione europea. Il nostro obiettivo è assicurare
l’organizzazione delle elezioni politiche in autunno, per evitare ulteriore
incertezza nel Paese. La crisi in Ucraina ha generato un massiccio flusso di
profughi, che attualmente conta oltre tre milioni e 850mila persone. Di fronte
all’aumento quotidiano del numero di rifugiati sono essenziali un
coordinamento europeo e un impegno finanziario adeguato. L’Unione europea
deve garantire una puntuale attuazione negli Stati membri della direttiva per la
Protezione Temporanea, approvata per la prima volta nella nostra storia. La
Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha proposto
ieri di utilizzare i fondi europei con la massima flessibilità a sostegno di chi
scappa dalla guerra in Ucraina, e di stanziare altri 3 miliardi di euro a favore
degli Stati membri coinvolti nell’accoglienza. L’Italia appoggia con convinzione
la posizione della Commissione e continua a fare la sua parte con
determinazione, altruismo, solidarietà. Nel Consiglio dei Ministri della
settimana scorsa abbiamo approvato nuovi fondi per l’accoglienza, per un
totale di 428 milioni di euro. La generosità mostrata in questi giorni dagli
italiani è davvero straordinaria. Voglio ringraziare ancora una volta la
Protezione civile, le Regioni, i Comuni, il terzo settore e gli enti religiosi per il
loro incessante impegno. Il Consiglio europeo si confronterà anche
sull’aumento dei prezzi dell’energia. Dopo i picchi raggiunti due settimane fa, i
prezzi del gas e dell’energia elettrica sono scesi nuovamente. Il prezzo spot
del gas sul mercato europeo oggi è dimezzato rispetto alle punte di circa
200€/MWh raggiunte l’8 marzo. Sono però prezzi ancora molto alti rispetto ai
livelli storici, più di 5 volte quelli di un anno fa. La volatilità dei mercati
energetici ha inciso anche sui prezzi ai distributori, che all’inizio del mese in
Italia hanno superato i 2 euro al litro. Secondo la Commissione europea,
l’andamento dei prezzi italiani è in linea con quelli del resto dell’Europa.
Lunedì 14 marzo, il diesel costava 2,31€ in Germania, 2,14€ in Francia e
2,15€ in Italia. Nel nostro caso, rappresenta un aumento del 40% per la
benzina e del 50% per il diesel rispetto a un anno fa. Venerdì scorso, il
Governo è intervenuto per difendere il potere d’acquisto delle famiglie,
soprattutto quelle più vulnerabili, e aiutare le imprese a sostenere i costi di
produzione. Abbiamo deciso di ridurre le accise sulla benzina e sul gasolio di
25 centesimi al litro per un mese, abbattendo così gran parte degli aumenti
registrati nelle ultime settimane. Creiamo dei fondi per sostenere i settori
dell’agricoltura, della pesca, dell’autotrasporto, che sono stati particolarmente
colpiti dalla crisi. Con le nuove misure, il numero di famiglie che ha accesso ai
bonus sociali per elettricità e gas – ed è così protetto dai rincari delle bollette –
passa da 4 a 5,2 milioni. Le imprese potranno rateizzare le bollette, uno
strumento già a disposizione delle famiglie. Istituiamo nuovi crediti d’imposta
per le imprese sul costo dell’energia e del gas e rafforziamo quelli esistenti.
Ampliamo i poteri dell’Autorità di Regolazione Energia, Reti e Ambiente e del
Garante per la Sorveglianza dei prezzi, perché possano monitorare meglio le
variazioni sui mercati energetici. Infine, rifinanziamo la cassa integrazione per
le aziende in difficoltà. Il pacchetto ammonta in totale a circa 4 miliardi, ed è
finanziato in gran parte grazie alla tassazione dei profitti in eccesso maturati in
questi mesi dai produttori del settore energetico. In questa crisi, ognuno deve
fare la propria parte. Il Governo è consapevole della necessità di ulteriori
interventi, ma la risposta a difesa di consumatori e imprese deve essere
europea. Dobbiamo arrivare a una gestione davvero comune del mercato
dell’energia. È auspicabile un coordinamento tra Commissione e Stati membri
sulla diversificazione degli approvvigionamenti di gas, soprattutto di gas
liquido. Serve un approccio condiviso sugli acquisti e sugli stoccaggi, per
rafforzare il nostro potere contrattuale verso i Paesi fornitori e tutelarci a
vicenda in caso di shock isolati. La creazione di un tetto europeo ai prezzi del
gas è al centro di un confronto che abbiamo avviato con la Presidente von der
Leyen. Vogliamo poi spezzare il legame tra il prezzo del gas e quello
dell’elettricità, che è in parte prodotta da fonti alternative, il cui prezzo non ha
molto a che vedere con quello del gas. È essenziale puntare in modo deciso
sull’energia rinnovabile e dare un ruolo centrale alla sponda sud del
Mediterraneo. Su tutti questi fronti, auspico che il Consiglio europeo prenda
decisioni ambiziose che possano essere rapidamente operative. Come
abbiamo concordato al Consiglio europeo informale della scorsa settimana, le
ricadute economiche del conflitto in Ucraina vanno oltre il costo dell’energia.
Si registrano aumenti anche nei prezzi dei generi alimentari. A livello globale,
sono cresciuti in modo quasi continuo da metà 2020, e sono attualmente ai
massimi storici. Questo ha delle conseguenze tangibili per i prezzi nei
supermercati. Secondo i dati Eurostat, a febbraio i prezzi dei beni alimentari in
Italia sono aumentati del 5,2% rispetto all’anno scorso. In particolare, il prezzo
della pasta è cresciuto di circa l’11%, quello dello zucchero e del pane di circa
il 5%, quello della carne di quasi il 4%. Questi rincari dipendono da shock
esterni, che ci impongono di accelerare nel percorso di autonomia strategica
in campo alimentare. Questo processo è alla portata della capacità
tecnologica e produttiva europea, ma richiede un impegno immediato, ad
esempio l’aumento delle aree coltivabili. Allo stesso tempo, dobbiamo esser
pronti a diversificare maggiormente le nostre fonti di importazione. Il
rafforzamento dell’economia europea passa anche dalla tutela delle aree
industriali strategiche, da sostenere con adeguati investimenti in innovazione
e ricerca scientifica e tecnologica. Una priorità è aumentare la produzione di
microchip in Europa. Un recente studio del Fondo Monetario Internazionale ha
stimato che l’anno scorso le strozzature nelle catene del valore sono costate
all’area euro circa il 2% di prodotto interno lordo. La carenza di semiconduttori

  • essenziali per molte industrie strategiche come i mezzi di trasporto, i
    macchinari industriali, la difesa – è stata particolarmente dannosa.
    L’ambizione europea è aumentare la propria quota di mercato dal 10 al 20 per
    cento della produzione globale di chip entro il 2030. Questo incremento ci
    permetterebbe di garantire la sicurezza degli approvvigionamenti a fronte di
    eventuali ritardi nelle importazioni. Il “Chips Act” della Commissione europea
    costituisce un importante passo in avanti per raggiungere questi obiettivi.
    Intendiamo aumentare gli investimenti nella ricerca, e sviluppare e rafforzare
    una capacità produttiva verticalmente integrata, che assicuri un’effettiva
    autonomia nella produzione e packaging dei microchip. Dobbiamo accelerare
    la realizzazione del secondo Importante Progetto di Comune Interesse
    Europeo nella microelettronica. A livello nazionale, il Governo ha approvato a
    inizio mese la creazione di un fondo da oltre 4 miliardi per sviluppare
    l’industria e la ricerca sui semiconduttori e sulle tecnologie innovative.
    Dobbiamo rimanere aperti anche agli investimenti esteri, ma con un approccio
    coordinato fra Stati membri e norme che favoriscano le ricadute positive per
    l’intera industria europea. La guerra in Ucraina ha messo in evidenza, ancora
    una volta, l’importanza di rafforzare la politica di sicurezza e di difesa dell’UE,
    in complementarità con l’Alleanza Atlantica. Un’Europa più forte nella difesa
    rende anche la NATO più forte. Il Consiglio europeo è chiamato ad approvare
    la Bussola Strategica, in seguito alla sua adozione lunedì 21 marzo al
    Consiglio dei Ministri degli Affari Esteri e della Difesa. La Bussola è stata
    adattata alla luce della guerra in Ucraina, che rappresenta la più grave crisi in
    ambito di difesa nella storia dell’Unione Europea. Prevede l’istituzione di una
    forza di schieramento rapido europea fino a 5 mila soldati e 200 esperti in
    missioni di politica di difesa e sicurezza comune. A queste iniziative si
    aggiungono investimenti nell’intelligence e nella cybersicurezza; lo sviluppo di
    una strategia spaziale europea per la sicurezza e la difesa; e il rafforzamento
    del ruolo europeo quale attore della sicurezza marittima. Nel percorso verso
    una difesa comune, è essenziale sviluppare capacità adeguate, per essere un
    fornitore di sicurezza credibile. Ciò può avvenire soltanto se rafforziamo la
    nostra industria della difesa e la rendiamo più competitiva dal punto di vista
    tecnologico e soprattutto meglio integrata a livello europeo. Abbiamo tutti da
    guadagnare da un miglior coordinamento, anche nell’ambito della difesa. La
    pandemia di Covid-19 ha visto l’Unione europea collaborare
    nell’approvvigionamento dei vaccini e nella creazione del programma Next
    Generation EU. Dobbiamo mostrare la stessa ambizione e lungimiranza in
    risposta alla guerra in Ucraina, e alle sue conseguenze politiche, economiche,
    sociali. Per riuscirci, il sostegno del Parlamento è essenziale – e per questo vi
    ringrazio.
    La replica del Presidente Draghi alla Camera dei
    Deputati_23 marzo 2022
    Ringrazio tutti coloro che hanno preso la parola per il sostegno espresso al
    Governo in questo momento, è il sostegno che mi sarà molto prezioso in vista
    del Consiglio europeo e anche del vertice Nato. Cercherò di rispondere
    puntualmente alla maggior parte degli interventi. In merito a quanto detto
    dall’onorevole Vietina, sono d’accordo: le speranze di una forte ripresa si
    affievoliscono e di fronte a questo occorre una risposta europea, occorre
    prima di tutto una risposta sul piano economico, sul piano della difesa, sul
    piano dell’energia. Lei ha poi aggiunto: non occorre forse un ripensamento del
    Pnrr? No, non occorre un ripensamento del Pnrr nelle sue scadenze, nei suoi
    obiettivi. Questo Piano è cruciale per aumentare la nostra crescita
    permanentemente al di là degli eventi che ci colpiscono e continuano a
    colpirci regolarmente. Ci sono però alcune cose, alcuni aspetti del Pnrr che
    vanno affrontati. Per esempio: qual è l’effetto dell’aumento di prezzi delle
    materie prime, qual è l’effetto dell’aumento dei costi in generale sul Pnrr? Una
    riflessione in questo senso è in corso di svolgimento all’interno della
    Commissione europea e avremo sicuramente una risposta tra breve. E
    naturalmente tutto questo richiede, come dirò più tardi ancora più
    estesamente, un ripensamento per quanto riguarda l’energia, un
    ripensamento a livello europeo e un ripensamento a livello nazionale, dove, di
    nuovo però, voglio rimarcare che il ripensamento, per quanto riguarda le
    energie rinnovabili non può che essere in direzione di un maggiore
    investimento e di un più rapido investimento in energie rinnovabili, non di una
    loro sostituzione con energie fossili. Le quali sappiamo essere destinate
    gradualmente, probabilmente più lentamente di quanto immaginato, al non
    utilizzo in futuro. Riguardo a quanto detto dall’onorevole Madia, non c’è
    dubbio: bisogna distinguere tra interventi di emergenza e interventi strutturali,
    e il connotato della situazione di oggi è quello che lei ha definito “paura,
    incertezza”. È una paura, un’incertezza che sta indubbiamente influenzando
    gli investimenti, influenzando i consumi, non solo a livello nazionale, ma a
    livello globale. Si vede molto chiaramente dal turismo: prenotazioni cancellate,
    in generale il trasporto aereo diminuisce, investimenti programmati vengono
    cancellati. Basta aprire un giornale economico internazionale, basta aprire
    anche un giornale qualunque per vedere una serie di piani rinviati. È una
    situazione incertezza che colpisce, devo dire purtroppo, molto più l’Europa
    che non il resto del mondo. Però è molto generale questo. E bisogna
    distinguere tra interventi di emergenza e interventi strutturali. Gli interventi
    strutturali sono essenzialmente quelli sul fronte energetico. E bisogna
    diminuire la dipendenza energetica, attraverso la diversificazione in due
    direzioni, cercando altri fornitori che vanno a sostituire le forniture dalla Russia
    e diversificazione nel senso di aumento degli investimenti nelle rinnovabili e
    anche in quelle energie fossili che possono essere immediatamente utilizzate
    per rispondere all’emergenza. Gli interventi dell’onorevole Rampelli,
    dell’onorevole Maggioni, dell’onorevole Fassina e anche altri si soffermano
    sostanzialmente su un punto che è difficile non condividere: mettono in luce
    tutte le difficoltà del coordinare tutte queste iniziative che ci pone l’emergenza
    con quello che è l’impianto attuale dell’Unione Europea, con le sue regole, le
    sue risposte. In altre parole, come facciamo a tenere tutti i pezzi insieme se le
    emergenze sembrano richiedere risposte inaudite finora? …L’onorevole
    Rampelli giustamente dice: questo è un Continente che ha privilegiato il
    lavoratore nel suo sviluppo. Il mercato unico, si è detto e l’ho detto tante volte,
    non è la globalizzazione selvaggia. Il mercato unico è stato un grande
    progetto di eliminazione delle frontiere, ma accompagnato da una protezione
    non solo del lavoratore ma degli standard sociali più in generale e degli
    standard anche produttivi e qualitativi. Quindi, è una liberalizzazione regolata
    rispetto alla realtà francamente subottimale, usando un eufemismo, degli anni
    ’70 e ‘80. È un Continente che ha privilegiato il clima molto più degli altri
    paesi. A proposito del privilegio che è stato dato dall’Ue alla protezione
    sociale, mi piace sempre ricordare una frase del precedente cancelliere
    Angela Merkel: l’Europa è il Paese che ha il 15% della popolazione mondiale,
    ha il 25% del Prodotto mondiale e ha il 55% della protezione sociale mondiale,
    queste sono le priorità del nostro Continente. E ora come facciamo? Con le
    scelte che abbiamo fatto nel passato, con le scelte che vogliamo fare in futuro
    per quanto riguarda il clima, con le scelte che ci si impongono nella Difesa.
    Come facciamo, dobbiamo rinunciare ai nostri standard? A quello che ha
    ispirato i nostri valori negli ultimi 40-50 anni? Lo stesso argomento in modo
    diverso è stato sollevato dall’onorevole Maggioni: chi paga? Pantalone,
    Pantalone è esausto. L’onorevole Fassina auspica un ritorno della politica per
    far sì che questo coordinamento si adatti all’emergenza. Ma la politica è già
    tornata, è la politica che ha deciso il Next Generation Eu, la politica ha
    adattato l’Ue a queste emergenze. Questo è solo una indicazione per il futuro,
    è la strada che è stata già disegnata perché occorre percorre con ancora più
    convinzione, innovazione e creatività in futuro. Prima di tutto la sospensione
    delle regole, la regola di Bilancio, le regole degli aiuti di Stato. Ora occorrerà
    pure sospendere alcuni regolamenti agricoli, come si fa a usare la terra se ci
    vogliamo mettere i pannelli solari sopra? Si fa. In che modo? C’è un
    regolamento europeo che sospende, che ci ha imposto di non coltivare il 10%
    della terra disponibile. Occorre rivederlo. Questo è un altro esempio di
    risposta. C’è una serie di regolamenti europei che limita le importazioni da
    certi altri paesi, se il primo passo non fosse sufficiente occorrerà
    semplicemente essere pragmatici e ripensare alcune di queste regole e
    riuscire a importare da paesi che oggi possono fornirci prodotti. Secondo:
    occorre una risposta congiunta e la risposta congiunta c’è stata nel caso del
    Next Generation Eu, è stata una esperienza fondamentale per l’Ue perché per
    la prima volta si è visto come può essere mobilitata una potenza economica
    congiunta ed è stata cruciale per poter uscire da una pandemia con una
    ripresa che nel caso dell’Italia è stata straordinaria. Tanto è vero che se
    quest’anno riusciremo a fare un numero positivo di crescita sarà molto dovuto
    al trascinamento della straordinaria crescita che abbiamo avuto l’anno scorso.
    Sull’energia occorre un intervento, con tre direttrici: diversificazione delle
    forniture, compensazione della situazione – in qualche modo occorre che i
    paesi vengano aiutati – e occorre, inoltre, un intervento strutturale sul mercato
    dell’energia che, come anche detto nel discorso introduttivo, non funziona
    bene. Lei diceva ‘Pantalone esausto’, sì è esausto. Ma se noi quantifichiamo
    gli interventi per investire secondo quanto noi stesso abbiamo deciso sul
    clima, sull’energia e sulla difesa nei prossimi 5-6 anni si parla di cifre che
    vanno per l’intera Unione europea da 1 trilione a 1,5 trilioni e forse molto di
    più. Dove si trovano? Si trovano contribuendo tutti insieme perché questo è un
    Continente straordinariamente ricco, straordinariamente potente. Si trovano
    riavviando la crescita in tutti i Paesi. Non ho alcun dubbio che si trovano.
    Come non ho alcun dubbio che occorra essere ottimisti sulla capacità di
    risposta dell’Ue come lo è l’onorevole Berti. La risposta europea in questo
    caso è stata unita, compatta e sarà unita in tutte queste sfide che vi ho
    appena descritto. In merito a quanto detto dall’onorevole Lapia, ricordo che i
    fondatori dell’Unione europea, tra cui De Gasperi, avevano come obiettivo la
    pace nel continente europeo, la pace. E proprio per questo avevano
    progettato la Comunità europea di difesa. Ed è proprio per questo che noi
    vogliamo creare una difesa europea. Ed è per questo che noi vogliamo
    adeguarci all’obiettivo del 2% che abbiamo promesso nella Nato. All’onorevole
    Sgarbi: capisco la sua tristezza, che poi è anche la mia e credo quella di tutti
    noi, qui, di fronte alla carneficina, che è vero che non distingue le divise, ma
    distingue i bambini. È un terreno molto scivoloso, questo. Perché se noi
    sviluppiamo le conseguenze di questo ragionamento – cioè dire: non aiutare
    militarmente i Paesi che vengono attaccati, questo è il ragionamento – allora
    dovremmo accettare che sostanzialmente difendiamo il Paese aggressore,
    non intervenendo. Dovremmo lasciare che gli Ucraini perdano il loro Paese e
    accettino pacificamente la schiavitù. Capisce bene che questo è un terreno,
    come dicevo, scivoloso, che ci porta a giustificare tutti gli autocrati, tutti coloro
    che hanno aggredito Paesi inermi, a cominciare da Hitler, a cominciare da
    Mussolini. All’onorevole De Luca dico grazie del sostegno, condivido la
    condanna della guerra. Sì, l’appello è: tacciano le armi in Ucraina. L’Europa
    ha deciso le sanzioni, l’Europa ha deciso di inviare armi, aiuti, eccetera. E
    l’Italia ha deciso di sostenere l’Ucraina nel processo di avvicinamento
    all’Unione europea. Ho detto ieri e ho ripetuto oggi: il processo di
    avvicinamento è lungo, è fatto perché si arrivi a un’integrazione funzionante.
    Ma ho anche detto che l’Italia sosterrà l’Ucraina, l’Italia vuole l’Ucraina in
    Europa. Circa l’intervento dell’Onorevole Picchi, il suo giusto richiamo al
    rispetto del Parlamento è però fondato su un equivoco: non ho detto che il
    sostegno del Parlamento è apprezzato, ho detto che il sostegno del
    Parlamento è essenziale. Quindi, il resto del primo punto non val la pena
    discuterlo. Il secondo punto è più serio, lei vuole scusare Putin: non ci sono
    scuse per chi aggredisce, non ci sono scuse. Il terzo punto è: l’Italia, lo
    ribadisco, vuole l’Ucraina nell’Unione europea e la sosterrà ma siamo anche
    consapevoli che questo processo è lungo, ma una cosa è intraprenderlo
    senza aiuti, senza che un Paese che è uno dei membri fondatori dell’Unione
    europea ti aiuti, e un’altra cosa invece è esser lì. E l’Italia lì sì che può
    esercitare un effetto importante per l’adesione del Paese all’Unione europea.
    Il suo ultimo punto è un invito a fare la pace ma noi cerchiamo di far la pace,
    lo facciamo fino alla fine, e l’Unione europea ha tanti leader, in primis Macron
    – telefona a Putin non so quante volte alla settimana –, tutti cerchiamo di fare
    la pace ma, onorevole Picchi, bisogna essere in due per fare la pace.
    Ringrazio l’onorevole Colaninno per il sostegno al Governo ma devo
    ringraziare tutti voi. L’Onorevole Butti ha fatto riferimento al ruolo dell’Europa.
    L’Europa ha fatto quello che francamente poteva fare. Non ci sono stati
    contrasti all’interno dell’Europa nel decidere la politica da perseguire. L’Europa
    era all’inizio molto cauta, in particolare i Paesi più colpiti, nel disegnare le
    sanzioni. Ma questo era solo all’inizio. Poi ci si è resi conto che tipo di
    catastrofe si stava creando. E lì non ci sono state più esitazioni, l’avete visto
    anche nel vostro Presidente del Consiglio. Non ci sono state più esitazioni,
    siamo andati dritti e abbiamo fatto moltissimo. Possiamo fare di più? Certo
    che possiamo fare di più. Lo faremo? Certo. Quando? Bisogna definire il
    quando e il come. E questo è un altro degli argomenti che devono essere
    discussi nei giorni futuri, anche al prossimo Consiglio europeo. Ha ragione, la
    Bussola è un primo, ma piccolo passo. Non è un grosso passo. Il numero di 5
    mila venne fuori circa un anno fa e ci fu un po’ di delusione quando quel
    numero venne fuori. Il nostro Presidente della Repubblica era ministro della
    Difesa all’inizio degli anni 2000 e mi disse che all’epoca si parlava di una forza
    di 150.000. Quindi, ci sono delle sproporzioni. Sì, è un bel primo passo, ma un
    piccolo, piccolo passo, sono d’accordo con lei. Per quanto riguarda la
    creazione di un esercito europeo o di una difesa europea: chiamiamolo come
    vogliamo, ma ci vuole una difesa coordinata. Come ho detto, l’Unione
    Europea oggi spende tre volte quello che spende la Russia in difesa, quindi la
    spesa è importante perché bisogna adeguare questi investimenti dal punto di
    vista soprattutto tecnologico. Ma il compito più difficile è quello del
    coordinamento: coordinamento non solo della produzione, prima di tutto, della
    localizzazione degli impianti. Queste sono grossissime difficoltà di tipo
    logistico, ma solo quando avremo risolto questo potremo parlare di difesa
    europea. Vi ringrazio ancora, grazie per il sostegno.
    fonte: SKY TG 24

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